Scienza / Medicina

Pronto il sensore per combattere i tumori. Misura le radiazioni, meno effetti indesiderati: dispositivo anche “trentino”

"Il rivelatore non solo è più sensibile e resistente rispetto ai dispositivi convenzionali ma, cosa più importante, permette l'analisi in tempo reale", dice Alberto Quaranta, docente all'Università di Trento e ricercatore Infn, tra i coordinatori dello studio

ROMA. È pronto il sensore, tutto italiano, nato per combattere i tumori: è in grado di misurare in tempo reale le radiazioni somministrate durante le terapie, rendendole più efficaci e riducendo anche gli effetti indesiderati. Si sono appena conclusi con successo i primi test effettuati su manichini, che spianano la strada alle sperimentazioni sui pazienti.

Il dispositivo è stato messo a punto da ricercatori di Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e delle Università di Bologna, Federico II di Napoli, Roma Tre, Padova e Trento.

I risultati, pubblicati sulla rivista NPJ Flexible Electronics, aprono anche a un futuro impiego del sensore nello spazio, dove potrà monitorare le dosi di radiazioni cosmiche dannose assorbite dagli astronauti. La radioterapia, che sfrutta fasci di fotoni o particelle cariche ad alta energia, viene spesso utilizzata in combinazione con la chemioterapia con grande efficacia, soprattutto per i tumori al colon-retto e alla prostata: lo scopo è danneggiare il Dna delle cellule tumorali per impedirne la proliferazione.

Un aspetto cruciale, però, è il controllo della dose di radiazione utilizzata, che deve essere sufficiente a distruggere le cellule tumorali ma non così elevata da danneggiare i tessuti sani. Il rivelatore sviluppato dai ricercatori guidati da Sabrina Calvi, di Infn e Cnr, permette di fare proprio questo: misura in tempo reale le radiazioni somministrate ai pazienti, ed essendo piccolo, flessibile e costruito con materiali organici, può essere applicato facilmente su ogni parte del corpo.

"Il rivelatore non solo è più sensibile e resistente rispetto ai dispositivi convenzionali ma, cosa più importante, permette l'analisi in tempo reale", dice Alberto Quaranta, docente all'Università di Trento e ricercatore Infn, tra i coordinatori dello studio. "Questa ultima caratteristica costituisce un passo avanti di enorme importanza rispetto ai sistemi attualmente utilizzati nel controllo delle terapie cliniche". 

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