L'accusa di Bianca Balti: «Non trovo le pillole salvavita di cui ho bisogno»
Negli Usa, dove vive, l'appello della supermodella originaria di Lodi, che aveva mostrato sul palco del festival di Sanremo la ferita sul ventre dovuta all'operazione per il tumore ovarico. L'oncologo Francesco Cognetti: «Anche in Italia l'accesso alle terapie innovative per i tumori è troppo lento e diseguale tra le regioni»
IL TEMA Cancro e mutazione genetica Brca
ROMA - Occhiali da vista e capelli corti, ma finalmente di nuovo i suoi. Una mano sulla fronte per esprimere la sua disperazione. Lei è Bianca Balti, la supermodella originaria di Lodi ma residente negli Usa, diventata di casa tra gli italiani dopo aver mostrato sul palco di Sanremo la ferita sul ventre dovuta all'operazione per il tumore ovarico.
La disperazione però è anche quella di tanti altri malati che faticano a ottenere i farmaci salvavita.
"Anche in Italia - spiega l'oncologo Francesco Cognetti, presidente della Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi (Foce) - l'accesso alle terapie innovative per i tumori è troppo lento e diseguale tra le regioni. Sono molti i pazienti che, pur avendo diritto a trattamenti mirati, si vedono negare la possibilità di curarsi a causa di ritardi burocratici e ostacoli amministrativi".
A far rumore è l'accusa consegnata su Instagram, dove Balti conta quasi due milioni di follower, in cui scrive: "Ho una carriera, una vita e delle responsabilità. Ho bisogno di viaggiare per lavoro. Ma non posso farlo in sicurezza senza le mie pillole".
E chiama in causa, taggandoli agli account ufficiali dell'assicurazione e del servizio sanitario, rispettivamente Blue Shield of California e CVS Pharmacy.
I farmaci in questione sono Parp inibitori, terapie di nuova generazione specifiche per chi ha una mutazione del gene Brca. Sono autorizzate anche in Italia, dove la situazione è ben diversa dagli Stati Uniti, grazie a un Servizio sanitario nazionale che garantisce terapie anche a chi non ha un'assicurazione sanitaria.
Tuttavia, spesso per arrivare a ottenerle l'iter è tutt'altro che breve o facile.
"Le parole di Bianca Balti, pur se riferite al contesto sanitario degli Stati Uniti, riguardano anche noi. A pesare in Italia - denuncia Cognetti - sono ritardi per l'autorizzazione centrale ma anche l'anomalia dei prontuari regionali: di fronte al cancro i cittadini italiani di fatto sono diversi a seconda della regione in cui vivono".
E il problema non riguarda solo i farmaci bensì anche i relativi test genetici, indispensabili per individuare i pazienti che possono beneficiare delle terapie a bersaglio molecolare già autorizzate in Italia: "Molti di questi test non sono ancora stati inseriti nei Livelli essenziali di assistenza. In alcune regioni quindi non sono garantiti e in altre più ricche, invece sì, con il rischio che cure potenzialmente salvavita non vengano prese in considerazione per pazienti ne potrebbe beneficiare. Serve un intervento legislativo urgente per migliorare l'accesso a farmaci e test".
Va in questa direzione una proposta di legge presentata dalla Lega sul 'fast track', "uno strumento che possa favorire l'accesso precoce ai medicinali per cui non ci sono alternative disponibili", spiega la capogruppo in commissione affari sociali della Camera Simona Loizzo.
"La storia di Balti è quella di tantissimi pazienti che hanno bisogno di terapie per le quali non esistono valide alternative. La rapidità o meno con cui viene garantito un farmaco può fare la differenza tra la vita e la morte", conclude la deputata leghista.