Legge sull'aborto, in 40 anni 6 milioni di bambini mai nati

In 40 anni, da quando è in vigore la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza (ivg), «in Italia sono 6 milioni i bambini morti, ovvero mai nati a causa dell’aborto: un numero equiparabile ad una città più grande di Roma».

A fornire tale stima il senatore della Lega Simone Pillon durante un incontro promosso dall’associazione Provita in Senato sul tema «Le gravi conseguenze dell’aborto sul piano fisico e psichico».

E sono «232 - ha aggiunto il senatore Massimiliano Romeo, sempre della Lega - i bambini eliminati ogni giorni nel grembo materno nel nostro Paese attraverso l’aborto chirurgico».

Ma l’ivg, hanno affermato i promotori dell’incontro, ha determinato negli anni anche «migliaia di morti tra le donne, dati di cui però non si parla»: «Secondo dati della Organizzazione mondiale della sanità Oms - ha sottolineato la senatrice Isabella Rauti di Fratelli d’Italia, intervenuta all’iniziativa - le morti per aborto sono pari al 7,9% sul totale della mortalità materna, pari a circa 193mila decessi l’anno, ma il dato è sottostimato. Un altro studio del 2014, il “Global Burden of Desease” pubblicato su Lancet, infatti, ha calcolato che le morti per aborto sono il 14,9% della mortalità materna, quasi il doppio delle stime Oms».

Ma i «danni da aborto» sono anche altri, ha precisato Lorenza Perfori, autrice del libretto “Per la salute delle donne” che illustra tutti i rischi legati all’aborto ed edito da Provita: «L’aborto è ad esempio legato ad un maggior rischio di cancro al seno come dimostrato da una metanalisi del 2013: una ivg aumenta il rischio del 44%, due del 76% e tre dell’89%. Drammatiche - ha sottolineato - sono anche le conseguenze psicologiche: le donne che hanno abortito, secondo un altro studio, soffrono di disturbi mentali il 30% più frequentemente ed una ricerca del 2000 ha rilevato che il rischio di suicidio è 7 volte più alto ad un anno dall’ivg rispetto ad un anno dal parto».

Inoltre, ha concluso, «non è vero, come si sostiene, che l’aborto farmacologico, con la pillola Ru486, sia meno pericoloso: questo, attesta uno studio del 2009, risulta infatti avere un rischio di complicanze 4 volte più alto dell’aborto chirurgico, a partire da emorragie e sepsi, ovvero del 20% contro il 5,6%».

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