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Macron vuole subito una legge sul fine vita, in Italia iniziative su base regionale

Il presidente francese chiede che siano varate nuove norme entro la fine dell'estate. Intanto il parlamento portoghese ha approvato per la quarta volta una versione rivista della legge che depenalizza l'eutanasia e il suicidio assistito

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PARIGI. Il presidente francese, Emmanuel Macron, vuole un progetto di legge sul fine vita "entro la fine dell'estate 2023". Intervenendo dinanzi alla Convenzione nazionale sul fine vita, Macron ha inoltre promosso un "piano decennale nazionale per l'assistenza al dolore e per le cure palliative".

Un piano, garantisce il leader dell'Eliseo, che verrà accompagnato dai "necessari investimenti".

"Lo Stato ha un obbligo di risultato", ha continuato Macron, insistendo sulla necessità di garantire un "accesso effettivo e universale alle cure di accompagnamento al fine vita".

Dopo aver riunito un certo numero di francesi estratti a sorte per diversi mesi, una Convenzione dei cittadini si è dichiarata principalmente a favore della' "assistenza attiva alla morte", ma a certe condizioni.

Il 31 marzo scorso, il parlamento portoghese ha approvato per la quarta volta una nuova versione della legge che depenalizza l'eutanasia e il suicidio assistito.

La legge era già stata respinta tre volte: da un veto presidenziale, nel 2022, e dalla Corte costituzionale, la prima volta nel 2021, l'ultima il 30 gennaio scorso.

Il motivo delle bocciature precedenti risiedeva sempre nell'ambiguità del lessico utilizzato nella descrizione della malattia come "fatale" o "incurabile", lasciando, secondo i giudici, un margine eccessivo di opacità e discrezionalità.

Questa quarta versione del testo di legge riprende la definizione di "sofferenza molto intensa" causata "da malattia grave e incurabile" oppure da "lesione definitiva di estrema gravità" e "intollerabile" per il paziente. La novità è che i legislatori hanno fatto cadere certi aggettivi che comparivano nelle stesure precedenti, come "psicologica e/o spirituale" in riferimento alla sofferenza, e stabiliscono ora una sorta di precedenza del suicidio assistito, quando il paziente è ancora in grado di autosomministrarsi i farmaci letali, ed eutanasia, la quale sarà permessa solo in caso di manifesta incapacità del paziente stesso a somministrarsi i farmaci.

Questo principio di sussidiarietà fra le due tecniche, stando alle informazioni raccolte dallo stesso Dipartimento di informazione giuridica e parlamentare, è considerato un unicum rispetto a tutte le legislazioni simili già in vigore in altri Paesi. L'attuale legge portoghese, che ora passerà nuovamente per la valutazione del presidente Marcelo Rebelo de Sousa, non fa riferimento neanche a chi dovrebbe certificare tale incapacità fisica del paziente ad autosomministrarsi i farmaci.

In Italia, dopo la controversa bocciatura da parte della Corte costituzionale, l'anno scorso, è in corso una iniziativa che punta a leggi regionali sul suicidio assistito.

Una legge regionale "può determinare tempi brevi, rispettosi della sofferenza delle persone" per accedere al suicidio assistito, ha detto l'avvocato Filomena Gallo, presidente dell'associazione Luca Coscioni, illustrando la proposta di legge regionale per la quale è partita una raccolta firme a Bologna.

"Nella legge di iniziativa popolare che viene proposta alla Regione Emilia-Romagna - spiega Gallo - i tempi indicati per una decisione sono di 20 giorni. Per un malato quei 20 giorni è come se fossero molti di più, ma per lo meno non si arriva ai due anni che hanno dovuto aspettare Federico Carboni, Antonio o altri pazienti che hanno fatto richiesta in altre regioni".

"Le regioni possono intervenire in materia sanitaria - aggiunge Gallo - per determinare quali siano i passaggi e dare una risposta, poi il malato decide". "La proposta di legge regionale non mira ad introdurre una nuova normativa - conclude la presidente dell'Associazione Coscioni - ma punta a chiedere l'affermazione di quanto ha già stabilito dalla Consulta".

A fine marzo c'è stata l'udienza per il tesoriere dell'associazione Marco Cappato, e le attiviste Felicetta Maltese e Virginia Fiume, che l'8 febbraio avevano accompagnato a morire in Svizzera una 89enne malata di Parkinson.

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