Il "mini sauro" che arriva dal Sud ha messo su famiglia in centro a Riva

Identificata la prima colonia del simpatico e innocuo rettile tipico dei climi più caldi

di Davide Pivetti

È diventato un simbolo di un certo modo di intendere la vita. Lo ritroviamo tra i portachiavi, sui teli da bagno, ma anche sulla pelle di molti che se lo sono fatto tatuare. È il geco, piccolo rettile assolutamente innocuo, che finora avevamo collegato alle nostre vacanze al mare, sulle isole, in giro per il Mediterraneo o a latitudini tropicali.

Il geco, però, ha dimostrato capacità di adattamento insospettabili. Già qualche anno fa ne erano stati individuati, un po’ a sorpresa, alcuni rari esemplari nel basso lago di Garda. Il problema era distinguere gli esemplari arrivati in qualche modo (e destinati ad estinguersi) da quelli capaci di costruire una colonia ex novo, cioè di naturalizzarsi e insediarsi stabilmente in una nuova realtà (anche climatica).

Piano piano il geco ha imparato a superare gli inverni del nord Italia ed è approdato - notizia di questi giorni - anche sulla sponda trentina.

Lo ha scoperto un giovane naturalista rivano. Daniel Iversen, impegnato in questo periodo col Museo Civico di Rovereto e la Comunità di valle, nel monitoraggio della zanzara tigre tra Riva, Ledro e Tenno. A forza di cercar zanzare Daniel, grande appassionato di rettili fin dall’infanzia, ha trovato anche il geco comune.

«Negli anni Ottanta - racconta Daniel - si ricorda un avvistamento nella zona dell’ex Rosengarten, ma fu sporadico. Non ne nacque una colonia. Due anni fa un’altra apparizione e piano piano nuove segnalazioni. Un paio di esemplari sono spuntati in un solaio privato, poi qualche sera fa ne ho individuati sette a pochi metri di distanza, tra le case del centro storico rivano. Tra questi anche l’esemplare visto due anni fa, cresciuto. Segno che la popolazione ha iniziato ad autorigenerarsi e che l’animale si è naturalizzato per la prima volta anche a Riva».

Ma come fa un rettile a sangue freddo, a suo agio nei climi caldi, a superare gli inverni trentini? «Già stando in centro storico un paio di gradi di temperatura li recupera, poi vicino alle case meglio ancora. Qui sono arrivati in modo accidentale, dentro a qualche vaso di fiori, o qualche cassetta di frutta dal Sud Italia. Scelgono le case vecchie perchè ci sono più anfratti, crepe, pertugi dove rifugiarsi. Mi preme ricordare a chi li incontrasse che sono del tutto innocui, anzi, sono anche utili visto che si nutrono di piccoli insetti, zanzare, moscerini, falene, ragnetti e scorpioni. Si nutrono di notte, appostandosi vicino a luci e lampioni. Di giorno si scaldano al sole assumendo una colorazione il più simile possibile al muro dove sono appostati. Possono arrivare ai 15 centimetri di lunghezza».

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