Kompatscher rilancia sui passi «Chiusi alle auto e alle moto»

«Servono scelte coraggiose, per affermare con responsabilità il valore della sostenibilità delle Dolomiti, che sia ambientale, economica, storica, culturale. Come presidente della Provincia autonoma di Bolzano e per la Regione Trentino Alto Adige affermo che lavorerò per creare le basi di una normativa solida, per la chiusura dei principali passi delle Dolomiti ai mezzi a motore, per fasce orarie, nelle ore centrali della giornata, durante il periodo culminante della stagione turistica estiva».

Lo ha detto Arno Kompatscher, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, intervenendo a Cortina d’Ampezzo alle celebrazioni per il decennale del riconoscimento, da parte dell’Unesco, delle Dolomiti patrimonio dell’umanità. «Certamente sarà necessario proporre una alternativa - ha aggiunto - un servizio pubblico con mezzi a idrogeno o a trazione elettrica, che non hanno emissioni, silenziosi. Vanno fatte scelte coraggiose, con chi vive questo territorio; saranno le basi per un successo futuro, in termini turistici ed economici».

Meno netta la posizione di Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno: «sulla chiusura dei passi dolomitici bisogna parlare, fare un ragionamento condiviso con le categorie economiche, gli albergatori, chi vive e lavora sui valichi, per trovare una soluzione unitaria. Questa montagna ha bisogno di togliere vincoli, non di metterne».

Mario Tonina, vicepresidente della Provincia di Trento, ha aggiunto: «per quanto riguarda la mobilità, è giunto il momento di frenare, per poi ripartire. Anche a seguito dell’assegnazione dei Giochi Olimpici invernali 2026 all’Italia, per queste Olimpiadi che saranno anche delle Dolomiti, dobbiamo tenere alto questo nome. I Giochi del 2026 saranno la prima edizione sostenibile, per uno sviluppo duraturo, con una sostenibilità duratura».

La questione dell'assalto motorizzato ai valichi delle tre province dolomitiche è da anni al centro di discussioni e proposte, senza peraltro che si sia arrivati a decidere progetti concreti di mobilità alternativa, malgrado la presenza di studi come quello dell'associaizone Transdolomites per la realizzazione di una nuova ferrovia che colleghi la valle dell'Adige alle valli di Fiemme e Fassa (così come avveniva fino alla metà del secolo scorso, quando era operativa la linea Ora-Predazzo, dismessa nel 1963).

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