Dall'Iran al Trentino, tra zafferano e libertà La storia di Ala Azakdia e del "suo" oro rosso

Il Trentino e l'Iran. Le Dolomiti e la zona di Qa'en, al confine con l'Afghanistan. L'amore per Davide e le lauree. Poi le Sardine (non quelle da mangiare) e lo zafferano, quella spezia esotica, la più costosa al mondo che arriva da una delle aree più povere di quel Paese. E in tutto questo, sullo sfondo di tutto questo, la libertà. La libertà di stare in vetta e di cantare in una piazza, di studiare («Ma questa possibilità nel mio Paese c'è, soprattutto per le donne») e di darsi da fare per gli altri. 

Questa è la storia di Ala Azadkia. È la storia di una ragazza del 1987, laureata in ingegneria meccanica nel suo Paese d'origine, l'Iran, e in ingegneria gestionale in Italia. Da inizio 2019, precisamente a febbraio, si è trasferita in Trentino, prima vicino a Rovereto e ora a Mattarello, dopo cinque anni trascorsi a Reggio Emilia. Una storia che, vista la cronaca internazionale delle ultime settimane, diventa anche la storia di una guerra pronta a esplodere. «L'America vuole mettere ancora più embargo e questo vuol dire avremo ancora più zafferano contrafatto e di contrabbando nel mercato mondiale e i contadini saranno ancora più schiacciati. Purtroppo con la situazione attuale, i viaggi e voli sono sospesi e quindi anche la mia attività vive costantemente un futuro incerto».


Ma per capire bene la vicenda di questa giovane "iraniantrentina" bisogna procedere con ordine. Il contatto con lei nasce assolutamente per caso, ovveroda un suo post su Facebook, sulla pagina delle Sardine per Trento, con un semplice ma profondo ringraziamento. Parole che fanno capire quanto a volte sia importante ciò che noi, tutti noi, diamo per scontato. E da quel contatto partiamo a raccontarla. 

«Ho scritto che quella sera del 6 dicembre in piazza Duomo per la prima volta mi sono sentita veramente benvenuta in Italia. Il fatto di essere nata, cresciuta e vissuta a Teheran mi ha permesso di dare un valore diverso al fatto di poter andare in una piazza e dire quello che si pensa, magari pure cantandolo. Qualche settimana fa nel mio Paese sono state ammazzate centinaia di persone per aver manifestato in strada, invece qui in Italia ognuno può andare in piazza e proteggere dei valori fondamentali».
Ala Azadkia parla molto bene in italiano. Parla lentamente, dando un peso e un significato a ogni parola. A prescindere da come una persona possa pensarla rispetto alle Sardine, ci offre una prospettiva nuova su quella, e altre, piazze piene. 

«Lì si respirava la libertà. Lì c'era la democrazia. E spero che tutti la proteggano. Oggi a Teheran un turista che passeggia per strada probabilmente non si accorge di nulla, ma noi diciamo che sotto la cenere c'è un fuoco che brucia. L'Iran è economicamente distrutto, sta vivendo una situazione difficile e questo mi fa piangere spesso. Io vivo in Italia da fine agosto 2014, inseguendo i miei sogni e la mia libertà. Ma devo dire che negli ultimi anni l'atmosfera che respiro è molto pesante. Nel vostro Paese ho tanti amici, ho mio marito Davide che è anche il mio migliore amico e vivo in un posto bellissimo, pieno di montagne che amo, visto che l'arrampicata è la mia grande passione, ma ultimamente in alcuni sguardi e in alcune parole, nelle notizie e nelle prese di posizione che leggo trovo ci sia molta ignoranza e pure un po' di maleducazione. Mi sono anche chiesta "perché resto qui se qui non mi vogliono?". Ho anche chiesto a Davide se sarebbe venuto con me in Iran, a vivere magari in un piccolo paesino. Alla fine, però, sono rimasta. Per il nostro progetto e per le montagne». 

E allora veniamo al progetto, che riguarda lo zafferano, l'oro rosso dell'Iran. In quel Paese, dati 2016, ogni anno se ne producono 336 tonnellate, il 90% del totale a livello mondiale. Per rendere l'idea al secondo posto c'è l'India con 22 tonnellate e l'Italia è al quarto con al massimo una tonnellata. Chi lo produce guadagna circa ottanta centesimi al grammo, mentre il costo può arrivare anche a 50 euro al grammo. Questo Ala lo sa bene, grazie ai viaggi nella località di Qa'en in Iran, dove si produce zafferano purissimo e della migliore qualità.
«La mia tesi di laurea era un business plan su cui ho lavorato per tre anni: ho conosciuto e studiato il commercio internazionale dello zafferano, scoprendo storie legate al traffico di armi e di droga, che una volta erano un business, mentre ora il business è quella spezia. Ho visto le persone che con fatica e sacrificio coltivano e raccolgono queste piante ma non ricevono un compenso adeguato. Ho conosciuto l'artigianato locale, le potenzialità di un prodotto che può avere tanti usi. Così ho creato con Davide Shirin Persia (shirinpersia.com, che significa "Dolce Persia"), che non è solamente un e-commerce di zafferano: vogliamo creare sostenibilità, far conoscere le tradizioni, far rispettare i lavoratori, diminuire lo sfruttamento, recuperare gli scarti, a partire dai petali del fiore».
Equo e solidale, insomma. Ma anche con la voglia di far conoscere l'Iran.
«Con l'agenzia "Viaggi e miraggi" di Altromercato abbiamo accompagnato un gruppo di viaggiatori in quelle terre, portandoli a lavorare insieme ai contadini locali. E faremo altri viaggi in futuro. Nel frattempo vendiamo sul sito e ci facciamo conoscere anche in Trentino, grazie ad alcuni eventi tra l'etico e il gastronomico».
Le motivazioni ad Ala non mancano: le idee sono chiare, i progetti seri e l'energia crescente. A proposito di motivazioni. Torniamo a quella parola chiave che fa da sfondo a tutta la sua storia.
«La prima motivazione che mi ha sempre spinta è legata alla libertà: la mia famiglia mi ha sempre supportato e sopportato, anche se a volte non erano d'accordo con le mie scelte. Poi la libertà di arrampicare e stare in vetta. E quella, che in Italia ho scoperto essere possibile, di andare in una piazza a cantare le proprie idee».

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