Ambiente / Il caso

Italcementi riaccende i forni, i sindaci della valle dei Laghi uniti: «Tutelare la salute»

I primi cittadini di Madruzzo, Vallelaghi e Cavedine scrivono alla Provincia: «L’abbiamo saputo dalla stampa; ora garanzie e monitoraggio in tempo reale, accessibile sul Web»

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di Giorgia Cardini

VALLE DEI LAGHI. Accusati di essere stati silenti troppo a lungo, i sindaci di Madruzzo, Vallelaghi e Cavedine hanno battuto un colpo forte venerdì 21 gennaio. Su cosa? Sul prossimo riavvio della produzione nel cementificio di Sarche.

Non lascia infatti dubbi su cosa pensano la lettera inviata da Michele Bortoli, Lorenzo Miori e David Angeli al presidente della Provincia Maurizio Fugatti, ai presidenti del consiglio provinciale e del Consiglio regionale, Walter Kaswalder e Roberto Paccher, all’assessore all’urbanistica e ambiente Mario Tonina, nonché ai Dirigenti generali del Dipartimento territorio e trasporti, ambiente, energia, cooperazione Roberto Andreatta dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa) Enrico Menapace.

“Un po’ tardi”, dirà qualcuno, avendo in mente anche quanto scritto recentemente dal Comitato SalviamolaValledeiLaghi sulla mancanza di risposta alla richiesta ufficiale di un incontro: ma, in realtà, i primi cittadini fanno ora sapere di essersi mossi compattamente, fin dall’inizio.

La loro lettera è stata resa nota l’altra sera, mentre in Terza commissione permanente del consiglio provinciale si chiudeva una nuova audizione sul tema e mentre si stava attivando il collegamento per un nuovo incontro virtuale promosso dal Comitato spontaneo.

I sindaci ricordano di aver appreso in giugno dalla stampa la notizia della volontà del gruppo Italcementi-Heidelberg di riattivare la cava e le linee di cottura del cementificio di Sarche, chiuso dal 2016. «Tale notizia - scrivono - ha avuto un forte impatto mediatico, creando apprensione nella cittadinanza per le possibili ricadute in termini di salute pubblica. In incontri avuti a settembre e dicembre con Provincia e azienda, noi sindaci e il Commissario della Comunità della Valle dei Laghi abbiamo espresso fortemente la preoccupazione per eventuali ricadute negative dal punto di vista ambientale, a causa della riattivazione del sito industriale, avanzando specifiche richieste».

Che sono confluite nella mozione “fotocopia” per la «attivazione di procedure a garanzia e tutela della salute pubblica» approvata in tutti i consigli comunali a fine dicembre, sia pure non all’unanimità (le minoranze consiliari infatti si sono astenute).

In particolare, i sindaci - condividendo le richieste avanzate anche dal Comitato - chiedono alla Provincia «la riattivazione fin da subito delle centraline di monitoraggio e controllo della qualità dell'aria e della ricaduta al suolo degli inquinanti, già collocate da Appa sul territorio nel 2014, per avere dei dati di confronto sulla qualità dell'aria e del suolo prima della riaccensione dei forni e durante l'attivazione degli stessi».

Ma domandano anche «l’implementazione della rete di centraline fisse e mobili sul territorio, anche con l'adozione di nuove tecnologie a garanzia di rilevazioni maggiormente attendibili» e che la trasmissione ad Appa dei dati di monitoraggio della qualità dell'aria avvenga giornalmente e venga con tutti i cittadini (attraverso sito web dedicato o altri strumenti idonei).

Di primaria importanza poi per i sindaci è «ottenere tutte le garanzie e le modifiche di legge» per evitare che dentro il cementificio si brucino o gassifichino rifiuti mentre si chiede ad Appa anche un attento monitoraggio dell’impatto acustico sull’abitato di Ponte Oliveti e la redazione di uno “stato di consistenza” del patrimonio edilizio posto nel raggio di 1 km dalla cava dove avvengono i brillamenti delle mine per il prelievo del materiale, in modo da poter verificare l'eventuale presenza di danni successivi all'inizio dell'attività.

Infine, ma certo non da meno, i sindaci chiedono che sia aperto «un confronto con Provincia e società per cogliere tutte le possibilità di transizione ecologica dell’impianto, anche utilizzando i fondi del Pnrr, in vista della scadenza dell’Aia, prevista nel 2028». Insomma, se ora Italcementi non può essere fermata, perché in possesso di una Autorizzazione integrata ambientale valida, la produzione di cemento non è un “destino” da cui non si può scappare.

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