Salute / Nuove strade

Niente denti e poco osso? All’ospedale Santa Chiara c’è la soluzione

Effettuati nelle scorse settimane i primi interventi con impianti zigomatici. In sala operatoria è entrata un’équipe multidisciplinare, con specialisti della maxillofacciale di Trento e dell’odontostomatologia di Borgo Valsugana

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Perdere i denti è sempre un problema. Ma fino a quando è possibile inserire un impianto fisso o mobile la soluzione è a portata di mano. Da tempo, grazie a viti in titanio biocompatibile, si può sostituire la radice del dente naturale e con la protesi fissa si sostituisce il dente naturale stesso.

Diverso è il caso in cui, o per interventi dovuti a tumori o per atrofia dell'osso, non c'è possibilità di inserire l'impianto nell'osso mascellare. A quel punto, fino a qualche anno fa, l'unica soluzione, se non si voleva rimanere senza denti, era utilizzare tecniche ricostruttive ossee con tutte le implicazioni che comportavano in termini di invasività, costo biologico e durata della terapia complessiva (almeno 1 anno).

Poche settimane fa, all'ospedale S. Chiara, due pazienti sono stati trattati per la prima volta in Trentino in una struttura pubblica con una nuova tecnica: l'implantologia zigomatica. Si tratta di una metodica che sfrutta, per stabilizzare le protesi, di un osso lontano dalla bocca, l'osso zigomatico appunto.

«Se solitamente gli impianti sono lunghi dai 6 ai 13 millimetri, questi hanno una lunghezza che può arrivare ai 60 millimetri», spiega il primario del reparto di Maxillo-facciale del S. Chiara, Walter Decaminada. Insieme a lui, in sala operatoria, c'era il dottor Francesco Grecchi, già direttore del reparto di chirurgia maxillo facciale dell' Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, il chirurgo orale Tommaso Dai Prà e il dottor Luca Del Dot, direttore dell'unità operativa di chirurgia orale e odontostomatologia di Borgo Valsugana.

I due pazienti trattati, rispettivamente di 56 e 70 anni, sono stati dimessi il giorno dopo l'intervento e a breve riceveranno una protesi fissa ancorata agli impianti zigomatici confezionata dal laboratorio odontotecnico interno al reparto di Borgo. «I due pazienti sono stati operati in anestesia generale e l'intervento è perfettamente riuscito», spiega Decaminada che fa presente come il problema della perdita precoce dei denti e dell'atrofia mascellare sia tutt'altro che raro.

Le cause possono essere l'avanzare dell'età, un lungo utilizzo di protesi dentali rimovibili, o gli affetti della parodontite, una malattia che provoca la distruzione del parodonto e di conseguenza anche dell'osso. Ma non solo. «L'estrema atrofia del mascellare è ormai considerata dall'Oms una vera e propria patologia invalidante per i suoi risvolti fisici, funzionali e psicosociali - spiega il dottor Luca Del Dot - Le cause sono riconducibili, in genere, a grosse demolizioni del mascellare superiore per motivi di radicalità oncologica ma anche a precedenti interventi di ricostruzione non andati a buon fine».

«A breve effettueremo un intervento proprio su un paziente oncologico di Milano», aggiunge Decaminada. Per poter usufruire di questa nuova tecnica bisogna ovviamente avere determinati requisiti. «Si tratta di pazienti selezionati, che devono aver le caratteristiche per essere trattati in un servizio pubblico. Certamente i casi oncologici sono i più complessi ma grazie all'equipe multidisciplinare e alle competenze che ci sono in Trentino ora possiamo intervenire anche al S. Chiara».

Gli impianti sono di titanio, come quelli più tradizionali, La differenza è che i perni sono mediamente più lunghi perché devono raggiungere le ossa zigomatiche collocate al centro del viso.

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