Sanità / Il punto

Febbre del Nilo, Apss: “Nessun caso in Trentino, ma c’è attenzione”. Quali sono i sintomi

Veneto e Lombardia sono zone endemiche e negli ultimi giorni è salito il livello d’allarme. La direttrice del Dipartimento prevenzione: “Le zanzare sono il vettore del virus”

di Matteo Lunelli

TRENTO. Se intorno a noi, in particolare in Veneto, la febbre del Nilo inizia a fare davvero paura, in Trentino la situazione è sotto controllo. Il monitoraggio c'è, ma ad oggi non si segnalano casi sospetti o infezioni. «In Trentino non abbiamo mai avuto casi autoctoni, ovvero la malattia contratta sul territorio. Certo, Veneto e Lombardia sono zone endemiche e sono molte vicine a noi, quindi ci vuole prudenza perché lì il virus c'è», spiega la direttrice del Dipartimento prevenzione Maria Grazia Zuccali.

Che aggiunge. «Come da piano nazionale effettuiamo la sorveglianza sugli animali. I veterinari effettuano analisi a campione sui cavalli e al momento non ci sono segnalazioni e riscontri. Poi c'è un monitoraggio passivo sugli uccelli: in questo caso vengono esaminate le carcasse. E anche negli uccelli nessuna segnalazione».

Poi ci sono le zanzare, il "vero" pericolo. «Sono il vettore che potrebbe veicolare il virus. Le zanzare, che non sono quelle tigre, ma quelle "classiche", più piccole, portano le infezioni.
Cosa può fare una singola persona? Prevenire le punture di zanzare non è facile, ma ci sono alcuni classici accorgimenti che possiamo mettere in atto. Questi animali tendono a pungere al crepuscolo o di notte, quindi in quei momento possiamo utilizzare repellenti e vestiti chiari, mentre vanno evitati profumi che le attraggono, come quelli fruttati».

Insomma, poiché il pericolo zero non esiste, non possiamo dire che il West Nile non arriverà in Trentino. Però il fatto che non ci sia oggi è già un incoraggiante punto di partenza. Sapendo che i serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare, ben presenti in Trentino, e le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all'uomo, un rischio potenziale c'è comunque.

In tal senso ricordiamo che la maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra quelli sintomatici, circa il 20% presenta problemi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell'1% delle persone infette (1 su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un'encefalite letale.

Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e variano a seconda dell'età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. Fino al 19 luglio in Italia sono stati confermati 15 casi di infezione da West Nile: 4 i decessi, di cui 2 in Veneto (altri 2 in accertamento), 1 in Piemonte e 1 in Emilia Romagna.

Sono inoltre ancora in corso di conferma 3 casi in Veneto. I dati sono stati riporti nel bollettino della sorveglianza del West Nile, pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità, che precisa come «al momento il numero dei casi è leggermente più alto, ma comunque confrontabile a quelli registrati negli altri anni non epidemici, e lontano dai valori del 2018».

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