Lifestyle/ L’intervista

Noi e i nostri animali, cos’è cambiato nella pandemia? Il veterinario Guadagnini: «Sono parte della famiglia»

L’esperienza della clinica Zoolife: «Un anno fa ci chiedevano se potevano trasmettere il virus. Oggi c’è gente che ci chiede se può portare a spasso i cani ospitati qui da noi»

di Mariano Marinolli

ROTALIANA. Come sono cambiate con la pandemia le abitudini di chi tiene un animale in casa? Il quesito lo abbiamo rivolto al direttore sanitario della clinica veterinaria Zoolife di Mezzolombardo, Roberto Guadagnini dove operano numerosi veterinari coadiuvati da sette unità di personale paramedico.

«Intanto va fatta una premessa: cani e gatti non sono più animali domestici, ma animali familiari.

Infatti, il trend delle famiglie che tengono un animale in casa è in costante aumento e se fino pochi anni fa quando l'amico a quattro zampe si ammalava e lo si lasciva morire, ricorrendo spesso all'eutanasia per non farlo soffrire, oggi ci si affeziona all'animale e si fa di tutto per tenerlo in vita.

Peraltro con la tecnologia è aumentata l'attività veterinaria: oggi agli animali si eseguono tac, analisi ed esami di vario genere con sofisticate apparecchiature, chemioterapia e, soprattutto, si interviene sempre più chirurgicamente.

Venendo alla pandemia e al rapporto con i nostri amici fedeli, un anno fa siamo stati assillati di telefonate perché la gente voleva sapere se ci si infetta di Coronavirus con un cane o un gatto in casa. Tanti, inizialmente, temevano di potersi ammalare, ma ora tutti sanno che un animale in casa non trasmette il virus Covid-19».

E magari li disinfettavano.

«Appunto. La paura di rimanere contagiati dal proprio animale ha portato tante persone a disinfettare i loro animali con prodotti nocivi che hanno provocato anche delle serie lesioni a cani e gatti. Fortunatamente ciò è accaduto solo nei primi mesi della pandemia».

E' vero che nella Piana Rotaliana c'è stato un aumento di cani nelle famiglie per poter uscire di casa durante il Lockdown?

«No. Un animale familiare richiede un certo impegno e solo gli anziani, costretti a rimanere in casa e per combattere la solitudine, hanno adottato un piccolo animale, soprattutto gatti e coniglietti. Il cane ha bisogno di uscire e per le persone anziane, soprattutto coloro che vivono da soli, il cane è già più impegnativo. Se posso aggiungere un particolare curioso, l'anno scorso, durante il lockdown, tantissimi si sono offerti di portare a spasso gli animali ricoverati nella nostra clinica con la scusa di poter uscire di casa. Però noi abbiamo rifiutato questa disponibilità poiché i cani che abbiamo in cura sono assistiti e portati a passeggio esclusivamente dai nostri tecnici veterinari».

In Italia, per via del Covid-19, si è registrato il triste aumento di animali abbandonati, specie laddove gli anziani sono stati ricoverati nei vari ospedali o quando, purtroppo, non hanno più fatto ritorno a casa.

«Da noi, nella Piana rotaliana, casi simili fortunatamente non ne abbiamo avuti. E' vero che chi è finito in ospedale ha dovuto affidare ad altri il proprio cagnolino e tanti animali sono stati adottati da altre famiglie, ma non abbandonati».

Se gli anziani, dal momento che non potevano ricevere visite, hanno trovato compagnia in un animale, i giovani come si sono comportati?

«Come sempre. Non è cambiato molto rispetto prima. Semmai le giovani coppie, che per vari motivi non hanno figli, si affezionano facilmente a un animale, ma questo non c'entra con il Coronavirus».

Con la pandemia, in definitiva, è aumentato il vostro lavoro?

«Direi che tutta la veterinaria non ha subito alcuna riduzione della sua attività, anzi: proprio per il fatto, come dicevo all'inizio, che un animale è oggi considerato come un membro della famiglia, la gente si prende molta più cura di loro e vediamo entrare nelle case delle famiglie rotaliane non solo cani e gatti, ma anche conigli e piccoli animali; ultimamente, pure tanti pappagalli e tartarughe».

Insomma, a prescindere dal Covid-19, il canarino, par di capire, non va più di moda.

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