Pandemia / I numeri

Il direttore dell'Azienda sanitaria bolzanina: "Basta bollettini quotidiani sul covid, sufficiente un aggiornamento settimanale"

Florian Zerzer prende posizione su un'ipotesi di cui in questi giorni si discute anche nel governo e nel Cts. Ma l'immunologo altoatesino Bernd Gänsbacher dice no: "Se improvvisamente tacciamo i numeri, i cittadini abbasseranno la guardia e il virus potrà diffondersi"

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BOLZANO. Le autorità sanitarie altoatesine prendono posizione nel dibattito, in corso anche in seno al governo nazionale, sulla opportunità di non diffondere più i dati quotidiani sul covid.

Il direttore generale dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige, ue, sostiene la proposta del virologo Matteo Bassetti di sospendere la pubblicazione quotidiana del bollettino.

"Sarebbe infatti meglio ridurre l'attenzione spasmodica sugli ultimi dati covid. La loro stesura tra l'altro rappresentano un lavoro notevole", precisa Zerzer che auspica un intervallo di 2-3 bollettini alla settimana.

La questione è piuttosto complicata, perche presenta una certa ambivalenza: da un lato la riduzione della frequenza degli aggiornamenti ufficiali potrebbe mitigarne un'interpretazione fuorviante, dall'altro però farebbe venir meno una fonte di dati utili all'analisi da parte dell'opinione pubblica (mass media, studiosi indipendenti, medici eccetera).

Nel governo pare si stia ragionando sull'ipotesi di un unico bollettino settimanale, che probabilmente si sovrapporrebbe all'attuale monitoraggio diffuso il venerdì mattina.

Tuttavia, molti osservatori, che fin dal'inizio della pandemia chiedono più trasparenza, molteplicità e facilità di accesso ai dati covid, ribattono che così si rischia alla fine di avere un quadro ancora meno veritiero per chi lo deve analizzare e trarne anche dei giudizi sull'operato delle autorità pubbliche e sulle loro disposizioni di legge.

Fra i nodi che alcuni sollevano vi sono poi la ben nota questione dei decessi "per" covid o "con" covid, idem per quanto riguarda il numero dei ricoverati, che include anche le persone giunte in ospedale per altri problemi e che risultano positive al test d'ingresso.

Insomma, il terreno è molto delicato e di certo non aiuta il fatto che le autorità centrali, così come quelle locali, in quasi due anni non abbiano allestito banche dati accessibili e complete per restituire una fotografia il più possibile realistica dell'andamento della pandemia.

Contro lo stop al bollettino quotidiano si schiera l'immunologo altoatesino Bernd Gänsbacher.

 

"I dati covid - sottolinea - vanno pubblicati tutti i giorni, altrimenti agiamo a favore del virus. La circolazione del virus va limitata il più possibile, perché una diffusione così massiccia gli offre la possibilità di mutarsi.

Predicendo l'andamento della pandemia influenziamo il comportamento dei cittadini.

Se improvvisamente tacciamo i numeri, i cittadini abbasseranno la guardia e il virus potrà diffondersi. Se invece continuiamo a documentare come la curva sta salendo in modo esponenziale, gli italiani saranno più prudenti", conclude Gaensbacher.

Il tema della quotidiana conta di contagiati, ospedalizzati e vittime del covid, insomma, divide e si pone al centro della discussione.

Si è scatenato un dibattito tra esperti e politici nel quale si trovano su posizioni diverse anche i due sottosegretari della salute.

La questione sarà portata presto all'attenzione del ministro Speranza e del governo.

Per il virologo Matteo Bassetti il report serale "non dice nulla e non serve a nulla se non mettere l'ansia alle persone, siamo rimasti gli unici a farlo.

Che senso ha - chiede - dire che abbiamo 250mila persone che hanno tampone positivo? Bisogna specificare se sono sintomatici, asintomatici, sono ricoverati, stanno a casa.

Sono numeri che ci fanno fare brutta figura col resto del mondo, perché sembra che vada tutto male e invece non è così, nella realtà altri Paesi che hanno molti più contagi di noi cercano di gestirli in maniera diversa.

Se continuiamo così finiremo con l'andare in lockdown di tipo psicologico e sociale".

Raccoglie l'appello il sottosegretario alla salute, Andrea Costa, che fa sapere di aver proposto "una riflessione" in merito al ministro Roberto Speranza: "Il numero dei contagi - spiega - di per sé non dice nulla, è necessario soffermarsi essenzialmente sui dati delle ospedalizzazioni e occupazione delle terapie intensive".

Anche secondo l'infettivologo e membro del Cts Donato Greco "sarebbe un'ottima idea far diventare settimanale il bollettino dei contagi, mi sembrerebbe naturale farlo. Noi del Cts stiamo discutendo del parlarne col governo".

Differente la posizione dell'altro sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri: "Nell'immediato - osserva - e in attesa di evidenze conclusive sull'argomento, ritengo comunque utile una comunicazione puntuale e trasparente di tutti i dati disponibili, accompagnata da un'adeguata interpretazione che aiuti i cittadini a orientarsi meglio in questa nuova fase della pandemia".

Sulla stessa linea il il virologo Fabrizio Pregliasco. "Comunicare giornalmente il dato relativo ai contagi - osserva - rappresenta una posizione di trasparenza e la raccolta del dato in se è fondamentale per la ricerca e la sanità pubblica. Siamo ancora in una fase di transizione, e non fornire oggi tale dato potrebbe facilitare un 'liberi tutti' a cui non siamo ancora pronti".

"Nel prossimo futuro - rileva - si potrebbe modificare tale sistema sulla comunicazione dei dati del contagio, magari dopo che il picco sarà stato superato e che saremo entrati in una fase di maggiore rasserenamento, ma per ora non credo sia opportuno. Fondamentale è però anche in che modo l'informazione è riportata; forse - conclude - andrebbe comunque posta meno enfasi".

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