La ripartenza nei rifugi alpini Pasti solo all'aperto e distanziamento dei tavoli

di Leonardo Pontalti

Dal legno intagliato per i dispenser di gel igienizzante ai fiori dipinti come segnaposto distanziati. La gente di montagna, come sempre, mette allegria e fantasia anche nell'affrontare le criticità. E sarà un'estate che ne presenterà tante, quella dei rifugisti trentini.
Dopo la partenza, già da qualche settimana, delle strutture di media montagna come malghe e ristoranti, tra sabato e ieri hanno aperto anche i primi rifugi in quota.

Al Sette Selle, in Val dei Mocheni, per il gestore Lorenzo Ognibeni - con la sua famiglia ed i loro collaboratori - è stato un inizio diverso dal solito. Come sarà per tutti i suoi colleghi al lavoro in queste giornate frenetiche. Da qui al 20 giugno prossimo, il via della stagione scatterà per tutti.
«Il calore con cui accogliamo chi arriva qui e lo stesso di sempre - spiega - ma senza dubbio è un inizio diverso. Abbiamo pensato al modo per far sì che tutte le indicazioni per il distanziamento e la sicurezza vengano rispettate, mettendoci anche un po' di fantasia».

Ecco allora che assieme alle provviste, nei giorni scorsi la squadra del Sette Selle è salita in quota anche con stampi e vernice: su ogni panca sono stati dipinti dei grandi fiori colorati per indicare ad ogni escursionista dove sedersi nel rispetto delle distanze.
«Poteva andare meglio ma anche peggio: siamo partiti - commenta ancora Ognibeni - e stiamo pian pianino prendendo confidenza con tanti accorgimenti che dovremo adottare per tutta la stagione. Ma lo spirito è sempre lo stesso e i sorrisi pure, anche se nascosti dalle mascherine».
Anche al San Pietro, nell'Alto Garda, la stagione è partita in questo fine settimana: piatti tutti da asporto, consegnati dalla casetta esterna che il gestore Andrea Berteotti ha allestito assieme ai suoi collaboratori e tutti sul grande prato esterno con la meravigliosa vista sul lago.

Primi atti di una stagione complicata ma che, intanto, è partita. E non è poco, viste le premesse. Questi restano comunque giorni di attesa per tutta la categoria. Dalla Provincia si attende ancora una risposta definitiva per quel che riguarda i pernottamenti, che da sempre rappresentano il grosso delle entrate stagionali, soprattutto per le strutture più in quota. Il nodo da sciogliere resta quello sull'equiparazione dei gruppi alle famiglie di conviventi. La comitiva può essere considerata gruppo di conviventi? Se si, la capienza delle camerate potrebbe essere "salva" altrimenti il taglio di due terzi ventilato dal protocollo provinciale sarebbe una dura realtà. Una decisione in merito era attesa entro il fine settimana ma sarà necessario attendere probabilmente dopo il ponte del 2 giugno.
«Speriamo le disposizioni definitive arrivino in fretta - auspica Roberta Silva , del Roda di Vael in Valle di Fassa. Con l'annuncio della riapertura alla circolazione dal 3 giugno stanno arrivando - per fortuna - le prime richieste e al momento non sappiamo ancora su che numeri le nostre strutture possano contare».

«Siamo tutti preoccupati. Ma siamo gente di montagna, abituata alle avversità. L'entusiasmo prevale anche sui timori per le difficoltà che dovremo affrontare», spiega Duilio Boninsegna , gestore del Pradidali, nelle Pale. Le sue parole fotografano bene l'umore dei rifugisti trentini, ai blocchi di partenza dopo settimane ricche di dubbi e momenti di confronto. Una settimana fa era arrivata l'approvazione delle linee guida da parte della Provincia, poi le videoconferenze: dapprima tra i 33 gestori delle strutture di proprietà della Sat, a seguire quella dell'associazione che raccoglie gestori e proprietari delle oltre 140 strutture trentine tra rifugi, malghe e realtà ricettive di media montagna.
«Le incognite sono ancora tante - spiega ancora Boninsegna - legate soprattutto alle procedure da seguire nel caso in cui si verifichino casi di febbre o malesseri. Siamo strutture che per essere raggiunte richiedono sforzi fisici, ore sotto il sole o la pioggia. C'è sempre qualcuno che si ritrova con qualche linea di febbre. Vedremo che succederà quest'anno in questi casi. L'importante, per ora, è partire».

A ribadirlo è stato anche l'assessore provinciale al turismo Roberto Failoni: un attestato di stima, per i rifugi, ma anche un onere: quello di aprire al massimo entro il 20 giugno è infatti un obbligo, che ha costretto alcuni dei gestori ad accelerare i tempi, dato che quest'anno l preparazione della stagione è stata quantomai difficoltosa tra lockdown prima - che ha di fatto bloccato ogni possibilità di fare manutenzione - e necessità di adeguarsi alle disposizioni anti contagio poi.
«La speranza è quella di poter contare anche sulla collaborazione dei nostri ospiti - riflette Eleonora Orlandi dell'Altissimo - e sulla consapevolezza che le regole andranno sempre rispettate. Noi ci stiamo impegnando, rivedendo anche la nostra organizzazione: siamo in attesa del via libera per la realizzazione di una tettoia per accogliere gli escursionisti in sicurezza in caso di maltempo; abbiamo ripensato la disposizione delle tavole sia all'interno che all'esterno del rifugio; abbiamo rivisto il menù, ad esempio con i taglieri che saranno sostituiti da piatti monoporzione. Noi siamo al lavoro, l'importante è che tutti facciano la loro parte. Sarà l'unico modo per andare incontro ad una stagione il più possibile serena per tutti».

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