Transgender inglese vince la sua battaglia e va in un carcere femminile

Alla fine la sua «battaglia» l’ha vinta: Tara Hudson, vistosa transgender inglese di 26 anni, potrà scontare i 3 mesi di reclusione a cui è stata condannata in un carcere femminile, e non fra i detenuti della prigione per soli uomini di Bristol a cui era stata inizialmente assegnata.

A deciderlo - sull’onda di una mobilitazione online in suo favore e della denuncia di possibili abusi sessuali - sono state oggi le autorità penitenziarie britanniche, alle quali un giudice aveva rinviato la questione dopo aver respinto un primo ricorso presentato dalla difesa.

Arrestata e condannata a 12 settimane di detenzione per un episodio di aggressione e lesioni, Hudson si era riconosciuta colpevole, ma aveva chiesto da subito di evitare almeno di finire in una «gabbia» tutta maschile. In un primo momento non c’era stato nulla da fare. Essendo uomo all’anagrafe, era stata rinchiusa in un carcere di Bristol privo di sezioni femminili.

Di qui la protesta del suo avvocato e di sua madre, che avevano paventato il rischio di violenze e poi denunciato molestie subite fin dai primi giorni dopo il suo arrivo. Malgrado questo, il ricorso sottoposto stamattina al giudice Llewelyn Sellick di Bristol era andato a vuoto. Il magistrato aveva rifiutato di disporre un trasferimento d’autorità o di concedere una qualsiasi attenuante, in nome della fedina penale penale già macchiata da Hudson con «numerosi reati». E si era limitato a passare la palla alla direzione carceraria.

Finchè quest’ultima non ha deciso in serata - come riferisce la Bbc - di «cedere», spostando la bionda transgender in una cella del penitenziario di Eastwood Park, nel South Gloucestershire, in cui sono recluse detenute donne. A pesare è stata evidentemente la mobilitazione pubblica promossa a sostegno di Tara Hudson: con un appello che nelle ultime ore è arrivato a sfiorare le 150mila firme.

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