Fare il bagno nel lago gelido: partito in Trentino il primo corso «Ci sono tecniche per imparare»

Avete i brividi se l’acqua è troppo fredda? Potete imparare a fare il bagno nei laghi ghiacciati, a patto che vi affidiati ad un «allenatore» che ne conosce i segreti.

Potete chiedere a chi lo ha già provato. Sabato 6 aprile si è svolto tra San Vito di Pergine e il Lago di Caldonazzo il primo Workshop sul Wim Hof Method in Trentino, una vera e propria «Terapia del freddo» ideata dall’olandese Wim Hof - conosciuto come “Iceman” - grazie al quale si impara a convivere col freddo.

Il metodo - i cui benefici sia per il corpo che per la mente sono scientificamente provati - sta ottenendo grande riscontro nel Nord Europa e negli Stati Uniti ma è ancora praticamente semisconosciuto in Italia.

L’evento è stato organizzato da Massimo Ruzzenenti, grande appassionato locale di bagni in acqua fredda, e condotto da Paolo Sturiale, attualmente l’unico istruttore certificato WHM in Italia, che ha studiato con Wim Hof presso la sua Accademia in Olanda.

Il tutto è cominciato con la parte teorica, dove sono state praticati esercizi per riscaldarsi e le varie tecniche respiratorie di preparazione, che includono momenti di iperventilazione ad altri di apnea.

Successivamente, il gruppo - costituito da nove partecipanti più l’istruttore - si è incamminato a piedi verso il lago, effettuando lungo il tragitto di circa tre chilometri nuovi esercizi respiratori, simulando una camminata in alta montagna, quindi in carenza d’ossigeno.

Arrivati al lago, in una giornata dal cielo grigio, con un venticello tagliente e l’acqua che si capiva già dal colore che era gelida (circa 10°), a gruppetti di tre a tre, tutti si sono cimentati con la prova di resistenza al freddo.

«I primi attimi di contatto tra pelle e acqua risultano devastanti, per non parlare del momento in cui si immergono le spalle. Si avverte una sensazione di gelo incredibile e per chi non ha mai fatto nulla di simile l’impatto risulta un vero e proprio shock.
L’atto più difficile è quello di ritrovare la concentrazione e respirare nella modalità corretta, seguendo le indicazioni dell’istruttore che è anche un grande motivatore e così il respiro e i battiti cardiaci piano, piano rallentano» spiega Ruzzenenti.

Però finisce bene: «E’ incredibile come dopo pochi secondi - dove l’unico pensiero è quello di uscire di corsa dall’acqua - il corpo reagisce, il cuore si placa e il freddo d’incanto non è più così insopportabile.
L’acqua intorno al corpo si ferma e se ne avverte chiaramente il contatto, che però non è più così fastidioso, anzi. Questo è il momento più gratificante dove la sensazione che si prova è di un assoluto controllo del corpo e della mente».

Così facendo - assicurano gli esperti - trascorrono alcuni lunghi minuti dentro l’acqua gelata, tempo di permanenza che nessuno all’inizio avrebbe mai pensato possibile di resistere. «Una volta usciti dal lago, ancora completamente bagnati, arriva il momento degli esercizi per riscaldarsi e fare circolare il sangue, che si svolgono con una serie di movimenti che a tratti assomigliano ad una danza tribale, una “haka” maori».

Una volta rivestiti e rifocillati con una tazza di the caldo, il gruppo ha completamente ristabilito la riattivazione corporea cimentandosi con un ripido sentierino per rientrare a San Vito, dove la giornata è terminata con un meritato pranzo in compagnia.

L’entusiasmo che ha contagiato tutti i partecipanti - una parte dei quali provenienti pure da fuori provincia - ha già fatto pensare all’organizzazione all’inizio dell’estate di una seconda edizione, in un location ancora più suggestiva (e gelida): il Lago di Erdemolo.

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