Salute

La protesta: «50 km per fare una radiografia, alla fine sono andata a pagamento»

A denunciare il problema, questa volta, è una paziente di 77 anni, Silvana Silvestri: “Coloro che non hanno soldi per pagarsi privatamente le prestazioni e che impossibilitati a muoversi per mezzo il Trentino finiscono per rinunciare a curarsi”

SANITA' In Trentino il 5,4% dei residenti rinuncia alle cure mediche
 

di Patrizia Todesco

TRENTO. Il problema non è nuovo ma per questo non meno annoso. Si tratta dei tempi delle visite mediche e del fatto che, per rispettare i tempi dei Rao, molti pazienti vengono dirottati in ambulatori o ospedali lontani dalla loro residenza. Se questo accade a persone in grado di guidare e di spostarsi senza problemi il disagio può essere limitato. Ma se la questione interessa anziani o invalidi il discorso è diverso. A denunciare il problema, questa volta, è una paziente di 77 anni, Silvana Silvestri.

«Lo scorso mese - racconta - sono andata dal mio medico per un problema al ginocchio. Mi ha prescritto una radiografia e una visita ortopedica. Sulla ricetta per la radiografia c'era l'indicazione del Rao B, quindi da effettuare entro 10 giorni».

E i tempi sarebbero stati anche rispettati se non fosse che l'appuntamento che il Cup ha proposto era a Malè, 56 chilometri da Trento, oltre un'ora di macchina o in alternativa più di un'ora e mezza con i mezzi pubblici. «Quando ho fatto presente che per me era impossibile raggiungere la val di Sole e che avrei preferito un appuntamento in un ambulatorio più vicino mi hanno risposto che non c'erano alternative. Prendere o lasciare».

A quel punto la donna ha chiamato l'Ufficio relazioni con il pubblico dell'azienda sanitaria che l'ha assicurata che avrebbe cercato di risolvere il problema.

«In reaItà non ho più avuto risposta. Anche per la visita ortopedica avrei dovuto aspettare più di un mese per un appuntamento all'ospedale S. Camillo nonostante la priorità, così ho fissato una radiografia e una visita ortopedica a pagamento. Una y che sono necessarie per la patologia che mi è stata diagnostica», fa presente la donna che spiega di voler raccontare la sua esperienza per dare voce a quanti subiscono in silenzio questa situazione, soprattutto coloro che non hanno soldi per pagarsi privatamente le prestazioni e che impossibilitati a muoversi per mezzo il Trentino finiscono per rinunciare a curarsi.

«Garantire i tempi dei Rao inviando i pazienti a decine di chilometri di distanza per effettuare esami e visite non è un buona servizio e una soluzione. I tempi dovrebbero essere garantiti in zona, consentendo alle persone di accedere ai servizi senza eccessivi disagi» - conclude la donna.

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