Due britannici in semifinale agli Australian Open Sono Andy Murray lo scozzese e Johanna Konta

Anche gli dei della racchetta tengono famiglia. Maria Sharapova si sente fuori posto, con tutti quei bambini e quelle mamme nel players lounge, a cominciar dalla famiglia Federer, per continuare coi Djokovic. Il campione che deve avere la testa sgombra da altri pensieri sembra essere un vecchio luogo comune, ma gli eccessi restano eccessi. E il povero Andy Murray, agli Australian Open, è pressato più che mai dalla famiglia allargata. Ha appena fatto in tempo a recuperare coach Amelie Mauresmo dopo la gravidanza (ed un anno con l’allenatore di riserva, Jonas Bjorkman) e ha le antennine ben alzate su Radio Londra, dove la mogliettina gli regalerà il primo erede a metà febbraio. “Se dovesse esserci una chiamata anticipata sono pronto a rientrare subito a casa. Voglio essere accanto a Kim”, ha minacciato i media brit, Murray-dipendenti. E questo, aggiunto alle abituali tensioni del primo Slam, da numero 2 del mondo neo campione di coppa Davis, è un gran bell’onere. Ma ci si è messo anche il suocero, il 58enne Nigel Sears. Che, mentre seguiva il match della sua cliente, Ana Ivanovic, ha collassato nel caldo di Melbourne ed è finito all’ospedale. Così, il campione scozzese, preoccupatissimo, s’è recato al suo capezzale sabato sera, dopo il match contro Sousa e poi ancora domenica mattina. Fortunatamente i medici hanno concesso il nullaosta per le dimissioni, escludendo complicazioni. Ma certo per Murray non dev’essere stato facile “l’extra tennis”, come l’ha definito lui. Proprio mentre il torneo entrava nel vivo proponendogli, all’incrocio dei quarti, “Ferru”, lo spagnolo David Ferrer dai dieci polmoni, contro il quale non è mai una passeggiata anche se ci aveva vinto 12 volte su 18, le ultime 5 di fila.

E così, dopo un primo set facile, più la partita s’è complicata, con scambi sempre più lunghi e duri contro il gladiatore spagnolo, più Andy s’è trasformato uno di quei pendolari che ogni mattina parlano da soli sulla Tube di Londra verso l’ufficio. Non c’era impatto con la pallina che non masticasse anche nella bocca, costretto, come ogni onesto padre di famiglia a cantare e portare la croce, e sciorinava tutto il campionario di parolacce del suo vastissimo repertorio. Gli era successa la stessa cosa contro Tomic, il talento locale che non cresce mai, ma era stato agevolato dal presuntuoso Bernard. Invece, contro quel diavolo di Ferrer, aveva bisogno di tutta la sua lucidità e, sbagliando troppo, facendo confusione, cedendo addirittura la rete, ha concesso anche il tie-break del secondo set. Lì un giocatore comune va in tilt, mentre un campione trova d’incanto la soluzione: la classe tennistica superiore e lo stop per l’imminente acquazzone che ha costretto a chiudere il tetto della Rod Laver Arena. E, appena ha smesso di smoccolare, Andy ha ricominciato anche a pensare giusto, a tenere lontano dal campo lo spagnolo, l’eterno secondo, dopo i Fab Four, malgrado a 34 anni stia tentando anche la carta della nuova racchetta. Alzando troppo il livello per Ferrer e tirando due longilinea di dritto da fuoriclasse, due autentici k.o. Coraggio, Murray, la famiglia ti chiama ancora: c’è la semifinale di doppio del fratellone, Jaimie, c’è mamma Judy che se ne inventa sempre una, e c’è la nuova amica, Johanna Konta, che t’accompagna nella doppia, storica, semifinale.

Non si può certo dire che Milos Raonic non stia riscrivendo la storia del tennis canadese. Il 25enne di origini Montenegrine - è nato a Podgorica 25 anni fa - è diventato il primo rappresentante del suo Paese a raggiungere le semifinali degli Australian Open. Nell'ultimo match dei quarti Raonic, numero 14 Atp (ma è arrivato fino al numero 4 nel maggio dello scorso anno) e 13esima testa di serie, ha sconfitto per 63 36 63 64 il francese Gael Monfisl, 23esima testa di serie, raggiungendo così la sua seconda semifinale in un major dopo quella ottenuta a Wimbledon nel 2014. Per Milos si è trattato del primo successo in tre sfide con il transalpino e del nono match vinto consecutivamente dall'inizio dell'anno.

Battendo Federer, semifinalista stanotte contro Djokovic, (ed il suo ex coach Ljubicic) nella finale di Brisbane Raonic aveva fatto capire di voler fare sul serio in questa stagione. Archiviati gli infortuni che lo avevano scivolare fuori dalla top ten, il ragazzone canadese sta dimostrando sotto la guida di Riccardo Piatti, da anni nel box del canadese, e della new-entry Carlos Moya, di poter ambire a ritornare almeno su quella quarta poltrona. Intanto a Melbourne sta battendo giocatori che non era mai riuscito a superare in passato: negli ottavi Stan Wawrinka e nei quarti Monfils. Ora gli tocca Andy Murray contro il quale ha vinto tre dei sei precedenti disputati: lo scozzese però si è aggiudicato le ultime due sfide e Milos non riesce a batterlo dagli ottavi di Indian Wells nel 2014.

A Brisbane, in finale, poco più di due settimane fa, aveva conquistato appena quattro giochi. Questa volta Angelique Kerber si è presa una rivincita con i contro fiocchi. Ci aveva perso sei volte su sei contro Victoria Azarenka, ma la mancina tedesca ha scelto il palcoscenico della Rod Laver Arena per battere per la prima volta la bielorussa. Lo ha fatto nei quarti di finale degli Australian Open imponendosi per 63 75, annullando ben 5 set-point nel secondo parziale e centrando la sua terza semifinale in uno Slam dopo quella degli Us Open 2011 (quando, semi sconosciuta, superò nei quarti Flavia Pennetta) e Wimbledon 2012. E pensare che a Melbourne al primo turno ha dovuto annullare un match-point a Misaki Doi...

Nel 2013 c'era stata Sloane Stephens, nel 2014 Eugenie Bouchard, nel 2015 Madison Keys: per il quarto anno consecutivo lo Slam Aussie festeggia una semifinalista a sorpresa. Nel quarto meno "nobile", quello che nemmeno forse la due protagoniste si sarebbero mai sognate di giocare, la britannica Konta, numero 47 Wta, ha infatti liquidato per 64 61 la cinese Shuai Zhang, numero 133 del ranking mondiale, partita dalle qualificazioni. Grazie ad un nastro decisamente british, quello sul match-point, Johanna ha conquistato una semifinale Slam 33 anni dopo quella raggiunta da Jo Durie (Us Open 1983). Ed alla sua prima partecipazione nel torneo del Paese che le ha dato i natali: è infatti nata a Sydney 24 anni fa.

 

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