Le gru in volo all'alba sul Trentino - Video

di Fabrizio Torchio

Proprio mentre la campagna di monitoraggio si stava ormai concludendo, a Bocca Casèt, in Val di Ledro, nei giorni scorsi si è potuto assistere allo spettacolare sorvolo delle Gru. Fra gli ultimi migratori dell’anno, all’alba e durante la notte precedente oltre duecento Gru comuni - grandi uccelli grigi, eleganti e dal becco acuminato - hanno sorvolato il Trentino, dirette alle pianure della Spagna e della Francia.

«Il transito è coinciso con altri passaggi sulle Alpi - spiega Paolo Pedrini, della sezione di zoologia dei vertebrati del Muse - con qualche migliaio di Gru sulla pianura Padana nel viaggio per le pianure spagnole e francesi. Un effetto della migliorata conservazione - osserva Pedrini - che da qualche anno viene registrato regolarmente: non solo da noi ma anche dai birdwatcher» (sulla piattaforma Ornitho.it, per chi lo volesse, sono visibili i dati).

Per molte altre specie, peraltro, quest’anno la campagna di monitoraggio degli uccelli, coordinata da Muse ed Ispra insieme ad altre 13 stazioni sull’arco alpino dove i migratori vengono inanellati - ha evidenziato un flusso migratorio insolitamente basso: «Sono mancati i fringillidi come il Fringuello, la Peppola, il Frosone e la Cincia - spiega Pedrini - un po’ come se la migrazione non fosse partita.

Nel 2014 avevamo monitorato oltre 2mila Cince more, quest’anno solo 83». E se la «contabilità» finale a Bocca Casèt è solitamente di 13-14mila inanellamenti, quest’anno è di 5.059 uccelli di 68 specie, quella a Passo Brocon di 2.732 uccelli inanellati di 48 specie. Di alcune  c’è abbondanza, come per il Pettirosso (1.481 inanellamenti al Casèt, 1.609 al Brocon) o la Balia nera, che sverna in Africa (557 al Casèt). Altre, come il Merlo dal collare, sembrano diradarsi, in questo caso forse per i cambiamenti dei siti di nidificazione - ipotizza Pedrini - legati alla riforestazione di aree aperte e alla minore disponibilità di pascolo. Se il Codirosso - migratore di alta quota - tende ad aumentare, per molte specie che svernano nelle aree africane si assiste ad un calo demografico che si ipotizza possa essere legato ai cambiamenti climatici.

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I lunghi voli dei migratori, in ogni caso, non cessano di destare interesse: durante la campagna di monitoraggio, gli esperti hanno ricatturato (registrato e liberato) un Pettirosso il cui anello ha mostrato la provenienza: Lituania. Un Prispolone indiano è volato in Trentino dopo essere partito dall’estremo nord della Siberia, un Crociere proveniva dalla Slovenia. È anche arrivata una Civetta capagrosso - spiega ancora Pedrini - che era stata inanellata in Belgio, il che sembra dimostrare il fatto che la specie, considerata alpina, non è solo stanziale.

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Quelle del Casèt e del Brocon (qui la responsabile è Francesca Rossi responsabile, con Stefano Noselli) sono stazioni di inanellamento del «Progetto Alpi» attivo nel Trentino ormai da oltre vent’anni: grazie ai dati che vi si raccolgono gli esperti «costruiscono» le mappe degli spostamenti individuando l’origine europea dei migratori. «La ragione di tutto questo lavoro - spiega Pedrini - è prevalentemente di conservazione e di applicazione della Direttiva europea Uccelli, e rientra nel piano di monitoraggio nazionale che dovrà essere attivato».

I dati così raccolti vengono peraltro integrati dall’analisi dei rapporti fra gli isotopi che si trovano nelle piume degli uccelli: analizzandoli, si riescono a definire gli areali di origine dei migratori. La presenza nelle piume di elementi come idrogeno, ossigeno, carbonio e zolfo - spiega Federica Camin della Fondazione Mach - dipende dalle caratteristiche geografiche e climatiche delle zone in cui l’uccello è nato. Dall’analisi della piuma giovanile, prelevata ad esempio al Casèt, è possibile avere queste informazioni sulla provenienza geografica dell’uccello.

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Camin è la responsabile dell’unità che alla Fem si occupa delle analisi isotopiche, in cui opera Luana Bontempo, alle quali è dedicato un dottorato di ricerca (Phd student Alessandro Franzoi). Grazie al «Progetto Alpi», avviato nel 1997, sono stati registrati nelle varie stazioni di inanellamento oltre 500mila uccelli.

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