Panizza: urge una proroga sull'obbligo di defibrillatore

Il senatore Franco Panizza (gruppo per le autonomia), segretario del Patt, interviene nuovamente per chiedere una revisione, una proroga e alcune deroghe in materia di obbligo di dotare le strutture sportive di defibrillatore.

«Oggi pomeriggio in Senato - si legge in un comunicato stampa - il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo ha risposto all’interrogazione urgente del segretario del Patt, Franco Panizza sul decreto Balduzzi che introduce l’obbligo di defibrillatori e di personale specializzato per tutti i contesti sportivi, compresi gli allenamenti e le attività delle società dilettantistiche.

Norme parecchio stringenti che rischiano di mettere in seria difficoltà tutto il mondo del volontariato sportivo e su cui, in queste settimane, non sono mancate le proteste, come quelle delle società e federazioni trentine, che sono alla base dell’interrogazione di Panizza.

“Io credo - ha detto Panizza dopo la risposta del sottosegretario - che sarebbe necessaria una proroga all’entrata in vigore. È fondamentale per rivedere tutta una serie di aspetti critici del decreto, a cominciare dalla definizione delle responsabilità e per il fatto che, per come si prefigura, costituisce un disincentivo per tutti quelli che fanno volontariato sportivo.

Il sottosegretario ha mostrato di comprendere l’importanza del problema. Per questo nelle prossime settimane ci incontreremo per studiare assieme una possibile soluzione in grado di tutelare i territori come il nostro, da inserire nelle norme attuative del decreto o nel ddl sui piccoli comuni adesso all’esame del Parlamento.

L’intento del decreto è nobilissimo tanto che in Trentino, in questi anni, si è molto lavorato per diffondere la presenza dei defibrillatori e la formazione di chi li usa: la nostra Provincia finanzia il loro acquisto fino al 95% e, ad oggi, sono oltre 250 quelli acquistati e prosegue a ritmi sostenuti la formazione degli operatori.

Occorre definire meglio almeno diversi aspetti del decreto. Il primo è precisare quali discipline sono obbligate ad avere il defibrillatore, stabilendo in maniera più accurata la differenza tra discipline che si svolgono in ambienti chiusi e quelli che si svolgono in spazi aperti: ad esempio, nel caso di una maratona, di una gara ciclistica, il defibrillatore e il suo responsabile dove devono essere?

Ma il punto più importante è che non si possono scaricare tutte le responsabilità, incluse quelle di carattere penale, su persone che si impegnano a titolo gratuito e per volontariato. Occorre escludere le strutture sportive per quelle situazioni non organizzate come gli allenamenti o quegli incontri amatoriali tra persone non iscritte. E bisogna rivedere anche il tema della manutenzione degli impianti, delle responsabilità lasciate in capo alle società anche quando un malfunzionamento è oggettivamente riconducibile al costruttore.

Il punto - conclude Panizza - non è di certo quello di un disimpegno, quanto quello si non penalizzare l’attività sportiva di base, specie nei centri più piccoli e nelle zone marginali o periferiche.

Su questo il mio auspicio è che dal confronto con il sottosegretario si possa trovare una soluzione che renda meno stringente la norma e permetta così al volontariato sportivo di poter continuare a svolgere in tranquillità la sua preziosa funzione».

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