L'isolamento di Ignazio e Cecilia: al maso a potare con il Checco e lei fa il tiramisu per tutti

di Giorgio Lacchin

Tu e Cecilia siete allenati. «So dove vuoi andare a parare...». Lo so che lo sai. «...ma non è così». 
Ovvio, Ignazio. Facevo per dire.
«Questo isolamento e quello nella casa del Grande Fratello Vip sono due cose completamente diverse».
Ignazio Moser non è più il figlio del grande Francesco. O meglio, da almeno 3 anni è molto di più: un personaggio televisivo, il conduttore di varie trasmissioni, l’ospite ricercatissimo di molte altre. Ignazio e Cecilia Rodríguez sono la coppia più famosa dello spettacolo italiano. Si sono conosciuti nella celebre “casa”, nel 2017, e non si sono più lasciati. L’argentina Cecilia è la sorella minore di Belén.
Ignazio, sono lontanissimi quei giorni spensierati.
«Altroché. Qui c’è uno stato di preoccupazione, se non di panico».
Dove siete?
«A Maso Warth, il maso di famiglia, a Gardolo di Mezzo. Me ne sono andato da Milano il 21 febbraio alle prime avvisaglie dell’emergenza. La Settimana della moda stava finendo».
Abitate a Milano, tu e Cecilia.
«Proprio in centro».
Com’era la città in quei giorni?
«Si respirava un’aria pesante».
Immagino.
«Quando sono tornato in Trentino nessuno mi credeva. Dicevo: speriamo non succeda la stessa cosa qui da noi, perché sennò...».
Nessuno ti credeva, eh?
«Non era facile, peraltro. Guarda ciò che succede in giro, guarda gli altri Stati: prendi le giuste precauzioni solo quando vai a sbattere contro la dura realtà. Solo quando ti arriva in faccia. Prima no».
Prima, fatichi a capire.
«Poi sono tornato a Milano a prendere Cecilia».
Quando?
«Prima che bloccassero la Lombardia. Cecilia non aveva potuto venir via con me: aveva ancora degli impegni di lavoro».
Hai paura, Ignazio?
«All’inizio tutta questa situazione mi sembrava grossa ma non grave, se posso dir così. Poi ha preso un’altra piega».
Ma hai paura?
«L’umore è altalenante. I mass media ti influenzano. Visto sabato scorso? Ottocento morti in un giorno... Vieni toccato per forza. E i camion che trasportano i corpi, la notte... Ma non ho paura per me: dicono che i soggetti giovani non siano così a rischio. La paura è per i nostri cari che hanno qualche anno in più: penso a papà...».
Mitico Francesco.
«Un leone, un uomo dal fisico forte, vicino comunque ai settant’anni».
Questa è la paura, dunque.
«Il nostro maso è un po’ in alto, isolato, ma il vento l’altra sera portava i suoni della pianura e ho sentito distintamente l’automobile nelle vie del paese, e la voce col megafono che intimava di stare a casa. Sembrava la scena di un film. Non l’avrei mai immaginato».
Questa esperienza può insegnarci qualcosa?
«Deve». 
Bello sentirtelo dire.
«Deve arrivare a cambiarti. Guarda com’è cambiata la mia vita: solo il fatto di condividere più tempo con la famiglia... Com’è lontano il ritmo frenetico degli ultimi anni! E ti viene da pensare: tu corri, corri, ma alla fine basta un niente».
Una cosa che non puoi vedere, toccare.
«Un niente, proprio, e tutto cambia. Noi, qui, in campagna: mi sveglio con calma, vedo le galline, porto a spasso i cani... È un discorso retorico, lo so, ma da questa retorica va estratto un insegnamento: dobbiamo tornare a dare un peso alle piccole cose».
Che piccole non sono, alla fine.
«Infatti».
Scommetto che papà Francesco ti fa potare le viti.
«Tutti i giorni».
Sul serio?
«L’altro giorno, scherzando, dicevo proprio questo: sto vivendo un campo militare! non una quarantena».
Che forte!
«Siamo nei campi dalla mattina alla sera. Solo in questi ultimi giorni papà ha un po’ “mollato” sulla mattina perché fa freddo e le giornate si sono allungate, ma all’inizio del pomeriggio arriva la chiamata alle armi. Io sono il suo sottotenente in campagna».
E Cecilia?
«Ha il compito di tenere la casa sistemata. Se vuoi è qui...».
Come no!
«Aspetta... metto il vivavoce».
Pronto?
«Pronti».
Cecilia?
«Eccomi».
Ciao Cecilia! Come va la vita?
«Molto bene. Davvero».
Sei la signora di casa, insomma.
«Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando mio nonno lavorava nei campi e la nonna stava a casa a preparare il pranzo e la cena per tutti».
Cucini tu, adesso?
«Certo».
Per quanti?
«Noi tre. Io, Ignazio e Francesco».
Cosa prevede il menù?
«Oggi ancora non so... Devo vedere cosa c’è dabbasso».
Di solito?
«Carboidrati a pranzo, proteine a cena».
Devi mantenere la forma, del resto. Fa parte del tuo lavoro.
«Mangiamo di tutto ma con equilibrio».
E i due uomini cosa dicono: ti fanno i complimenti o no?
«I primi giorni stavano in silenzio, nessuno diceva niente, ma adesso sì».
E trovi anche il tempo di fare un po’ di palestra? Ne avete organizzata una?
«Posso dire la verità?».
Devi.
«La verità è che sono molto pigra. Non sono una che si allena tanto».
Avrei scommesso il contrario.
«Lo spazio, qui al maso, ci sarebbe. Il tempo anche. Manca la voglia, però».
Cosa fai, allora, quando non cucini?
«Tanti lavoretti, lavo, stiro».
Sul serio?
«Ovvio. Ieri ho pulito i bagni».
La signora della casa.
«L’hai detto».
Con tutti ‘sti lavori è come se facessi palestra.
«L’hai detto».
A proposito!, auguri! Il 18 era il tuo compleanno.
«Trent’anni. Grazie!».
Hai cucinato anche per la tua festa?
«Sì, ho fatto pure il tiramisù, il mio dolce preferito».
A chi lo dici!
«Sopra ci metto le fragole».
Il tiramisù con le fragole? Non l’avevo mai sentita.
«Non mi piacciono le cose troppo dolci».
Ma con le fragole viene bene?
«Benissimo. Dovresti provare».
Magari un giorno.
«Adesso vado...». 
Ciao Cecilia!
«Ti ripasso Ignazio».
Grazie!
«Rieccomi...».
Insomma, Ignazio, il grande capo Francesco ha messo sotto anche Cecilia.
«Papà non guarda in faccia nessuno. Ogni tanto qualcuno chiama e lo sento dire: se vieni su, ti trovo qualcosa da fare».
Un fenomeno! Non cambierà mai.
«Mai».
Cecilia niente, ma tu, un po’ di palestra?
«I primi giorni mi ero fatto dei pesi con dei blocchi di cemento e mi mettevo sulla veranda. Ma è durato poco».
Simpatica Cecilia.
«In questi giorni abbiamo capito ancora di più quanto bene stiamo insieme».
È una bella cosa.
«Viviamo in simbiosi».
Avanti così.
«C’era un po’ di timore... Ma credo che tutti ne avessero quando è arrivato il decreto: tutto il tempo chiusi in casa, con un’altra persona... Per noi, poi, che viviamo tra eventi, aeroporti, show!».
Non vi era mai successo.
«Ma io e Cecilia siamo d’accordo su una cosa: vogliamo una vita normale».
Negli ultimi anni non è stata per nulla normale.
«Questa è una parentesi, stiamo facendo un sacco di esperienze ma non vogliamo che tutta la vita sia uno show. Nel nostro futuro c’è una famiglia».
Volete dei figli?
«Certo. Una famiglia vera».
Circolano un sacco di voci: c’è chi azzarda che Cecilia sia già incinta.
«Non è vero, tranquilli. La quarantena porta nelle coppie affiatate un aumento della passione, ed è così anche per noi!, però penso ne usciremo ancora in due...».
Questa è buona.
«...sennò vuol dire che dura più di un anno».
Parliamo del tuo lavoro.
«L’emergenza ha fatto saltare qualche piccolo programma, ma pazienza. Ora mi sono trasformato in un virologo appassionato».
In che senso?
«Seguo ora per ora l’evolversi dell’emergenza».
Ora per ora?
«Sul serio. Sembrerebbe che la situazione stia migliorando, piano piano».
Siamo sicuri?
«Si vede la luce, almeno un poco, in fondo al tunnel».
Sta tornando la speranza.
«È tornata la speranza, sì».

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