Impresa di Gianluigi Rosa Sul Basso con una gamba sola

Gianluigi Rosa ce l’ha fatta: alle 13.30 di ieri ha suonato le campane del Campanil Basso, che ha incredibilmente scalato con una protesi alla gamba. Si è materializzata così per il terzo anno consecutivo la «magia» di «Dolomiti open», l’esperienza ideata dalla guida alpina Simone Elmi di Molveno per rendere accessibili le nostre Dolomiti anche ai disabili.

Insieme a Elmi e Rosa una trentina di persone, costituita da cinque giovani disabili psichici, due musicisti, alcune guide alpine e semplici appassionati della montagna. La due giorni ha preso le mosse sabato mattina, quando il gruppo è partito da Molveno alla volta del rifugio Pedrotti.

Qui, alle 17.30 circa, «l’intervista impossibile» scritta da Rosario Fichera e interpretata dai fratelli Martina e Pietro Baldrighi ha proiettato tutti i presenti agli inizi del Novecento, quando Paul Preuss aprì sul Campanil Basso la vertiginosa via est.
A scandire la rappresentazione – con Pietro Baldrighi in abiti tirolesi e corda dell’epoca a tracolla – i brani musicali interpretati da Michele Selva (sax) e Fabrizio Biordi (trombone).

Ed ecco la giornata di ieri: prima dell’alba, Elmi, Rosa e pochi altri si sono avventurati alla volta del «Basso». Alle 7.30 altre due cordate hanno imboccato la via delle Bocchette centrali. Un’ora e mezza più tardi, l’ultimo gruppo è sceso alla «Büsa degli Sfulmini». Questo infatti l’obiettivo di Dolomiti open: permettere a ognuno – disabile o normodotato che sia – di superare i propri limiti, e di accedere al Brenta secondo le proprie capacità.

Un’idea che verso le 10 si è concretizzata attraverso un momento molto emozionante: l’esecuzione dell’Aria sulla quarta corda di Bach, a frasi alterne tra Biordi seduto penzoloni sulla «Sentinella» (una cimetta in zona Bocchette centrali) e Selva rizzato sul dirimpettaio «Stradone provinciale» che taglia a metà il Basso.

Grande l’impatto visivo e acustico, che ha «rapito» decine e decine di alpinisti – anche estranei all’organizzazione – impegnati sui tre percorsi. Ma la soddisfazione più grande rimane quella di Rosa: a 17 anni rimasto senza gamba per un incidente in moto, a 29 – questa la sua età attuale – assiso su una vetta meta dei migliori alpinisti al mondo.

«Devo molto ai miei genitori e agli amici che in quei momenti bui mi hanno sempre spronato e sostenuto» scandisce l’atleta della «magia». Per un giorno almeno, la scena del Brenta è stata tutta sua.

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