Un labirinto senza fine per trovare lavoro

di Domenico Sartori

Visto con i suoi occhi, misurato con la sua esperienza di vita, il percorso che fa rimbalzare un disoccupato dall’Agenzia del lavoro alla rete di agenzie interinali aperte in Trentino, è un labirinto defatigante, inconcludente ed inefficace, inutile quanto umiliante. C’è una particolarità, nella vicenda di Giovanni (nome di fantasia, ndr), che vive a Trento, ha 51 anni e, oggi, senza reddito, ha solo la fortuna di avere una famiglia alle spalle che lo sostiene.

La particolarità, assolutamente straordinaria, è che Giovanni annota tutto, perché è tenace e determinato: «Non si illudano, io non mollo. Ma voglio pensare a quanti si trovano nella mia situazione e alla fine si rassegnano e cedono».

La tenacia è racchiusa nei grafici con cui Giovanni ha riassunto la sua esperienza nel «labirinto»: in due anni, 2015 e 2016, ha presentato 355 candidature: 265 (75%) utilizzando le agenzie interinali private, 50 (14%) attraverso la bacheca dell’Agenzia provinciale del lavoro, 40 (11%) autocandidandosi, cioè contattando direttamente possibili datori di lavoro, senza mediazioni di sorta.

Il risultato è sorprendente: attraverso le agenzie, in due anni, è riuscito ad ottenere solo 7 colloqui di lavoro: 4 da quelle private (il 2% delle candidature), 3 da quella provinciale (6%). Di gran lunga più efficace le 40 autocandidature, con le quali ha ottenuto 6 (15%) colloqui e 17 (42,5%) prese in considerazione, vale a dire che il suo curriculum, prima di essere scartato, è stato almeno preso in considerazione. Delle 265 candidature presso le agenzie private, 247 (93%) sono rimaste senza risposta, 38 (76%) quelle cadute nel vuoto presso l’Agenzia provinciale.

Giovanni, fino al 2010, ha diretto un’azienda di famiglia a Trento, settore edile. «Ad un certo punto» racconta «avrei dovuto indebitarmi per investire. A malincuore, vista la crisi, ho scelto di chiuderla». E da imprenditore-manager s’è ritrovato per due anni alle dipendenze di una ditta altoatesina.

Poi, la decisione di passare ad una ditta trentina che sulla carta dava buone prospettive: case passive, uso del legno, prodotti di nicchia, di alta gamma. Anche qui, due anni. Poi la botta: l’azienda va gambe all’aria e licenzia tutti. Da allora, Giovanni si ritrova nel «labirinto» delle agenzie. Le ha conosciute praticamente tutte. E ha capito che il sistema non funziona, che «le agenzie sono più interessate all’iscrizione dei candidati che al loro profilo».

Giovanni esemplifica: «Dopo il licenziamento, ho partecipato prima al corso obbligatorio per la mobilità, poi aderito volontariamente ad un progetto pilota per il ricollocamento degli over 50. L’Agenzia del lavoro ha subappaltato il primo corso ad una agenzia interinale. L’ho frequentato: un percorso individuale per definire il bilancio delle mie competenze, e un percorso di gruppo con un tutor».

L’esito è più che positivo, e la psicologa ha messo per iscritto: «Il suo profilo è molto ricco di competenze tecniche, ma non di meno di competenze trasversali acquisite nella sua esperienza come imprenditore e poi come dipendente... Ha dedicato molta attenzione al percorso con umiltà e curiosità, cogliendo spunti e stimoli da ogni momento e confronto. Sorprendente la sua ricerca attiva, costante ed organizzata ed il convolgimento da buon leader degli altri partecipanti negli incontri di gruppo». Un riconoscimento che però non gli giova per nulla. Anzi, una beffa. «Dalla fine del corso, nel marzo 2016, più niente: né un report, né un attestato. Nulla. E a me serviva per allegarlo al curriculum. Il riconoscimento di cui sopra, viene rilasciato dall’agenzia interinale solo in dicembre, dopo ripetuti pressing presso la stessa e presso l’Agenzia del lavoro appaltante: nove mesi persi».

E a nulla porta il secondo corso, con un altra primaria agenzia privata, per gli over 50: «L’ho fatto in agosto, l’agenzia riceve il contributo della Provincia se riesce a collocarti entro i sei mesi successivi. Scadono ora, in febbraio. Ma nessuna offerta è arrivata». Qui però c’è un aspetto che Giovanni tiene a raccontare. «Due settimane fa, mi rivolgo all’agenzia, per capire se qualche opportunità c’è, ricordando che sono iscritto da due anni. Ma è cambiata la referente, e mi sento rispondere “Noi non siamo obbligati a cercarle lavoro!” Insisto e il giorno dopo vengo richiamato, mi viene proposto un lavoro come contabile, che non c’entra nulla e per il quale non ho le competenze. Per altro, hanno il mio profilo da tempo nel loro database, ma di nuovo te lo rifanno: sai accendere il computer? Sai fare ordini?... Sono sconcertato da come lavorano e dalla poca professionalità. Al vertice di queste agenzie ci sarà magari una dirigente capace, ma se poi delegano la definizione dei profili a neolaureati in stage che non sono in grado di valutare le competenze...».

Giovanni s’è offerto anche fuori provincia, in Lombardia e Veneto. E nel frattempo s’è pagato un corso di formazione di quattro mesi, per acquisire il patentino di consulente tecnico ambientale. Per ottenere una compartecipazione sui costi, ha dovuto battere i pugni sul tavolo, perché all’Agenzia del lavoro gli hanno detto che era già iscritto al corso per gli over 50. «La cosa più umiliante» dice «è sentirti rinfacciare frasi del tipo: “Ma cosa vuole, crescere a 50 anni!?”. O sentirti dire dall’agenzia un “Lei non è ancora stato in grado di fare il passaggio da imprenditore a dipendente”, dopo che hai detto in mille modi che sei disposto umilmente a tutto, pur di lavorare. O, persino, sentirti dire: “Lei, con tutte ’ste competenze...” Sottinteso: “Lei dev’essere un lavativo...” No, non funziona, questo sistema. E lo voglio dire forte».

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