Un maggio di freddo e pioggia In passato anche di peggio

di Giacomo Poletti

Un maggio così freddo e piovoso si era mai visto prima? Perché, se tutti parlano di riscaldamento globale, le temperature qui sono sottomedia? Domande che forse si stanno ponendo molti trentini preoccupati dalla strenua latitanza del sole. Il climatologo trentino Yuri Brugnara, ricercatore all’università di Berna, ci viene in soccorso proponendo sul forum dell’associazione “meteotrentinoaltoadige” una interessante disamina degli episodi freddi primaverili storici, per capire se le ultime settimane hanno mai avuto dei precedenti. In primis, l’evento “principe” di questo maggio, la neve arrivata fino a 500/600 metri domenica 5.

Le ricerche fanno emergere che dal 1885, fiocchi così bassi a maggio si erano visti in Trentino almeno 6 volte. E ci fu di peggio: «il 7 maggio 1892 a Pergine caddero 5 centimetri, con neve bagnata fino a Rovereto». Con una testimonianza d’eccezione: Don Guetti, il 21 maggio del 1887, scrisse di «neve fino a 650 metri» in Giudicarie, «con il terreno gelato per oltre 15 centimetri». Con il Giro in corso poi è impossibile non pensare a Charly Gaul vittorioso nella bufera l’8 giugno 1956: nevicava dai tornanti poco sopra Sardagna e all’arrivo a Vaneze la neve era alta. Per finire il quadro delle “invernate” tardive, spiccano poi le gelate del 1987 e il maggio 2013, con i record di pioggia tuttora imbattuti in Valsugana. E insomma il freddo grigiore di quest’anno, è roba rara? Flavio Toni, meteofilo di Trento sud dove rileva ogni giorno i dati dal 1977, spiega: «le precipitazioni non sono eccezionali, basti pensare che solo lo scorso anno a maggio piovve 29 giorni su 31. Quest’anno le giornate piovose saranno molte meno».

I 210 millimetri caduti in città nel maggio 2018 probabilmente resteranno imbattuti (ad oggi siamo sui 110, poco più della normale media) nonostante previsioni di altra pioggia venerdì e sabato. Discorso diverso invece per le temperature. Le colate di aria artica a inizio mese pesano. «A Trento sud siamo sottomedia di quasi 4 gradi da inizio mese, una anomalia importante». Va aggiunto un dettaglio non da poco, però: un mese freddo rispetto al passato è una mosca bianca; «gli ultimi 13 sono stati tutti più caldi della media degli ultimi 42 anni» dice Toni. Il trend vede un netto aumento e a livello globale solo l’Europa negli ultimi 20 giorni ha visto valori bassi. Eppure come mai in un mondo più caldo esistono ancora fasi fredde durature? La causa potrebbe risiedere proprio nel cambiamento climatico, posto che l’oscillazione delle temperature è da sempre una ovvia caratteristica del nostro clima. Mentre stiamo scrivendo (ah, il «freddo vero» intanto se n’è andato, fateci caso) il mondo è sopramedia di 0,4 gradi rispetto al periodo 1979-2000 e la banchisa artica è al secondo valore minimo di sempre.

Cambiamento climatico può voler dire quindi non solo «più caldo» ma anche «più persistenza», oltre a fenomeni più forti. Un mutamento frutto del diverso aumento di temperatura indotto dai gas serra fra i poli (dove l’anomalia è maggiore) e l’equatore. La letteratura scientifica attribuisce a questa differenza una corrente a getto più lenta, che tenderebbe a portare ad un tempo più persistente in un contesto globale comunque più caldo. Sul tema del cambiamento climatico è attivo il sito della Provincia climatrentino.it.

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