Sanità, Trento e Bolzano studiano la collaborazione

Sul piano politico, sarebbe un deciso salto di qualità nella collaborazione tra il Trentino e l'Alto Adige: la Provincia di Trento e la Provincia di Bolzano puntano su un accordo di confine per la gestione delle politiche sanitarie. Sono, per ora, ai preliminari.

Un tavolo tecnico, formato dai dirigenti dei dipartimenti salute e delle due Aziende sanitarie, è già al lavoro per definire il perimetro dell'auspicabile collaborazione e mappare i servizi sanitari oggi offerti ai residenti a nord e a sud di Salorno. Al termine dell'istruttoria, la volontà di collaborare sarà messa nero su bianco in un accordo politico cui puntano i due assessori competenti, Luca Zeni per il Trentino e Martha Stocker per l'Alto Adige.
«Evitare duplicazioni».
«Si tratta si sviluppare sinergie tra i due sistemi sanitari, allo scopo di evitare duplicazioni e massimizzare l'efficienza nella erogazione dei servizi» ha spiegato Andrea Anselmo , della direzione del Servizio politiche sanitarie e per la non autosufficienza della Provincia di Trento, in risposta ai giudici della Corte dei Conti che, analizzando i costi della mobilità sanitaria, hanno suggerito di incrementare le convenzioni con le regioni confinanti. L'obiettivo è arrivare alla firma dell'accordo entro la prossima primavera, anche se i responsabili politici si tengono cauti sui tempi dell'intesa.
Gli spazi di collaborazione.
Già oggi c'è uno scambio di utenza, dai trentini che si recano a Bolzano per i trapianti di midollo agli altoatesini che usufruiscono degli interventi di cardiochirurgia del Santa Chiara di Trento. Si tratta di rendere strutturale e permanente la collaborazione. Esattamente come è stato fatto per la protonterapia. La Giunta provinciale di Trento, lo scorso 16 dicembre, ha approvato lo schema di accordo con la Provincia di Bolzano e il Land Tirolo per la «valorizzazione del Centro di protonterapia di Trento e la fruizione delle relative prestazioni». Un accordo triennale, rinnovabile per altri tre, che stabilisce le modalità di remunerazione, i criteri clinici e le condizioni di accesso alle prestazioni da parte dei pazienti dell'Euregio.

Sarà operativo da gennaio. «Dobbiamo ancora adottare la delibera, abbiamo sottoposto l'accordo ad una verifica tecnica dell'Azienda sanitaria» spiega l'assessora altoatesina Stocker. Questione di giorni. Tanto più che la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin , ha appena firmato il decreto di aggiornamento degli attuali Lea, che includeranno quindi anche il trattamento di cura dei tumori con protoni (per l'operatività, servono ora le firme del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e del premier Paolo Gentiloni).

Tra gli ambiti di collaborazione, si sta valutando cardiochirurgia. Oggi, molti pazienti altoatesini si rivolgono a Brescia, Verona, Padova, bypassando il reparto di Trento. L'idea è intercettarli, fissando criteri clinici e tariffe appropriate. Ma non si guarda sono all'esistente. Tra le ipotesi prese in considerazione, c'è anche quella di istituire un reparto di neuroradiologia, che non esiste né a Trento, né a Bolzano, in modo da evitare che i pazienti debbano finire a Verona o in altri centri. Tale reparto sarebbe insostenibile a livello provinciale, ma potrebbe reggersi, quanto a costi di struttura e gestione, a livello regionale, con un bacino di utenza di 1.050.000 abitanti. 
Il nodo della mobilità dei pazienti.
Il tavolo tecnico è chiamato anche ad entrare nel merito della mobilità attiva e passiva dei pazienti. La Corte dei Conti ha evidenziato in generale un saldo negativo di 18,72 milioni, frutto della differenza tra i 67,59 milioni di costo dei pazienti trentini che si fanno curare fuori provincia (mobilità passiva) e i 48,88 milioni di ricavi per i pazienti che scelgono il Trentino per curarsi. «Ma il grosso» spiega Silvio Fedrigotti , dirigente del Dipartimento salute della Provincia di Trento, è con la Provincia di Bolzano, con la quale c'è uno sbilancio, in termini finanziari, di circa 8 milioni di euro». Una parte della mobilità passiva verso Bolzano è fisiologica. Chi fa il trapianto di midollo osseo vi fa riferimento, trovando un centro di ematologia che Trento non ha. Così come, per vicinanza geografica, a Bolzano si rivolgono i fassani.

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