«L'orso non è un gioco Ecco come educare la gente» Ma la Provincia non è interessata all'idea

di Zenone Sovilla

Una campagna sui media per aiutare le istituzioni locali a sensibilizzare i cittadini sulla presenza degli orsi in Trentino, favorendo il diffondersi di comportamenti corretti. Una sintesi fra conoscenza scientifica e governo razionale, oltre l'allarmismo e le banalizzazioni su un fenomeno anche «sociale» rilevante. Ma un'idea che a quanto pare non interessa affatto ai decisori politici di piazza Dante.

«Purtroppo - spiega Nazareno Ambrosi, art director e esperto di strategie di marketing, uno dei professionisti ideatori della campagna - l'assessora provinciale competente, Giulia Zanotelli, ci ha fatto riferire dagli uffici che il dipartimento non intende riceverci per illustrarle la proposta. Eppure il primo approccio, con i dirigenti e la direzione dell'ufficio stampa, era stato di segno opposto: avevamo ricevuto commenti positivi. Poi, a livello politico non si è voluto nemmeno conoscere di che cosa stessimo parlando. Trovo del tutto sconveniente che la Provincia non conceda a dei professionisti nemmeno la possibilità di presentare un'idea rivolta al bene di tutti, alla comunità. Ritengo che ricevere ascolto sia, al contrario, un diritto».

Qual è lo scopo del progetto che lei e Giada Ambrosi avete elaborato e quindi tentato invano di presentare?

«Ha l'obiettivo di contribuire a collocare in una cornice verosimile e costruttiva la presenza dell'orso in Trentino. Sapere che questo animale selvatico si muove nelle nostre foreste è bello, però bisogna imparare a conviverci correttamente, a conoscerne e rispettarne la natura, evitando gli allarmismi o le trappole favolistiche».

Che cosa dice in proposito dell'idea di campagna che avete tentato invano di illustrare alla Provincia?

«L'obiettivo è divulgare e spiegare, con un linguaggio chiaro e immediato, le caratteristiche di un fenomeno che appartiene al nostro territorio. Si tratta di educare a una maggiore responsabilità e consapevolezza di un corretto rapporto uomo-animale. Dunque, accanto allo slogan "l'orso bruno non è un gioco", si propongono una serie di immagini eloquenti e una breve comunicazione.

Il testo suggerito recita: "La presenza dell'orso bruno in Trentino è una cosa seria. Da parte della pubblica amministrazione sono in atto importanti iniziative che, unite alla vostra collaborazione, hanno l'obiettivo di stabilire una serena convivenza con una realtà del nostro territorio. Collaborare vuol dire soprattutto informarsi: sia per conoscere le abitudini dell'orso, che per acquisire utili consigli nell'eventuale avvistamento o incontro ravvicinato". Il tutto corredato naturalmente dal logo della Provincia e dalle informazioni di contatto con l'ufficio che si occupa degli orsi».

Come e quando vi è venuta l'idea di occuparvi di questa tematica?

«Nella primavera dell'anno scorso, dunque ben prima della nota vicenda di M49, abbiamo cominciato a lavorarci prevedendo una serie di passaggi. Prima di tutto, un lavoro di ricerca e informazione, svolto grazie a un paio di esaustivi incontri con il dirigente generale del dipartimento agricoltura e foreste, Romano Masè. Quindi abbiamo sviluppato la parte creativa, sottoponendola di nuovo allo stesso dirigente per una verifica in vista della richiesta di un appuntamento con l'assessora Giulia Zanotelli. Per ulteriore trasparenza e ufficialità abbiamo illustrato la campagna anche al responsabile dell'ufficio stampa provinciale, Giampaolo Pedrotti, che l'ha analizzata, giudicata positivamente e a sua volta presentata all'assessora. Infine ho chiesto udienza a quest'ultima e avevamo pure fissato un appuntamento, ma poi dalla segretaria mi stato comunicato che "all'assessore queste cose non interessavano e quindi non aveva tempo". Peccato, avrei desiderato ricevere una risposta nel merito del lavoro proposto».

Nella foto sopra, una bozza del progetto che non ha ottenuto l'attenzione della giunta provinciale.

Qui sotto, Nazareno e Giada Ambrosi.

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