Le (premiate) birre di BioNoc alla conquista della Spagna

Altro che gli «zero tituli» tanto cari a Josè Mourinho:  al birrificio artigianale BioNoc di titoli e riconoscimenti hanno fatto  letteralmente incetta. Già a marzo, esattamente la scorsa settimana, e  pure in trasferta, precisamente a Barcellona.  «La manifestazione aveva  una rilevanza internazionale, così come altre a Norimberga o Bruxelles:  è una sorta di olimpiade, perché ci sono varie specialità, nel nostro caso  tipologie di birre, e vincono solo i primi tre classificati. Poi viene  stilata una graduatoria complessiva e noi siamo arrivati al secondo posto  assoluto, a un solo punto dai vincitori, gli spagnoli della birreria La  Pirata». 

A raccontare è Fabio Simoni, titolare e ideatore del progetto  insieme a Nicola Simion. 

«Questi eventi danno prestigio al nostro birrificio  e ci permettono di confrontarci con persone provenienti da ogni anfolo  del mondo. C'erano ben 46 giudici, che hanno assaggiato alla cieca. Noi abbiamo vinto l'oro con la nostra Maraska, poi tre argenti con Impombera, Rauca e Miss Liken e un bronzo con Mama Sour. Questo ci ha permesso di  arrivare a un soffio dall'oro nella classifica generale. Ma siamo felicissimi  comunque. Poi abbiamo avuto degli importanti incontri per incrementare  la nostra rete di vendita: abbiamo stretto un accordo con un distributore  che porterà le nostre birre in tutta la Spagna». Dalla località Giare  di Mezzano in Primiero a Madrid e Barcellona, quindi. Un passo in avanti  non da poco per un birrificio nato solamente sette anni fa, ma cresciuto  nel tempo sotto ogni punto di vista. Il tutto, grazie, a pochi ma ben chiari  principi, che potremmo riassumere in territorio, ambiente e persone.   

«Con me e Nicola ci sono tre dipendenti: Nicola Coppe, che produce le nostre  birre acide, alle quali abbiamo voluto dare proprio il suo nome, "Asso  di Coppe". Poi Michele Loss e Roberta Segat. Persone assolutamente indispensabili  e insostituibili. E abbiamo anche uno stagista, ma ne prendiamo solo uno  a stagione, così può imparare meglio. Poi il territorio: abbiamo sempre  puntato sul nostro piccolo e isolato Primiero, senza mai decentrare la  produzione, anche perché la nostra acqua di montagna è unica. Infine l'ambiente:  tutto quello che coltiviamo e raccogliamo è biologico ed ecosostenibile,  a partire dai nostri luppoleti». 

Il lavoro di questi ragazzi e le loro  idee chiare portano a numeri da urlo: 90 mila bottiglie prodotte all'anno  più un migliaio di fusti. Ventisei tipologie di birre diverse, da quelle  più semplici a quelle in barrique che richiedono anni di attesa. E, di  fatto, due aziende: perché oltre al birrificio artigianale BioNoc c'è anche  la società agricola Birre Della Terra, che vede protagonisti Fabio e Nicola  insieme a Umberto Sinigaglia, che sui Colli Berici produce una serie di  cereali che poi vengono usati nella produzione di birre.  «Adesso l'obiettivo  è consolidarci e andare avanti così: i risultati, oltre a premi e riconoscimenti,  stanno arrivando. Il sogno nel cassetto? Aprire dei nostri locali, dei  nostri pub, in giro per l'Italia e per il mondo. Sarebbe stupendo che i  giovani di Barcellona un giorno potessero dirsi "Questa sera dove andiamo?" Dai, si fa un salto a BioNoc a bere una birra artigianale italiana di montagna?. Ci vogliono soldi e tempo, ma speriamo un giorno di poterci riuscire».   

La voglia di fare, l'intraprendenza e le idee non mancano: il settore  della birra artigianale in Trentino sta crescendo e, al netto di un paio  di progetti falliti, tanti giovani si stanno ritagliando uno spazio importante. Non faremo dire a Fabio chi è bravo e chi meno, chi fa birre più buone  e chi meno, ma un messaggio da chi ce l'ha fatta, quello sì. «Mi piacerebbe  lanciare è un messaggio per i giovani, ovvero di crederci ed essere positivi, senza passare il tempo a lamentarsi. Noi abbiamo iniziato con pochi soldi  ma tanto entusiasmo, e ora riusciamo ad avere da sette anni crescite a  due cifre».                                                            

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