Recovery Fund, previsti meno soldi per il Trentino

di Luisa Maria Patruno

Circa un terzo dei 196 miliardi di risorse europee del Recovery Fund (la nuova stima è ridotta rispetto ai 209 miliardi previsti inizialmente) viene destinato al Mezzogiorno e nessun ruolo decisorio viene individuato per le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano.

Sono questi due elementi che saltano all'occhio nella lettura delle 125 pagine di bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per l'utilizzo dei fondi europei, presentato lunedì dal premier Giuseppe Conte in consiglio dei ministri. La bozza sulla governance del Recovery, ancora sul tavolo di un governo lacerato sul da farsi e in queste ore a rischio crisi, prevede che il Pnrr venga adottato con il via libera del Consiglio dei ministri su proposta del Ciae (Comitato interministeriale per gli affari europei), previo parere della Conferenza unificata e delle commissioni parlamentari competenti e della Conferenza delle Regioni. Se i pareri non arrivano entro 15 giorni, si prescinde dalla loro acquisizione. Il sì della Conferenza delle Regioni «equivale all'approvazione di tutte le scelte progettuali e decisioni amministrative ivi contenute, inclusa l'eventuale localizzazione delle opere».

Nel Piano si specifica inoltre che: «Le opere e i progetti rientranti nel Pnrr assumono carattere prioritario e rilevanza strategica, sicché, pur senza rinunciare alle ordinarie garanzie procedimentali, occorre introdurre meccanismi che tra le varie cose «agevolino l'individuazione e la localizzazione dei progetti e delle opere ed assicurino che, a fronte dell'iniziale condivisione del piano da parte delle Regioni, non possano sorgere questioni attuative in ordine al riparto di competenze Stato-Regioni». Il parere iniziale dunque sarebbe l'unica occasione per i territori per far sentire la loro voce.

La Provincia di Trento, già ai primi di settembre aveva presentato a Roma un elenco di 32 progetti cantierabili entro il 2023 per una spesa totale di 2 miliardi di euro, potenzialmente finanziabili con i soldi del Recovery Fund. Così hanno fatto - chi prima chi dopo - le altre Regioni, tanto che il mese scorso in sede di Conferenza delle Regioni si è provveduto a raccogliere tutti i progetti e a suddividerli nelle sei «missioni» individuate dall'Ue e in cui si articolerà il Piano nazionale e che rappresentano le aree "tematiche" di intervento.

Le sei missioni sono: digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; parità di genere, coesione sociale e territoriale; salute. Ma se e quali progetti saranno presi in considerazione e inseriti effettivamente nel Piano nazionale di ripresa e resilienza nessuno ancora lo sa.

«L'aspetto positivo - sottolinea il direttore generale della Provincia, Paolo Nicoletti , che sta seguendo la delicata questione dal punto di vista tecnico rapportandosi con gli uffici romani, - è che nel Piano nazionale sono stati individuati tanti macro ambiti dove potrebbero benissimo rientrare i nostri progetti, dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione, alla efficienza energetica degli edifici, alla manutenzione stradale. Il problema è che non si dice nulla sul ruolo delle Regioni, che circa un terzo delle risorse sono destinate al Sud e dei due terzi che restano non sappiamo quanti miliardi saranno destinati agli altri territori e quanti a progetti statali».

Insomma, una cosa è certa: la stima iniziale di 2 miliardi di euro per il Trentino, pari all'1% della quota di 209 miliardi del Recovery Fund, che era stata ipotizzata inizialmente dalla Provincia in base al "peso" del nostro territorio sul piano nazionale, è destinata a ridimensionarsi di molto, prima ancora di sapere se e quali progetti presentati saranno eventualmente presi in considerazione per il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Intanto, alcuni governatori stanno già predisponendo una lettera da presentare al premier Giuseppe Conte come Conferenza delle Regioni per rivendicare un ruolo maggiore nella selezione delle opere da finanziare con i fondi europei. Mentre ad aumentare la confusione c'è l'iniziativa di alcune regioni di vari Stati europei, come Catalogna, Paesi Baschi, Baviera, Tirolo, Aquitania e le italiane Lazio ed Emilia Romagna, che autonomamente hanno deciso di scrivere all'Ue rivendicando un ruolo nella gestione del Recovery in nome del principio europeo della sussidiarietà. Il governatore trentino Maurizio Fugatti per ora non si pronuncia sulla bozza del Piano nazionale ma sottolinea il caos politico nella maggioranza: «Mi pare che il dibattito a livello governativo non sia ancora per nulla chiaro ed è prematuro riuscire a capirci qualcosa. Auspichiamo che il Governo faccia chiarezza in fretta».

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