Salute / Il tema

La richiesta: «La Provincia sia apripista e renda gratuiti tutti i medodi contraccettivi»

Mozione di Paolo Zanella (Futura) e Sara Ferrari (Pd) che si richiamano alla legge 194 e chiedono alla giunta Fugatti di assicurare l'accesso senza spesa agli strumenti di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e alle pillole anticoncezionale e "del giorno dopo"

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TRENTO. Pillola anticoncezionale, altri metodi contraccettivi e pilolla del giorno dopo accessibili a tutte gratuitamente: questa la richiesta avanzata alla giunta provinciale dal consigliere di Futura Paolo Zanella e da Sara Ferrari del Pd (ora trasferitasi a Roma dopo l'elezione alla Camera dei deputati).

La proposta è contenuta in una mozione depositata ieri in piazza Dante, che affronta dunque problematiche di primo piano, compresi i rischi legati alla malattie sessualmente trasmissibili.

In sostanza, si chiede all'esecutivo Fugatti di "rendere gratuiti i metodi contraccettivi (ormonali, di barriera, di emergenza) e le prestazioni cliniche necessarie alla loro assunzione, nonché i sistemi di prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili; ma anche di "garantire la disponibilità dei farmaci necessari alla contraccezione di emergenza nei consultori e nei pronto soccorso della Provincia".

Nel documento i due consiglieri menzionano la legge 405 del 29 luglio 1975 (Istituzione dei consultori familiari), la quale stabilisce che “Il servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità ha come scopi [...] la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti”.

Si ricordano, inoltre, le previsioni, della nota legge 194 del 22 maggio 1978 (norme per la tutela sociale della maternità e interruzione volontaria della gravidanza), la quale all’articolo 1 stabilisce che “lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le Regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”.

Si sottolinea, poi, che la medesima norma all’articolo 2 prevede che “la somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile è consentita anche ai minori”.

Il Consultorio, istituito nel nostro territorio con legge provinciale 26 agosto 1977, n. 20, scrivono ancora Zanella e Ferrari, "è un servizio dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari con funzioni di consulenza, promozione della salute, assistenza sanitaria, psicologica e sociale per single, coppie e la famiglie. Nel Consultorio sono presenti professionalità diverse che lavorano in equipe a livello territoriale: ostetricə, infermierə, assistenti sanitariə, operatorə socio sanitariə, ginecologə, psicologə e assistenti sociali".

Si riferisci quindi che, secondo una ricerca condotta da Aidos (associazione italiana donne per lo sviluppo) all’annuale Contraception Atlas di European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights 2019, "in Italia esistono ampi margini di miglioramento per la fruizione del diritto alla salute sessuale e riproduttiva di donne e ragazze: sui 45 Paesi dell’Europa geografica presi in esame dallo studio, l’Italia occupa il 26° posto nella classifca".

Nella determinazione di questo punteggio, si spiega, "pesano la mancanza di un sito Internet istituzionale, sul quale reperire informazioni sulle moderne tecniche contraccettive, e la quasi totale assenza di politiche di rimborso per l’acquisto dei dispositivi e dei farmaci contraccettivi; il costo dei contraccettivi e delle analisi da eseguire costituiscono barriere economiche e sociali all’accesso alla contraccezione e alla pianificazione familiare per le fasce più fragili della popolazione, tra cui minori, donne in povertà e donne che subiscono violenza".

I due politici evidenziano anche che la Puglia nel 2008 fu la prima Regione italiana ad approvare una delibera che introduceva la distribuzione di contraccettivi ormonali orali e vaginali nei consultori per diverse categorie di donne: quelle con meno di 24 anni, quelle che hanno partorito e allattano al seno o hanno già effettuato una interruzione volontaria di gravidanza, le immigrate senza permesso di soggiorno in possesso di codice Stp (Straniero Temporaneamente Presente) o Eni (Europeo non iscritto).

Negli ultimi anni, si aggiunge nella mozione, altre Regioni hanno deciso di consegnare gratuitamente la pillola anticoncezionale nei consultori a certe categorie di donne. Prima di tutto alle giovani fino a 24 o 25 anni. In Toscana sono state aggiunte le donne disoccupate e coloro che hanno effettuato un’interruzione di gravidanza (in questo caso il farmaco è passato gratuitamente per 24 mesi). Dal 2018 più o meno le stesse regole valgono in Emilia- Romagna, in Puglia e in Lombardia. Le donne però devono andare al consultorio per ottenere il farmaco; è cominciato pochi giorni fa il percorso tecnico-scientifico che potrebbe portare nel prossimo futuro alla gratuità della pillola contraccettiva, in particolare per le under 25.

C’è stata un primo confronto in Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) tra la Commissione tecnico scientifica e il Comitato prezzi e rimborsi per decidere il percorso che dovrebbe portare alla rimborsabilità dei contraccettivi orali.

Tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite, ricordano Zanella e Ferrari, si conferma la necessità di assicurare, entro il 2030, l'accesso universale ai servizi di salute riproduttiva e sessuale, inclusa la pianificazione familiare.

In definitiva, concludono i due firmatari, "per andare in tale direzione e garantire un accesso senza discriminazioni socio- economiche a una contraccezione sicura e alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili, la Provincia autonoma di Trento potrebbe fare da apripista nella gratuità dei sistemi di contraccezione e di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili".

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