L'Ocse: la variabile ecologica abbia più peso nei sistemi fiscali

Un sistema fiscale che sappia ridurre le diseguaglianze e che punti sempre di più ad una svolta green.
È  quello a cui i governi dovrebbero puntare una volta superata la crisi Covid, una ferita che ha pesantemente inciso sull'economia internazionale ma che, se gestita nel modo migliore, potrebbe non lasciare troppe cicatrici ma diventare anzi un'opportunità di cambiamento. A tracciare la linea è l'Ocse nell'ultimo rapporto Tax Policy Reforms 2020, in cui vengono delineate le politiche fiscali adottate nei vari Paesi negli ultimi mesi di emergenza e forniti suggerimenti per il prossimo futuro.

Nel presente ad incombere è infatti l'assoluta incertezza, rileva l'Ocse. Il recupero non sarà un processo regolare, probabilmente si andrà verso nuovi lockdown a macchia di leopardo o verso nuove limitazioni di movimento. I governi dovranno quindi dare prova di "flessibilità e agilità", continuando innanzitutto ad utilizzare gli strumenti fiscali per fornire supporto alle imprese e alle famiglie, mantenendo misure mirate di sostegno "per tutto il tempo necessario".

Una volta imboccata la ripresa, però, bisognerà passare dalla gestione della crisi alle riforme strutturali, stando attenti "a non agire prematuramente -avverte Pascal Saint-Amans, direttore del centro Ocse per la politica fiscale - poiché ciò potrebbe mettere a repentaglio il recupero". L'occasione per imprimere una svolta però c'è e va colta: "i governi - prosegue Saint-Amans - dovrebbero cogliere l'opportunità per costruire un'economia più verde, più inclusiva e più resiliente. Piuttosto che tornare semplicemente al business as usual, l'obiettivo dovrebbe essere quello di 'ricostruire meglio' e affrontare alcune delle debolezze strutturali che la crisi ha messo a nudo".

Priorità centrale è proprio l'accelerazione della riforma della tassazione ambientale, citata non a caso anche ieri dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e al centro delle ipotesi di riforma fiscale italiana. Oggi, spiega l'Ocse, le tasse sui combustibili inquinanti non sono neanche lontanamente vicine ai livelli necessari per incoraggiare il passaggio all'energia pulita. Il 70% delle emissioni di CO2 legate all'energia provenienti dalle economie avanzate ed emergenti infatti non è tassato e alcuni dei combustibili più inquinanti rimangono tra i meno tassati. Basti pensare, ad esempio, che in Italia i sussidi ambientalmente dannosi ammontano a quasi 20 miliardi di euro. L'adeguamento delle tasse, insieme ai sussidi statali e agli investimenti, sarà inevitabile per ridurre le emissioni di carbonio.

Anche un'equa ripartizione degli oneri sarà fondamentale in futuro. "La crisi ha fatto luce e ha esacerbato le disuguaglianze esistenti. - spiega ancora Saint-Amans - I lavoratori a basso reddito, le donne e i giovani sono stati colpiti più duramente, così come i lavoratori part-time, temporanei e autonomi. Un certo numero di paesi ha temporaneamente esteso il congedo per malattia o l'indennità di disoccupazione ai lavoratori 'non standard', ma si dovrebbe prendere in considerazione il rafforzamento della loro protezione sociale nel lungo periodo". Risorse da destinare a questo scopo potrebbero arrivare dalla digital tax, che ristabilirebbe anche un certo equilibrio sulla tassazione dei colossi del web. L'Ocse, da sempre fautore di un accordo internazionale sotto la sua ala, torna a sollecitare un'intesa, anche perché nelle attuali condizioni, l'economia non sarebbe in grado di reggere nuovi conflitti commerciali.

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