Pandemia / La prevenzione

Covid e vaccinazioni dei bimbi fra i 5 e gli 11 anni: "Ecco perché le famiglie possono avere fiducia"

La pediatra Marta Betta, segretaria della Federazione di categoria per il Trentino, rassicura i genitori e li sollecita a far vaccinare i propri figli piccoli: «Il rapporto costi/benefici è decisamente favorevole in termini di riduzione dei casi, delle ospedalizzazioni, del long covid, dei morti. Ma è importante anche per tornare a riprendere una vita sociale normale di cui bambini e ragazzi hanno tanto bisogno»

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Sono settimane di grande lavoro per i pediatri. Virus respiratorio sinciziale, primi casi di influenza, covid e tutte le patologie legate alla prima infanzia stanno intasando di richieste questi professionisti.

Giovedì scorso l'Ema ha dato il via libera in Europa alla vaccinazione sui bambini fra i 5 e gli 11 anni.

A breve arriverà anche quello dell'Aifa e ora la domanda che assilla tutti i genitori è: conviene vaccinarli?

I pediatri sembrano non aver dubbi e si sono schierati compatti a favore della vaccinazione.

Marta Betta, pediatra dell'Alto Garda e segretaria della Federazione italiana dei medici pediatri del Trentino, non nasconde che difficilmente i pediatri, in questo momento, riusciranno ad essere parte attiva nella campagna di vaccinazione dei bambino somministrando personalmente le dosi, ma sono pronti ad aiutare sul fronte informativo.

«I genitori hanno tanti dubbi e bisogno di risposte che difficilmente troverebbero al momento della somministrazione. Il nostro ruolo è di accompagnarli e sostenerli nella scelta».

Quanto al rapporto rischi/benefici della vaccinazione, la pediatra ricorda i dati sui ricoveri e decessi per covid.

In Italia, nella fascia 0-19, ci sono stati 808.228 contagi, 8.557 ricoveri, 251 piccoli in terapia intensiva e 34 decessi.

«La meningite, che tanta paura fa ai genitori, in media prima del Covid faceva 8 morti tra i bambini all'anno. Il rapporto costi/benefici del vaccino covid è favorevole al vaccino in termini di riduzione dei casi, delle ospedalizzazioni, del long covid, dei morti. Ma è importante anche per tornare a riprendere una vita sociale normale di cui bambini e ragazzi hanno tanto bisogno».

Non devono preoccupare, secondo la pediatra, nemmeno i rarissimi casi di miocardite segnalati in America nella fascia 12-18. «Sono stati casi tutti risolti e i pazienti dimessi dagli ospedali in seconda giornata. E comunque la miocardite colpisce anche i bambini malati di Covid».

Resta poi la questione di bloccare il più possibile la diffusione del virus.

«È un discorso che vale per molti vaccini. La rosolia, ad esempio, è pericolosa soprattutto per le donne in gravidanza, ma il vaccino viene somministrato anche ai maschi. Così come raccomandiamo il vaccino influenzale se si ha in casa una persona fortemente immunodepressa».

La pediatra tranquillizza anche sull'ipotesi che ci possano essere effetti collaterali a lunga distanza. «Il vaccino non si replica. Certo non ci sono dati ma non ci sono motivi per pensare diversamente perché nessun vaccino ha dato esiti a distanza. Io ho molta più paura a rilasciare un certificato per il patentino di un motorino, perché so che i rischi sulla strada sono elevati. Le persone si riempiono la bocca della parola prevenzione, ma quando si tratta di farla facciamo fatica. Dobbiamo avere fiducia nella scienza, nella ricerca.

Per le malattie batteriche abbiamo gli antibiotici ma per quelle virali l'unica arma è la prevenzione.

E allora è giusto continuare ad usare la mascherina, il lavaggio delle mani, il distanziamento ma è giusto anche vaccinare i bambini».

I pediatri trentini non hanno no vax: sono 40 e sono tutti vaccinati.

«Abbiamo preparato anche un documento che abbiamo presentato in Provincia. Le famiglie devono aver fiducia. Figuriamoci se noi pediatri andremmo contro l'interesse dei bambini. Noi siamo garanti della loro salute fisica e psicologica».

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