Vaccini covid, il ritardo Pfizer fa slittare il piano ma si spera di recuperare il tempo perso

Rivedere la distribuzione dei vaccini, rimodulando le consegne in modo che nessuna regione resti senza dosi e possa procedere con i richiami.

A meno di 20 giorni dall’inizio della campagna vaccinale, il governo è costretto a rimettere mano al piano, per rispondere ai ritardi nelle consegne decisi da Pfizer.

Il ministro Francesco Boccia annuncia «azioni legali concordate» nei confronti del gruppo farmaceutico e chiede alle Regioni «un accordo di solidarietà per garantire i richiami a tutti».

La prossima settimana «non solo non verranno consegnate in Italia le dosi che sono state unilateralmente e senza preavviso non consegnate in questa settimana, pari al 29%, ma ci sarà una pur lieve ulteriore riduzione delle consegne», ha spiegato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri alle Regioni nel corso del vertice di ieri sottolineando che la comunicazione della Pfizer è arrivata oggi e confermando le azioni legali contro l’azienda americana.

In Germania il Nordreno-Westfalia interrompe le vaccinazioni per 10 giorni per mancanza di dosi del vaccino Biontech-Pfizer: lo ha confermato il ministero della salute del Land tedesco.
«La modificata quantità di fornitura di vaccini ordinati rendono necessario un cambiamento del piano vaccinale» è scritto in una lettera arrivata alla Gazzetta Ufficiale. Le vaccinazioni nelle case di riposo e di cura per anziani e negli ospedali saranno sospese quindi fino al 31 gennaio, con le prossime consegne del vaccino.

Si spera che buone notizie arrivino da altri produttori.
Ma per ora l’altra americana Moderna invia dosi col contagocce, mentre l’europea AstraZeneca, il cui vaccino è attesissimo e viene prodotto anche in Italia, attende per fine mese il via libera dell’Agenzia europea per il farmaco.

«Siamo a un buon punto con il vaccino Johnson&Johnson, la sperimentazione è terminata. Già iniziata l’analisi dei dati da parte dell’Ema. Contiamo di averlo a disposizione tra marzo e aprile. Siamo molto ottimisti», spiega per parte sua Massimo Scaccabarozzi, a Radio Capital, presidente e amministratore delegato di Janssen, casa farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson.

«Il vaccino sarà monodose, si potrà conservare in normali frigoriferi. 27 milioni le dosi per l’Italia, secondo gli accordi firmati con la commissione europea. Gli accordi presi con tutte le aziende farmaceutiche coprono il doppio della popolazione. Ma non possiamo pensare che arrivino tutti insieme - ha aggiunto -.
Johnson&Johnson ha messo il vaccino a disposizione in chiave non profit. Non vuol dire gratis, il prezzo permetterà all’azienda di rientrare nelle spese ma non ci guadagnerà nulla almeno in fase pandemica».

Scaccabarozzi commenta anche il ritardo nella consegna dei vaccini Pfizer: «Non è una scelta dell’azienda. Stanno succedendo cose incredibili nella ricerca. Pfizer sta cercando di ampliare di capacità produttiva. Ma hanno già garantito che la prossima settimana tutto tornerà come prima. La produzione farmaceutica è un processo complesso, servono autorizzazioni e ispezioni. I vaccini sono prodotti biologici, la loro produzione dura mesi».

Per ora, però, anche in Italia bisogna rivedere la distribuzione dei vaccini, rimodulando le consegne in modo che nessuna regione resti senza dosi e possa procedere con i richiami.

A meno di 20 giorni dall’inizio della campagna vaccinale, il governo è già costretto a rimettere mano al piano presentato a inizio dicembre in Parlamento dal ministro della Salute Roberto Speranza per rispondere ai ritardi nelle consegne decisi unilateralmente da Pfizer. Mentre il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, annuncia «azioni legali concordate» nei confronti di Pfizer per il taglio e il ritardo nella consegna delle dosi dei vaccini, e chiede alle Regioni «un accordo di solidarietà per garantire i richiami a tutti».

Anche perché, come ha riferito il commissario Domenico Arcuri, la prossima settimana ci sarà una «pur lieve ulteriore riduzione delle consegne», fatto per il quale Arcuri ha detto di valutare la presentazione di un esposto alla procura per «impatto sulla salute per inadempimento del contratto pubblico» La decisione di rivedere il piano è diventata necessaria visto che la casa farmaceutica americana non ha dato alcuna garanzia concreta che dalla settimana prossima si torni alla normalità, limitandosi a promettere in un comunicato stampa che si riprenderà con il «calendario iniziale di distribuzione all’Ue a partire dalla settimana del 25 gennaio».

Non solo. Al taglio di 165mila dosi annunciato venerdì - che ha ridotto del 29% le consegne al nostro paese per questa settimana, passate da 562.770 dosi a 397.800 - Pfizer ha fatto sapere solo alle 17 di lunedì, quando le fiale di vaccino sarebbero già dovute essere in Italia, che avrebbe ritardato ulteriormente la distribuzione, portando a destinazione la maggior parte delle dosi, poco più di 241mila, solo mercoledì.

Un nuovo intoppo che rischia non solo di far slittare la campagna vaccinale di diverse settimane ma anche di creare più di qualche problema nella somministrazione della seconda dose per i richiami, prevista 21 giorni dopo la prima. In questa situazione, Boccia ha sottolineato che Governo, Regioni e Commissario per l’Emergenza hanno deciso di procedere con un’azione legale congiunta nei confronti della casa farmaceutica americana.

L’incontro tra il governo, con i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza e il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, e le Regioni, ha avuto l’obiettivo primario di evitare che vengano vanificati gli sforzi fatti finora, garantendo al milione e 200mila italiani che hanno già fatto il vaccino di poter fare anche il richiamo.

L’ipotesi di un meccanismo di solidarietà tra regioni - chi ha conservato più dosi ne cederebbe una parte a quelle che hanno somministrato di più senza tenere le scorte, la Campania e il Veneto su tutte - resta ancora in piedi, anche se tra i governatori una linea comune non c’è, con le regioni più virtuose che fanno resistenza e non accettano di essere penalizzate per aver rispettato le indicazioni date dallo stesso governo. In quella direzione sembrerebbe invece andare la proposta di Luca Zaia in base alla quale le seconde dosi devono essere «garantite da un magazzino nazionale».

Tutti però chiedono garanzie, come ribadisce il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini: le riduzioni «siano solo temporanee». E che sia il governo a decidere dove devono andare i vaccini, non Pfizer. Per questo l’ipotesi più concreta è di rivedere il piano della distribuzione in modo che siano gli uffici del Commissario a stabilire la rimodulazione delle quantità e dei luoghi di consegna. Garantendo in maniera equa, sulla base dei criteri già definiti, meno dosi ma per tutti.

Intanto, dopo Arcuri, anche il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini ha criticato le decisioni di Pfizer. «È un ritardo molto preoccupante» anche perché «è stato comunicato tutto all’ultimo minuto». Magrini sottolinea comunque che «se si tratta di un ritardo di una sola settimana le conseguenze potrebbero non essere così gravi». Il problema è che non c’è certezza, come dimostrano le parole della commissaria alla salute dell’Ue Stella Kyriakides: «il collo di bottiglia» nelle consegne «dipende dalla scarsa capacità di produzione a livello mondiale» da parte dell’azienda. E Per questo «lavoriamo in modo costante con Pfizer-Biontech per sostenere la capacità e il rafforzamento della produzione nell’Ue».

I ritardi nelle consegne un risultato, negativo, lo hanno comunque già prodotto: lo slittamento di almeno due settimane dell’inizio della campagna di vaccinazione per gli over 80 e dei 400mila pazienti oncologici, ematologici e cardiologici. Il Lazio, dopo le prime dosi somministrate ieri, ha fissato l’apertura al primo febbraio, il Piemonte al 30 gennaio mentre la Puglia non aprirà le prenotazioni fino a quando non sarà fatta chiarezza.

 

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