Più di 15mila persone con disabilità Quasi il 60% sono over 65

di Patrizia Todesco

In Trentino, all’Anagrafe dell’handicap, sono iscritte più di 15 mila persone. Soggetti con varie forme di disabilità, molti dei quali sono grandi anziani che subiscono le conseguenze dell’invecchiamento. Numeri in continuo aumento considerato che il tasso del 2018 è stato di 33,4 disabili ogni 10.000 abitanti.

Tra i disabili, come detto, crescono le persone over 65enni che costituiscono il 58,22% del totale, mentre vi è una riduzione dei minori (10,15%) anche se in questa fascia di età sono registrate soprattutto situazioni di handicap permanente grave.

Il preziosissimo data-base, che permette un’analisi costantemente aggiornata dei bisogni della popolazione e delle risposte offerte dall’ente pubblico, è gestito dall’Unità operativa di Medicina legale dell’Azienda sanitaria e in particolare dal dottor Fabio Cembrani che da poco ha rassegnato le dimissioni dal lavoro lasciando un vuoto che sarà difficile da colmare viste le sue competenze in materia.  
Secondo i dati, dal dicembre 1992 al 31 dicembre 2019 sono stati 28.201 i soggetti iscritti all’anagrafe.

Poco più del 42% delle persone in vita alla data del 31 dicembre 2018 sono state riconosciute in situazione di handicap grave, con un’ulteriore riduzione rispetto a quanto osservato negli anni precedenti (52,27% del 2013), mentre altre 2.420 (il 15,5% contro 13,32 del 2013) sono state riconosciute in situazione di handicap con carattere di permanenza e connotazione temporanea di gravità.

Ma quali sono i problemi che maggiormente affliggono questi soggetti? Sono le malattie neurologiche che producono il più alto tasso di disabilità motoria anche nel nostro contesto territoriale. Inoltre si registra un progressivo incremento di quelle psichiche (delle demenze in particolare) che, se esaminate in relazione alle persone over 65, sono le patologie più frequenti.

Fortunatamente esiste una rete di sostegno, di aiuti, sia economici che di “tempo”, per sostenere i familiari anche se ovviamente il carico sulle famiglie è sempre piuttosto pesante. Sono stati riconosciuti, per i disabili gravi in vita, oltre 13.500 benefici/agevolazioni assistenziali con un trend in leggero ma continuo incremento rispetto agli anni precedenti. In 6.155 casi (contro 5.814 del 2013) si è trattato del permesso retribuito di tre giorni per fornire l’assistenza al disabile non ricoverato a tempo pieno, in 2.383 casi le agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente, in 961 casi il diritto del lavoratore di godere di due ore al giorno di congedo lavorativo retribuito ed in 736 casi  il diritto del genitore o del familiare che assiste la persona disabile di non essere trasferita in altra sede di lavoro senza il suo consenso.

Secondo un conteggio effettuato da coloro che hanno elaborato i dati, il costo sociale dei permessi retribuiti lavorativi è di circa 60 milioni all’anno. «Certo, qualcuno potrà obiettare che questo esborso pubblico non è reale ma solo figurativo, che non tutte queste ore ipotetiche vengono effettivamente fruite da chi ne ha titolo e che le ore di lavoro dedicate all’assistenza di terzi o a quella personale non comportano oneri aggiuntivi per la finanza pubblica configurandosi come ore di sola non produttività - dicono gli esperti dell’unità operativa di Medicina Legale dell’Azienda - A questa obiezione si può, tuttavia, controbattere evidenziando che esse, in ogni caso, incidono a tutti gli effetti sulla produzione di beni e servizi (del nostro Pil, dunque) in un momento molto particolare visto che le misure di spending review hanno ridotto le risorse lavoro e che la riforma delle pensioni ha allungato il nostro debito contributivo invecchiando notevolmente la popolazione dei lavoratori».

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