Le «miss 500 grammi» e il dottor Pedrotti: la battaglia per fare sopravvivere i prematuri

di Patrizia Todesco

«Miss 500 grammi». Sono le premature nate negli anni '90, oggi giovani donne. Una vita, quella di questo medico, spesa per i più piccoli per i quali, tutt'oggi, non risparmia energie.
Dottor Pedrotti, sono passati anni eppure lei le ricorda per nome quelle piccole creature miracolosamente sopravvissute.
Esattamente vent'anni fa (ottobre 1997), nel Convegno nazionale «Ai confini della sopravvivenza», presentammo i primi tredici microneonati trentini di 23-25 settimane di gravidanza, sopravvissuti tutti senza esiti gravi. Per i nati di 500-600 grammi dati internazionali parlavano allora di un 20-30% di possibili sopravvivenze (noi eravamo sul 50%) e di un 50% rischi di esiti gravi. Tante le femminucce (da noi chiamate «miss 500 grammi»): 9 su 13.
Perché così tante femminucce?
Una neonata molto prematura ha più del doppio di probabilità di sopravvivere rispetto ai maschietti, confermando fin dalla nascita che il sesso più forte è il femminile (donne centenarie sono 3-4 volte più numerose).
Facciamo un passo indietro. Ci ricorda qualcuna delle «miss 500 grammi»?
Miss Valentina, di 24 settimane, fu la prima, nel 1987, portata e curata all'allora Ospedale Infantile, a più di 2 chilometri dalla sala parto. In quegli anni ci fu un forte impegno dei genitori (ANT-Amici della Neonatologia Trentina) per trasferire l'Ospedale Infantile al S. Chiara, vicino all'ostetricia. Fu così che dal 1991 in poi i rischi di morire per i nati di 23-25 settimane scesero dal 90% al 50%. La famiglia e poi la stessa Valentina hanno continuato ad aggiornarci sui suoi progressi: si è laureata nel 2014 e ora lavora, sana e felice. Poi c'è miss Sara, nata a 23 settimane, fu definita «un bucaneve, emblema dei troppo piccoli». Ha studiato, lavora e sta bene.
Miss Martina fu definita «la Supermartina», tanto coccolata dalla mamma (con tanto latte per molti mesi); è sempre stata molto attiva, tanto che ora è arrivata alla laurea magistrale. E poi ancora miss Chiara, di 23 settimane. Ora ha 21 anni, suona il pianoforte, ama la montagna e studia psicologia.
Oggi i prematuri hanno maggiori probabilità di sopravvivere anche se per i genitori sono sempre una sofferenza quei mesi in reparto.
Meno di 1 neonato su 100 pesa sotto i 1000 grammi e meno di 1 su 1000 pesa meno di 500 grammi. Le nostre miss di 20-30 anni fa erano state definite anche come «aborti viventi»: per l'Organizzazione mondiale della sanità è definito aborto una nascita «sotto i 500 g e/o sotto le 22 settimane» e per l'Istat è aborto spontaneo ogni nascita «entro 25 settimane e 5 giorni». A Trento li consideravano tutti «nati vivi» (erano «nati vivi» perfino 47 neonati di 20-22 settimane, inviati dagli ostetrici negli anni 1979-1996, ovviamente tutti deceduti e inseriti nei nostri tassi di mortalità neonatale?). Negli anni 2005-2010 si discusse molto sul «diritto alla sopravvivenza» di questi bambini.
E lei cosa ne pensa?
Non ho mai capito questi dubbi sulle scelte da fare in sala parto. Poniamo che la scena si svolga in strada e che un neonato appena dimesso, a causa di un incidente, presenti un grave danno cerebrale con minime speranze di sopravvivere senza esiti: un medico del 118 lo lascia morire o attua le manovre di rianimazione? Ci sono anche problemi di legami affettivi: se una mamma vede e accarezza un figlio microneonato, lo considera suo figlio col diritto ad un nome oppure un aborto?
Le cure per questi microneonati hanno ovviamente costi altissimi. Vent'anni fa in America e in Australia il costo per ogni neonato sopravvissuto di peso inferiore a 1000 g era tra i 40 e gli 80 mila euro. Per i nostri neonati il dottor De Nisi calcolò costi quattro volte inferiori, sui 15 mila euro. Costi comunque ben ripagati dal sorriso di tanti bambini come Nicole, Chiara, Sara, Martina, Valentina.

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