In Trentino circa 90 orsi: stanno bene e crescono, fra i 16 ed i 20 cuccioli in più

In aumento rispetto al 2018 la popolazione di orsi presenti in Trentino che si attesta tra gli 82 e i 93 esemplari. Fra questi ci sono 3 esemplari che hanno gravitato fuori provincia e 6 che hanno fatto incursioni nelle zone confinanti.

Lo dice il Rapporto grandi carnivori 2019 elaborato dalla Provincia autonoma di Trento in cui si sottolinea come l’incremento sia dovuto principalmente al buon andamento della passata stagione riproduttiva. Nel 2019 è stata stimata infatti la presenza di 9-12 cucciolate per un totale di 16-21 cuccioli.
Inoltre, nel corso del 2019 è riapparso un orso, M35, rilevato geneticamente l’ultima volta nel 2016. Negli ultimi cinque anni il trend di crescita annuo medio degli orsi delle Alpi centrali risulta pari al 12%. In aumento (+31%) il numero delle femmine.

A proposito dei danni imputati agli orsi, M49, l’esemplare problematico resosi protagonista d una clamorosa fuga immediatamente dopo la sua cattura nel luglio dell’anno scorso, è considerato responsabile di 44 attacchi, per danni che ammontano a 45.000 euro e rappresentano il 30% della somma complessiva indennizzata nel 2019 per tutti i danni da orso in Trentino.


 

Regioni e Province autonome dell’arco alpino fanno squadra per tracciare la presenza dell’orso bruno con un monitoraggio genetico, che fotografi consistenza e trend evolutivo della specie protetta. Sono circa una settantina, infatti, i plantigradi, segnalati in Trentino, a seguito dell’azione di ripopolamento dalla Slovenia effettuata vent’anni fa. La Regione Veneto, insieme a Lombardia e Friuli Venezia Giulia e alle province autonome di Trento e Bolzano e sotto il coordinamento di Ispra, dà continuità al monitoraggio degli esemplari, che spesso sconfinano nelle province e regioni contermini, affidando alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (ente di ricerca strumentale della Provincia trentina) le analisi di laboratorio dei campioni biologici. Lo scopo è costruire un data-base organico e a lungo termine sulla presenza della specie protetta nelle aree alpine e prealpine del quadrante nordorientale.
«L’accordo - spiega l’assessore all’agricoltura, Giuseppe Pan - fa seguito ai piani di azione che da oltre dieci anni la Regione Veneto ha adottato, in collaborazione con le Province e il Corpo forestale dello Stato, per seguire l’evoluzione dell’orso bruno e tracciare i casi di dispersione dal nucleo originario stabilendo legami di parentela e variabilità genetica. Questo nuovo accordo, valido sino al 2022, ci impegna a condividere ed aggiornare un database relazionale in formato elettronico accessibile online che raccolga tutte le informazioni di campo, come segni di presenza, danni, radiotracking, avvistamenti, e i risultati delle analisi genetiche su tutto l’areale di presenza della specie, al fine di conoscere lo stato della popolazione sulle Alpi, con informazioni puntuali su distribuzione, consistenza, caratterizzazione demografica, trend e status genetico. La banca-dati interregionale ci consentirà di monitorare riproduzione e spostamenti dell’orso bruno e di fornire alle comunità delle aree interessate o limitrofe ai suoi movimenti un primo strumento di informazione, prevenzione e gestione della specie».

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