Papilloma virus, gli uomini lo ignorano ma c'è il vaccino

Il vaccino contro il Papilloma Virus viene offerto, dallo scorso anno, anche ai soggetti maschi tra gli 11 e i 12 anni. «Eppure ancora oggi in pochissimi sanno quali possono essere, anche per gli uomini, le conseguenze di questo virus e il problema è sottovalutato», spiegano Tommaso Cai, urologo e andrologo al S. Chiara e Gianni Malossini, primario di urologia.


L’argomento è stato trattato anche nel corso dell’ultima riunione dell’Anvolt (associazione nazionale volontari lotta contro i tumori) proprio per sensibilizzare su un tema che a molti è ancora sconosciuto. «La conoscenza dell’Hpv nel maschio è purtroppo scarsa ma la prevalenza dell’infezione non è irrilevante: la frequenza, infatti, non è così bassa nel maschio come si pensava negli anni passati. In Europa abbiamo una incidenza del 13% nei maschi, con una prevalenza di ceppi a basso rischio oncogeno».

La scarsa conoscenza dell’infezione da Hpv nel maschio nasce, secondo gli esperti, anche da un altro problema legato alla scarsa informazione che viene fatta delle malattie andrologiche. «Se infatti ogni donna va costantemente dal ginecologo e si informa sulle possibili malattie e sulla prevenzione che può fare, è molto difficile che un uomo vada dall’andrologo e si informi sulla prevenzione», spiega Cai.

Una recente indagine eseguita dalla Società Italiana di Andrologia ha chiesto ad un campione di oltre 150 ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 18 anni se sapevano cos’era l’Hpv, se sapevano che l’infezione da questo virus può portare a malattie anche importanti nel maschio e se sapevano che esisteva un vaccino da fare contro questo virus. I risultati sono stati poco confortanti: infatti solo 8 ragazzi (5%) sapevano cos’era l’Hpv e di questi solo 3 sapevano che esisteva un vaccino.

«La cosa più preoccupante però è che nessuno ha ben presente cosa significhi un’infezione da Hpv. Inoltre, stiamo assistendo ad una sempre maggiore disinformazione tra i giovani sulla malattie a trasmissione sessuale e sulla necessità di avere un comportamento sessuale sano. Infatti, negli ultimi anni stiamo assistendo ad un drammatico aumento di incidenza di alcune patologie date da batteri a trasmissione sessuale come gonococco, Chlamydia trachomatis e sifilide. Spesso, tali infezioni vengono scoperte solo quando c’è un danno irreversibile», spiegano gli urologi.


Uno tra gli esempi di danni causati dalle varie infezioni è l’infertilità. «Spesso negli ambulatori di andrologia vediamo pazienti con infertilità dovuta ad una precedente infezione da Chlamydia trachomatis e che devono ricorrere a tecniche di procreazione assistita perché non riescono ad avere figli. È drammatico pensare che una persona debba ricorrere ad una procedura di Pma a causa di una banale infezione batterica che poteva essere evitata con un comportamento sessuale sano e con una diagnosi precoce. Purtroppo, infatti, tali infezioni vengono contratte e, spesso, decorrono in modo asintomatico fino a che non si scoprono danni irreparabili a lungo termine. Tra tutte le infezioni a trasmissione sessuale, sicuramente l’Hpv è quello più frequente».


Di questo virus ne esistono oltre 150 ceppi. «Alcuni tipi di Hpv danno i cosiddetti condilomi (le classiche verruche) a livello cutaneo che spesso si distribuiscono sul pene o sulla zona anale. Queste lesioni sono benigne ma devono essere trattate perché possono aumentare di numero, sanguinare ed essere contagiose. L’incidenza è abbastanza importante. Nel 2017, per esempio, al Centro Andrologico di Arco abbiamo trattato oltre 10 pazienti con chirurgia per questo problema perché non rispondevano alla terapia medica.

La prognosi è buona, ovviamente, ma la presenza di un condiloma è una spia che quel paziente è venuto a contatto con Hpv e deve essere controllato attraverso visite andrologiche», mette in guardia Cai. Hpv purtroppo è correlato anche con patologie importanti nel maschio come tumore del pene, dell’orofaringe, dell’ano e l’infertilità.

«Il tumore del pene, per fortuna è raro alle nostre latitudini, ma si tratta di una patologia grave che spesso richiede un trattamento radicale ed invalidante. Per far capire la gravità della malattia basta pensare che l’intervento chirurgico spesso necessità dell’asportazione totale del pene e dei testicoli con gravi conseguenze psicologiche e funzionali. Negli ultimi anni, comunque, abbiamo notato negli ambulatori di andrologia un incremento significativo dei pazienti con tumore del pene. Nell’ultimo anno abbiamo eseguito cinque interventi di chirurgia demolitiva per questo tumore. Se pensiamo alla popolazione trentino, questo numero non è certo basso».


Ecco perché gli urologi puntano sulla vaccinazione. «Gli studi americano hanno, infatti, dimostrato su popolazioni amplissime che la vaccinazione contro Hpv è sicura ed efficace: sia nella riduzione dei condilomi che nella riduzione del tumore della cervice uterina e nei tumori dell’orofaringe e anali».

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