Anestesia negli ospedali periferici, altro dietrofront I primari tornano a Cavalese, Arco, Tione e Borgo

Primari a Cavalese, Arco, Tione e Borgo

di Luisa Maria Patruno

Nuovo dietrofront della giunta provinciale sugli ospedali periferici: saranno ripristinati i 4 primariati di anestesia a Cavalese, Borgo, Tione e Arco, che nel dicembre 2014 la Provincia aveva deciso di abolire, approvando il piano di riordino della rete ospedaliera.

La delibera è stata approvata ieri su proposta dell'assessore alla salute, Luca Zeni, per cercare così di far fronte al problema delle enormi difficoltà che l'Azienda sanitaria trentina sta incontrando nel riuscire a trovare anestesisti/rianimatori disposti ad andare a lavorare negli ospedali periferici. I bandi per la ricerca di anestesisti, pubblicati a fine novembre per gli ospedali di Arco, Cles, Cavalese e Tione, ai quali si erano iscritti 14 medici, alla fine hanno prodotto la disponibilità di soli 3 nuovi medici, mentre, come ha spiegato già il mese scorso il primario Edoardo Geat, capo del dipartimento di anestesia e rianimazione, «ne servirebbero almeno altri 12».

«Abbiamo fatto i concorsi - ha detto ieri l'assessore Zeni - ma i medici che abbiamo trovato non sono sufficienti per garantire la presenza degli anestesisti necessari nei 4 ospedali di Cavalese, Tione, Borgo e Arco per riuscire a ripristinare il servizio sulle 24 ore, quindi anche la reperibilità di notte, dopo che la nuova norma sui turni di riposo dei medici ci ha obbligato a ridurre la copertura». Dal 25 novembre la giunta aveva escluso il servizio di notte (la reperibilità) e nei fine settimana, ma poi all'inizio di dicembre, viste le proteste e la disponibilità di alcuni medici aveva deciso di ripristinarne la presenza almeno nel week-end.


Su sollecitazione degli stessi anestesisti, che hanno fatto presente come un anestesista può accettare di andare a lavorare in piccoli ospedali se allettato dalla prospettiva di fare il primario. Insomma, può essere un incentivo, soprattutto per quei medici che si avviano alla fine della carriera e che potrebbero aggiudicarsi il primariato in un posto tranquillo, dove la prospettiva è quella di non aver un gran carico di lavoro, insomma una situazione adatta a medici che non sono in cerca di stimoli professionali e sfide difficili, come potrebbe essere per un anestesista a inizio carriera, ma che hanno già un consistente bagaglio di esperienze.

Con la speranza, dunque, di attirare almeno i medici a fine carriera, visto che quelli alle prime armi stanno dimostrando di preferire altri ospedali, la Provincia è disposta a sborsare più soldi per cercare di raggiungere il numero minimo di anestesisti per garantire il servizio sulle 24 ore. Il costo di un primario varia infatti tra i 40 e i 60.000 euro in più all'anno rispetto a un anestesista «semplice», quindi quattro primari sono circa 240 mila euro in più.

«Noi - ha detto Zeni - cerchiamo di avere un approccio laico e pragmatico per risolvere il problema. Ora l'intenzione è quella di fare un bando per la ricerca dei quattro primari e poi faremo un altro bando per anestesisti sperando di trovare nuove disponibilità».
I tempi, sempre che i concorsi vadano a buon fine, per individuare i nuovi medici sono di circa 3-4 mesi. Oltre ai 4 primari si punta a trovare altri 8 anestesisti.
Nella peggiore delle ipotesi resta l'idea di una riorganizzazione del servizio che preveda una rotazione dei medici che già prestano servizio a Trento e Rovereto, sebbene anche qui i numeri siano ritenuti appena sufficienti. A Trento, in particolare, i 54 professionisti devono garantire i turni di elisoccorso, alla protonterapia, a Villa Igea oltre che al S.Chiara in rianimazione, sale operatorie e pronto soccorso.

Nel dicembre del 2014 il piano di riordino della rete ospedaliera aveva previsto di ridurre il numero dei primariati, tra cui quelli di anestesia e rianimazione. Si era deciso di individuare tre sedi istituzionali (Trento, Rovereto e Cles) e quattro sedi operative negli ospedali di Cavalese, Borgo, Arco e Tione, dove comunque si sarebbe dovuta garantire l'attività di pronto soccorso sulle 24 ore, mentre la chirurgia veniva ridotta alle attività programmate negli orari diurni.

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