Luca Dallavalle, sciare sul "ripido"

di Ugo Merlo

Ne parla con semplicità e lo definisce sci alpinismo, ma Luca Dallavalle nelle sue gite sci alpinistiche le discese le fa sul ripido.

Sono circa 50 gli itinerari di sci estremo che Dallavalle ha aperto. L’ultima discesa con il fratello Roberto, anche lui funambolo sugli sci, tra le ripide pareti di cima Vallon, nel Gruppo di Brenta, dal versante nord ovest.
Luca Dallavalle, trentunenne di Croviana, in val di Sole, è uno sportivo e un alpinista.
Ha fatto orienteering dall’età di 13 anni con grandi risultati e ha fatto parte della nazionale junior. A 20 anni è passato all’orienteering con la mountain bike. In questo sport, che pratica nella categoria elite, ha ottenuto 6 medaglie mondiali assolute, tra cui due ori nel 2015 a Liberec e nel 2017 e Pilsen, e un argento europeo nel 2018 a Budapest. In Coppa del mondo si è classificato per 36 volte nei primi dieci, ed è salito 9 volte sul podio con due vittorie. Nel 2015 ha conquistato il terzo posto nella generale di Coppa del mondo, sono 26 i titoli italiani assoluti e otto le vittorie nella Coppa Italia. Geometra, abilitato alla professione, lavora al Comune di Giovo in Valle di Cembra.

Sulle sue discese estreme ha scritto, nel 2016 il libro Sci ripido in val di Sole. Ama la montagna e lo sci alpinismo e dice: «Vivo in una zona che mi ha portato ad andare in montagna, in modo molto naturale. Mi ritengo fortunato, perché abitando in val di Sole non ho che l’imbarazzo della scelta di dove andare, il Gruppo di Brenta è il mio terreno preferito».

Lo sci e lo sci alpinismo?

«Sin da ragazzo ho praticato lo sci, grazie ad uno zio maestro di sci. Nel 2012 ho iniziato con lo sci alpinismo, perché l’inverno ti mantieni in forma, fai dei giri lunghi, con dislivelli importanti.
Ho fatto sci alpinismo innanzitutto in Dolomiti e poi sui ghiacciai dell’Ortles del Cevedale, della Presanella, che offrono un sacco di possibilità».

E le discese estreme?

«Per me è stata una evoluzione, venuta in modo molto graduale, lo faccio sempre senza programmi particolari. Io lavoro dal lunedì al venerdì, quindi vado a fare sci alpinismo e le discese nel fine settimana.
Molte volte vado con mio fratello Roberto o con il mio amico Andrea Concini, che adesso ha meno tempo perché è diventato guida alpina. La mia è stata un’evoluzione, fai un passo e poi un altro e di volta in volta migliori, acquisti sicurezza, conosci il terreno. Non ho mai detto: ?adesso faccio sci estremo?. Non cerco l’adrenalina. Certo mi preparo, studio il tracciato, valuto le condizioni della neve, del tempo; ma la mia è un’evoluzione, ogni volta che vado cerco di spostarmi più in là».


Sei sceso da molte classiche: la nord della Presanella, il canalone Neri, le nord della Busazza, del San Matteo, della Marmolada, il canale dei Bureloni, il canale Vallencant al Cristallo e la nord est del Gran Zebrù, ma hai realizzato itinerari di sci estremo molto interessanti.

«Ci sono molti itinerari, che alle volte scopri casualmente, qualche altro magari lo studio perché mi è venuta l’idea, ma mi muovo in modo molto libero, non mi pongo scadenze, vivo il momento. Dal 2014 ho fatto circa 50 itinerari, molti dei quali nelle Dolomiti di Brenta. Tra le più importanti ci sono: la parete sud di cima Mandròn, la nord del Corno di Denno e il suo spigolo nord est, la parete Est di Cima Tosa, il canale ovest di Cima Brenta, la nord ovest di Cima Cercen e la Brenta Alta».


La discesa più impegnativa?

«Senza dubbio la parete nord del Corno di Denno, nella val di Tovel, è molto ripida con un avvicinamento molto lungo. È una parete ripida difficile, che cercavamo di fare da tempo, con mio fratello Roberto e il mio amico Andrea».

La discesa più bella?

«La parete sud della cima Mandron, nel Brenta. L’abbiamo fatta un mese fa a febbraio. Era difficile, ma l’abbiamo trovata in condizioni molto buone. Se la guardi da sotto, quella parete, vedi solo roccia e quindi è stata una grande soddisfazione aver trovato la linea di discesa con gli sci. Ci sono tre canali distinti, che non vedi da sotto. Immaginare una discesa su una parete così è stato proprio appagante, anche perché quella zona del Brenta secondo me è bellissima».

Hai programmi per il futuro? 

«In programma ne ho diverse, ma non ho scadenze. Ho delle idee, ma vado in modo libero, alle volte trovo una discesa che non avevo pensato, la vedo, faccio le valutazioni se si può scendere e la faccio».

comments powered by Disqus