Rivoluzione nella sanità: diventano provinciali le liste d'attesa per gli interventi chirurgici

di Patrizia Todesco

«Lei deve sottoporsi a un intervento chirurgico al tunnel carpale. Se vuole il primo appuntamento è a Borgo Valsugana, oppure può andare il tal giorno giorno a Cles oppure attendere tot mesi per essere operato al Villa Bianca a Trento».
Ecco quanto si sentono dire, da qualche settimana a questa parte, i pazienti che devono essere sottoposti ad alcuni particolari interventi chirurgici e vengono visti dai medici dell'Azienda sanitaria trentina. Dall'inizio di settembre è entrato in funzione un nuovo programma che punta a garantire massima trasparenza nelle liste d'attesa degli interventi chirurgici.

Per il momento, in via sperimentale, la novità viene applicata per un limitata tipologia di interventi ma nei prossimi mesi il programma potrebbe essere esteso anche ad altre specialità e a molti altri interventi.

Per il momento, ad esempio, tra gli interventi soggetti alla sperimentazione c'è quello al tunnel carpale. Ciò eviterà che ci siano ospedali e reparti dove le liste d'attesa sono molto lunghe e dove dunque i pazienti devono attendere mesi per essere curati e altri che hanno poco lavoro, l'Azienda sanitaria ha pensato di istituire una specie di grande lista d'attesa unica, trasparente e informatizzata dove tutti i medici possono accedere e prenotare gli interventi dei pazienti che ritengono bisognosi.

Il tutto in base alle date disponibili e alla priorità assegnata. Un servizio che garantisce anche la distribuzione dei pazienti negli ospedali di valle dove, anche a causa del minor bacino di utenza, solitamente accedono meno persone e quindi c'è meno attesa.
Se da una parte, dunque, il nuovo sistema garantisce a tutti i pazienti la possibilità di far passare il minor lasso di tempo possibile tra la diagnosi e l'intervento, dall'altra spersonalizza il rapporto medico-paziente, facendo venire meno quel rapporto di fiducia che solitamente lega chi deve essere sottoposto ad un intervento a chi esegue materialmente l'intervento chirurgico.

Anche oggi, senza liste trasparenti, quando una persona ha un problema e deve sottoporsi ad una operazione, raccoglie con facilità informazioni sui professionisti più quotati e specializzati in quel tipo di intervento e sceglie di conseguenza. Con il nuovo sistema le peculiarità e l'esperienza di ogni singolo chirurgo in un determinato settore vengono necessariamente meno nel nome di una democrazia che prevede una maggiore distribuzione del lavoro a tutti. In pratica, salvo espressa richiesta del paziente, il carico viene distribuito e calcolato in base alle sedute operatorie e al numero di pazienti disponibili per ogni seduta (tenuto ovviamente conto che certi interventi non si fanno ovunque).

Rimane naturalmente la possibilità per il paziente di scegliere la sede e lo specialista dal quale vuole essere operato come già avviene oggi.
Altra criticità che è stata sollevata dai medici al quale il progetto è già stato presentato nelle scorse settimane, è il fatto che capiterà che il chirurgo si trovi sul lettino operatorio il paziente senza averlo mai visto né conosciuto prima, se non attraverso la cartella clinica compilata dal collega. Una procedura che non convince del tutto chi è abituato a parlare prima con il paziente, a spiegare pro e contro dell'intervento e a valutare di persona il soggetto.

Sul sito internet dell'Azienda sanitaria, attualmente, sono pubblicati i tempi d'attesa medi di alcuni tipi di interventi (il monitoraggio è previsto dal Piano nazionale per il contenimento dei tempi d'attesa). Ci sono prestazioni i cui tempi medi sono molto bassi, altri decisamente lunghi.

Quattro giorni, ad esempio, per una biopsia percutanea del fegato, 3 per iniziare la chemioterapia, 14 per interventi chirurgici per tumori al colon retto.
Poi la lista si allunga: 19 giorni per un intervento chirurgico dopo una diagnosi di tumore all'utero, 23 giorni l'attesa media per un by pass coronarico, 22 per l'asportazione di un tumore alla mammella, 20 per l'asportazione di un tumore alla prostata, e poi ancora 34 per un'ernia inguinale, 50 per una protesi d'anca, 41 per un'angioplastica, 64 per endoarteriectomia carotidea e 135 per una tonsillectomia.

In certi casi, quindi, guai avere fretta. Tempi che comunque sono migliorati rispetto al 2013 quando per le tonsille ci volevano in media 147 giorni e per essere operativi ad un tumore al seno 29. Più lunghi anche i tempi del by pass coronarico che era in media di 58 giorni.

Se da una parte dunque si è lavorato per contenere questi tempi, dall'altra oggi l'Azienda lavora per offrire ai pazienti tempi più contenuti per evitare anche che la mobilità passiva di pazienti che migrano fuori provincia tenda ad aumentare ancora di più.
Garantire tempi veloci - tuonano i critici - non significa però sempre garantire alta qualità.

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