Volley, 10 squadre tra A e B: ha senso tutto questo?

Saranno ben dieci, un numero record, le formazioni regionali impegnate nei campionati nazionali di pallavolo (A1, A2, B1 e B2) nella prossima stagione. Si tratta di un investimento molto elevato, considerando anche i tantissimi giocatori provenienti da fuori regione nelle varie rose. Viene da chiedersi il senso di tutto questo, considerato che i giovani talenti locali latitano (a parte alcuni ragazzi di Trentino Volley) e anche i riscontri di pubblico non sono troppo elevati. Ecco l'analisi della situazione con un focus squadra per squadra

di Matteo Lunelli

volley ata deltaCome in ogni cosa tutto dipende dal punto di vista: si può parlare di  terra dello sport, di febbre da volley, oppure di «pazzia» sportiva  collettiva e di un'inspiegabile forma di narcisismo. Ci riferiamo al numero record di squadre regionali che nella prossima stagione  prenderanno il via nei campionati nazionali di pallavolo, ovvero serie  B e serie A: dieci. Un numero mai così alto alle nostre latitudini. Nella stagione 2006/2007 si era arrivati a nove, ma sei di queste  partecipavano alla B2, un torneo per costi, logistica, esigenze  tecniche, in fin dei conti abbordabile. Oggi siamo arrivati a tre  squadre in serie A (Trentino Volley in A1 maschile, Trentino Rosa e  Neruda in A2 femminile) e sette in serie B (Trentino Volley e Mosca  Bolzano in B1 maschile, Ata in B1 femminile, Argentario, Città di  Rovereto e Coredo in B2 femminile, Anaune in B2 maschile).

 

Considerato che Ata e Mosca Bolzano non nascondono le proprie ambizioni di  promozione, tra dodici mesi ci potrebbero essere cinque squadre in serie A (tutte tra Bolzano e Trento, 50 chilometri di distanza) e altre due, le promosse della serie C, nei campionati nazionali. Totale  dodici squadre, cinque in serie A: non pare così irreale. Ma non andiamo troppo avanti con il pensiero, visto che già il presente  appare sufficientemente complicato da meritare una riflessione. E qui torniamo ai punti di vista. Per alcuni questi numeri potrebbero essere  il termometro di un movimento dalla crescita inesorabile, di una passione per il volley che ha contagiato in breve tempo tante persone  e di una grande capacità organizzativa nell'accaparrarsi le risorse necessarie. In realtà si tratta di numeri che, forse, dovrebbero far riflettere. Anche perché ogni singolo dirigente o presidente con il  quale si parla esordisce sempre con la frase «è un periodo difficile,  di crisi, non ci sono sponsor...». Parole che non corrispondono ai fatti, evidentemente.
La prima domanda è la più semplice e scontata: perché? Perché  investire milioni di euro per mantenere queste squadre nei campionati nazionali? Ogni società ha le proprie motivazioni, tutte rispettabili  e molte condivisibili, ma, escludendo dal ragionamento Trentino Volley  campione di tutto (il cui budget è più o meno la somma delle altre  nove), viene spontaneo chiedersi perché vengano investite così tante  risorse nella pallavolo di medio-alto livello (e non nel giovanile, ad  esempio). La seconda domanda, tuttavia, potrebbe mettere in crisi chi  risponde in un certo modo alla prima: non diciamo tra venti, non  diciamo tra dieci, non diciamo nemmeno tra cinque, ma tra tre anni  quante di queste squadre saranno ancora nei campionati nazionali (non  vogliamo esagerare chiedendoci quante esisteranno ancora)? Traducendo: quante di queste società hanno programmi che vanno oltre il portare a termine la stagione 2014/2015?


La speranza, ovviamente, è che tutte ci siano e anzi siano riuscite a centrare i propri obiettivi, ma qualche dubbio lo abbiamo. Una delle risposte alla prima domanda che abbiamo posto potrebbe  essere «per dare spazio a trentini e trentini che sono talmente forti  da meritare palcoscenici diversi dai tornei regionali». Sarebbe una  risposta corretta, se non fosse che la stragrande maggioranza delle  squadre è composta da giocatori e giocatrici pescati fuori regione. E se non fosse che nell'ultimo Trofeo delle Regioni il Trentino è arrivato tredicesimo (femminile) e diciottesimo (maschile), non propriamente risultati che fanno pensare a un movimento ricco di  giovani talentuosi e di prospettiva.


Con la valigia carica di sogni si prepara allo sbarco in regione una ciurma di «Carneadi», portati nel profondo nord da quel complicato e per certi versi incomprensibile mondo di procuratori che gestisce lo sport: Bezarevic, Mollers, Lamprinidou, Lualdi, Avalle, Pieroni, Battain, Scardanzan, Luzzi, Spirito, Gazzotti, Dimitrov. Questi solo solo una piccola parte dei nomi che avete letto in questi giorni, anche sulle nostre pagine, di giocatrici, giocatori e allenatori che lavoreranno in regione e che noi per primi tiferemo affinché portino  le «nostre» squadre più in alto possibile. In serie A (anche qui  escludiamo Trentino Volley dal ragionamento, in quanto si tratta di una realtà non paragonabile alle altre) non ci sarà nemmeno una titolare regionale, considerato che Fondriest, Bertolini, Bonafini e  Waldthaler almeno sulla carta partiranno dalla panchina. E i giovani, in tutto questo? L'anno scorso la serie C, ovvero il trampolino di  lancio, il passaggio obbligato per ragazzi e ragazze, l'hanno vinta  due squadre con un sestetto ampiamente over 30 e quindi viene da  pensare che le doti tecniche e fisiche non siano così elevate da  giustificare tante squadre nei tornei nazionali. E il pubblico? Mediamente non ci sono più di 300 persone ad assistere alle varie partite e quest'anno, vista la concorrenza interna (le altre squadre  di pallavolo) ed esterna (Aquila Basket, calcio, pallamano ecc...), il numero medio pare destinato a diminuire.


L'attenzione delle società, in questi giorni, è rivolta alla definizione dei budget, alla ricerca di sponsor (i rubinetti di mamma Provincia non sono più così aperti come una volta) e all'organizzazione della squadra (palestre, magliette, appartamenti  ecc), ma forse prendersi qualche minuto per fermarsi, sedersi e riflettere su tutto quello che sta accadendo sarebbe utile. Per costruire un futuro sportivo migliore, più solido, più lungimirante, più organizzato.

 

L’ANALISI

TRENTINO VOLLEY A1
Come accennato, la squadra di Mosna è al di fuori da molti dei ragionamenti di cui sopra, per una questione di palmares, di ambizioni e di budget. C’è da sottolineare come l’organizzazione societaria dei gialloblù, riconosciuta e apprezzata nel mondo, abbia insegnato poco alle altre società regionali: quante, oltre a Trentino Volley, hanno una sede, un ufficio stampa, strategie di marketing, programmi e contratti pluriennali ecc?

TRENTINO ROSA A2
La passione e la disponibilità economica di un gruppo di dirigenti ha portato la squadra fino in serie A. Alle spalle non c’è un settore giovanile e c’è una sola atleta trentina in rosa: queste le mancanze maggiori di una società che avrebbe le risorse per costruire qualcosa di importante e duraturo nel tempo, ma che pare vivere alla giornata senza pensare troppo al futuro. La speranza è che questo primo anno di serie A serva per porre le basi per un futuro solido.

NERUDA A2
Nella passata stagione hanno dimostrato di saper fare le cose per bene: tante regionali in rosa, ottimo riscontro di pubblico, voglia di crescere a livello organizzativo e societario (vedi l’acquisto di un dirigente professionista come Porzio). Le idee e la basi solide sembrano esserci. L’obiettivo nel prossimo futuro potrebbe essere far crescere il settore giovanile e rafforzare i rapporti con le altre società altoatesine.

ATA VOLLEY B1
Ha il grande merito di essere una squadra composta interamente da atlete trentine, molte delle quali giocano da anni con la stessa maglia. Ha un settore giovanile interessante alle spalle e una storia decennale che rappresenta una solida base per il futuro. L'errore che potrebbe commettere è quello di fare il passo più lungo della gamba, visto che l'asticella si sta alzando: una volta fare la B era un motivo di vanto e orgoglio, ultimamente pare che la serie A sia diventato l'obiettivo minimo.

TRENTINO VOLLEY B1
Anche in questo caso il ragionamento da fare è diverso da quello sulle altre squadre. Si tratta, infatti, di un gruppo composto esclusivamente da giovani e che ha come unico obiettivo la crescita tecnica dei ragazzi. Questa formazione rappresenta anche una palestra per lo staff tecnico, che può confrontarsi con l’alto livello senza troppe pressioni.

MOSCA BOLZANO B1
Nata dal nulla, ha obiettivi che definire prestigiosi appare quasi riduttivo. La squadra, con tantissimi atleti trentini, rappresenta una soluzione per tanti ragazzi ex Trentino Volley che vogliono giocare ad alto livello senza dover girare per l’Italia. Uno dei primi obiettivi dovrebbe essere quello di rafforzare la struttura societaria che oggi si regge, di fatto, sulla passione e sulle possibilità economiche di un paio di dirigenti.

ROVERETO B2
Ogni anno, fino a giugno, è rebus: si farà la B o no? Alla fine la società lagarina riesce sempre a iscriversi, a fare buoni campionati e a recuperare buone risorse economiche, visto che gran parte del sestetto arriva da fuori regione. Peccato solo non riesca a stringere delle alleanze forti con società limitrofe (Volano? C9?), che potrebbero «trentinizzare» la squadra e permettere programmi a medio lungo termine.

ARGENTARIO B2
Allenatore da fuori regione, anzi da fuori nazione, e gran parte della rosa formata da giovanissime provenienti da varie zone d’Italia. Le società trentine in questi anni hanno dimostrato di non apprezzare (o capire) il progetto portato avanti da Moretti e Bonafini, che vogliono creare una sorta di San Donà del Trentino. Quello che è certo è che i costi sono molto elevati, ma i risultati, evidentemente, sono abbastanza soddisfacenti da far andare avanti il progetto.

COREDO B2
Niente fuochi d’artificio per patron Fino, che ha premiato gran parte del gruppo promosso, inserendo alcune atlete locali che abbassano notevolmente l’età media. Anche in questo caso manca un settore giovanile alle spalle e gran parte del progetto si appoggia sulle spalle di poche persone. Futuro? Non si sa, ma se Fino dovesse divertirsi ad allenare come quando giocava, potrebbe accadere di tutto. D’altra parte uno che ha ingaggiato Bernardi...

ANAUNE B2
La promozione è arrivata grazie a un gruppo che non poteva che vincere. Si punta alla riconferma dell’«usato garantito», ovvero i vari Rizzo, Consolini e Capra, e a non spendere troppo per partecipare al campionato nazionale. Il progetto della società prevede di diffondere la pallavolo in val di Non: se la serie B servirà come promozione sul territorio, senza badare troppo ai risultati, ben venga.

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