Pandemia / Le cure

Al via l'analisi Ema dei dati sul Molnupiravir, primo farmaco orale contro il covid

Nel giro di un paio di mesi potrebbe arrivare il via libera europeo al medicinale per adulti che secondo i primi risultati delle sperimentazioni il farmaco può prevenire il ricovero o la morte nei pazienti

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ROMA. L'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha avviato la revisione in tempo reale dei dati sul farmaco antivirale orale Molnupiravir sviluppato da Merck Sharp & Dohme, in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics per il trattamento di Covid‑19 negli adulti. Lo rende noto l'Ema.

Secondo i primi risultati delle sperimentazioni il farmaco può prevenire il ricovero o la morte nei pazienti. 

Se sarà concessa l'autorizzazione all'immissione in commercio dalla Commissione europea, affermano le aziende, Molnupiravir potrebbe essere la prima pillola antivirale per il trattamento del COVID-19 nell'Unione europea.

I tempi per la valutazione sono solitamente stimati in 2-3 mesi.

Gia l'anno scorso uno studio pubblicato su Nature Microbiology dai ricercatori della Georgia State University, negli Stati Uniti, indicava che questo nuovo farmaco antivirale sviluppato contro l'influenza, il Molnupiravir (MK-4482/EIDD-2801), riesce a bloccare completamente la trasmissione del virus SarsCoV2 nei furetti in appena 24 ore: facile da assumere per via orale, è già in fase avanzata di sperimentazione clinica contro Covid-19.

Qualora confermasse le sue potenzialità anche nell'uomo, potrebbe diventare uno strumento per frenare la progressione della malattia, ridurre il tempo di isolamento dei pazienti e spegnere rapidamente i focolai locali.

"Avevamo già notato che MK-4482/EIDD-2801 ha un ampio spettro d'azione contro i virus respiratori a Rna e che la somministrazione per via orale negli animali infetti riduce di diversi ordini di grandezza la quantità di particelle virali liberate, diminuendo drasticamente la trasmissione", spiega il coordinatore dello studio, Richard Plemper.

"Tali proprietà hanno reso MK-4482/EIDD-2801 un promettente candidato per il controllo farmacologico di Covid-19".

Per questo i ricercatori hanno pensato di testarlo sui furetti, modelli animali perfetti per studiare la trasmissione dell'infezione "perché diffondono facilmente il virus SarsCoV2 anche se la maggior parte non sviluppa sintomi severi, proprio come accade nelle persone giovani adulte", precisa il co-autore dello studio, Robert Cox.

I furetti sono stati quindi infettati con SarsCoV2 e, non appena hanno iniziato a emettere particelle virali dal naso, sono stati trattati con Molnupiravir.

"Quando li abbiamo messi in gabbia con furetti sani, non si è verificata alcuna infezione", afferma il ricercatore Josef Wolf. Al contrario, i furetti infettati e trattati con placebo hanno contagiato tutti i compagni di gabbia sani.

Se i risultati ora venissero confermati anche sull'uomo, i pazienti trattati potrebbero smettere di essere contagiosi in 24 ore dall'inizio della terapia.

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