Il biologico cresce in Italia ma il Trentino è indietro

L'Italia è sempre più bio, ma il Trentino arranca ancora, nonostante la nostra Provincia autonoma sia il territorio in cui, percentualmente, gli ettari coltivati a biologico sono aumentati di più nel 2019: del 31% rispetto al 2018, passando da 5.260 a 6.906. In Italia sono quasi 2 milioni gli ettari di superfice biologica. Sicilia (370.000 ettari), Puglia (266.000), Calabria (208.000) ed Emilia-Romagna (166.000) le prime quattro regioni per superficie di biologico. Ma anche il vicino Alto Adige batte il Trentino, con una superficie quasi doppia. Soltanto Liguria e Valle d'Aosta evitano al Trentino di essere fanalino di coda. Circa il 30% della superficie agricola biologica trentina è coltivata a frutta e vite, un altro 40% a pascolo. La vite nel 2019 ha aumentato le coltivazioni biologiche, in Provincia di Trento, del 20%; del 54% la frutta.

Gli ortaggi hanno fatto registrare un +14% della superficie biologica, +11% l'ulivo. Solo 92 ettari a biologico riguardano l'olivicoltura e una cinquantina i cereali, 111 ettari per gli ortaggi. I produttori di agricoltura biologica sono poco meno di 1.300, aumentati di 14 unità, nel 2019, rispetto all'anno precedente. L'incidenza delle superfici biologiche sul totale dei terreni coltivati in Trentino è del 5,4%, del 5,7 in Provincia di Bolzano. Percentuali simili al resto del Triveneto. Per un confronto più ampio, la percentuale delle Marche è del 22%, in Calabria è del 36%. I dati emergono dal recentissimo report nazionale «Bio in cifre 2020», realizzato da Coldiretti, Ismea (Istituto Servizi per il mercato agricolo alimentare) e Verona Fiere, presentato l'altro giorno dalla ministra dell'agricoltura Teresa Bellanova, che – soddisfatta per la forte crescita del biologico in molte aree del Paese – ha però messo in guardia dal rischio di fare aumentare le superfici biologiche solo perché si abbassano le soglie e i criteri.

Per evitare frodi, cui questo settore è particolarmente esposto, servono più controlli, ha detto la ministra. Al Senato, invece, è pronto il Testo Unico per il biologico, in attesa di approvazione. In Trentino a fine inverno furono raccolte le firme necessarie per indire il referendum propositivo che istituisca un «Biodistretto del Trentino», ovvero un'area geografica naturalmente vocata al biologico all'interno della quale agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni si impegnano in un patto reciproco per la gestione sostenibile delle risorse, per la produzione e il consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche biologiche). Bastavano 8.000 firme ma ne furono raccolte oltre 12.800, pur chiudendo la raccolta con dieci giorni d'anticipo causa l'esplosione della pandemia Covid lo scorso marzo. Un'iniziativa, quella referendaria, partita dai Verdi e che ha abbracciato trasversalmente gruppi, associazioni, movimenti.

Marco Boato, leader storico dei Verdi trentini ed ex parlamentare, è stato uno dei promotori del referendum: «Il fatto che le classifiche e i dati usciti in questi giorni non siano lusinghieri per il Trentino ci dice che avevamo ragione a proporre il referendum. E il non aver trovato difficoltà nel raccogliere le firme testimonia che il Trentino è pronto per un salto di qualità. Ovviamente non dall'oggi al domani, ma lavorando insieme sul piano amministrativo e legislativo». Il referendum è in programma la prossima primavera e il quorum è del 40%. «Avevamo chiesto si votasse il 20-21 settembre scorso insieme alle comunali e al referendum sul taglio dei parlamentari – ricorda Boato – ma il Consiglio regionale aveva bocciato quella ipotesi».

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