Bortolotti, dal Punto d'incontro all'accoglienza a Pergine

«Non sappiamo quando partiremo con il progetto, perché stiamo ancora trasferendoci. Ma spero verrete a trovarci».
Risponde con cortesia al telefono mentre termina di chiudere gli ultimi scatoloni. Il trasloco è imminente e Piergiorgio Bortolotti, per oltre trent'anni direttore del Punto d'incontro di Trento, è pronto per una nuova esperienza. L'annuncio agli amici arriva in un post pubblicato su Facebook ieri. «Lascio la città ma non per fuggire dalla vita - si legge - Con Attilia stiamo per avviare una piccola esperienza di accoglienza e condivisione di vita con persone in situazione di bisogno». Sottolinea (anche se gli amici lo sanno bene) che «la nostra casa sarà sempre aperta per chi vorrà farci visita».
Segue la foto di una grande struttura, bianca, nel verde: la casa di Vigalzano di Pergine donata da don Guido Avi alla parrocchia di Madrano. «Al piano terra verranno ospitati i profughi, al primo piano ci saremo Attilia (Attilia Franchi, operatrice del Punto d'Incontro, ndr) ed io, al piano superiore continuerà a vivere don Guido Avi», ci spiega.
Piergiorgio Bortolotti, il suo annuncio arriva proprio durante le feste di Natale. Che significato ha questa nuova esperienza di accoglienza?
«Continuerò a fare quel che sto facendo, il volontariato in carcere, la collaborazione con il Punto d'Incontro e altro. In aggiunta il mese prossimo Attilia ed io avvieremo questa nuova esperienza a Vigalzano, in una casa in cui accoglieremo a nostre spese persone in situazioni di difficoltà e bisogno. Le ospiteremo per un tempo determinato, in attesa che vengano trovate soluzioni, che gli ospiti trovino una nuova sistemazione. È un progetto di condivisione di vita, per stare insieme, per fare le cose insieme».
Riuscirete a fare tutto da soli, lei e Attilia, con le vostre forze e senza l'aiuto, anche economico, di persone esterne?
«Metteremo a disposizione la pensione mia e lo stipendio di Attilia. L'accoglienza sarà di carattere familiare, per un massimo di quattro persone. Non abbiamo ancora individuato quali saranno i primi ospiti. Mangeremo insieme e proprio il pasto sarà uno dei momenti più importanti della giornata. Magari gli ospiti ci potranno dare una mano per la manutenzione del parco o per l'orto, dato che c'è un pezzo di terreno in cui sarà possibile ricavarne uno. Avevamo parlato un paio d'anni fa con il vicario (don Lauro Tisi, ndr) per trovare una canonica per poter fare questo tipo di esperienza. Recentemente è maturata questa soluzione. Opereremo anche in collaborazione con Caritas e Comunità Solidale, ma in autonomia».
Perché la scelta di spostarsi dalla città a Pergine?
«È stata una scelta casuale. Avevamo visto qualche canonica dismessa, ma le soluzioni analizzate in precedenza erano un po' lontane dalla città. Attilia lavora a Trento al Punto d'Incontro e si sposta con i mezzi pubblici perché non ha l'auto. Questa sistemazione è in una posizione abbastanza vicina alla città, facilmente raggiungibile e ci permette di conciliare più cose».
Tra i vostri ospiti porranno esserci rifugiati?
«No, non ci occuperemo direttamente di loro, che sono seguiti da Comunità Solidale con progetti più ampi, da Cinformi e da Provincia. Noi abiteremo vicini, ma i nostri ospiti saranno altri, italiani e stranieri, dalle donne in difficoltà ai padri separati. Potranno anche arrivare da noi ospiti del Punto d'Incontro. Non abbiamo un target particolare. Per le persone da ospitare, valuteremo di volta in volta le situazioni: avendo sia io che Attilia i nostri impegni, non possiamo farci carico di situazioni particolarmente problematiche. Il nostro progetto è di un'accoglienza in famiglia anche se non siamo una famiglia. Una condivisione di vita, nella semplicità, nella gratuità».
Bortolotti, come è nata l'idea di una nuova esperienza di accoglienza?
«Il nostro progetto, nella sua modestia, è un ritorno alle origini. Quando ho iniziato al Punto d'Incontro, tutto era partito come una cosa modesta. Solo che all'epoca si era costituita una cooperativa. Noi ora non abbiamo ambizione di fare un megaprogetto, ma una cosa semplice, un'accoglienza familiare inserita nel contesto di una comunità. Perché è nostra intenzione curare i rapporti con chi ci sta attorno».
Una data di partenza per il vostro progetto ancora non c'è...
«Dal 30 dicembre io sarò a Vigalzano. Ci vorrà un po' di tempo perché dobbiamo ancora aspettare i mobili. Ma una volta sistemati, apriremo le porte all'accoglienza».
Accoglienza nel segno di don Dante Clauser, il prete degli ultimi, fondatore del Punto d'Incontro, scomparso nel 2013 a 89 anni. «E non potevamo che intitolare a don Dante questo nostro progetto - conclude Bortolotti nel messaggio agli amici - A distanza di 36 anni dal mio arrivo al neonato Punto d'Incontro, ricomincio?una nuova avventura».

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