Ossanna (Patt) dopo la bufera annuncia che restituirà solo un parte degli aiuti Covid

di Marica Viganò

Il consigliere provinciale del Patt Lorenzo Ossanna restituirà parte del contributo Covid ricevuto a sostegno della sua azienda.

La decisione - che definisce «mediazione morale» - l’ha presa recependo «il malumore dell’opinione pubblica, magari un po’ violento e sbagliato nel modo ma capibile». Ha riflettuto in solitudine, condividendo poi con il segretario del partito Simone Marchiori l’intenzione di rinunciare alla fetta di aiuti relativa al sostegno all’affitto. A fronte di questo annuncio, la tensione tra Stelle Alpine e Ossanna si sarebbe sciolta. «Ma non ho fatto nessun tipo di azione che va contro gli ideali del partito - sottolinea Ossanna - Tutti sanno che sono un imprenditore, chi mi ha votato ha decretato il fatto che non è un problema che io sia libero professionista».

Anche gli altri due consiglieri provinciali beneficiari di contributi hanno scelto di restituire in parte o di destinare ad altro le somme ricevute: Alessandro Olivi (Pd) devolverà in beneficienza i 3.600 euro arrivati dalla Provincia (ha uno studio legale a Rovereto), mentre Ivano Job della Lega ha restituito all’Inps i 1.200 euro di bonus per le partite Iva (600 + 600), trattenendo invece i 5.200 euro di contributo provinciale per pagare le fatture dell’attività di noleggio che gestisce con altri due soci.

Lorenzo Ossana ha deciso di restituire circa 1.500 euro dei 4.200 euro ricevuti. Spiega che non ha fatto richiesta del bonus dell’Inps, ma che il contributo per il suo studio di architettura rientra nella misura “Riparti Trentino” della Provincia a sostegno delle attività economiche che hanno subìto perdite a causa del Covid. «Ho due dipendenti, e la parte di contributo che trattengo serve per pagare lo stipendio a due famiglie - spiega Ossanna - Invece la parte relativa al sostegno per il pagamento dell’affitto, circa 1.500 euro, ho già dato mandato al mio commercialista di restituirla».

La domanda se la pongono in molti: non sarebbe bastata l’indennità da consigliere per sopperire alle perdite dello studio professionale? Ossanna non si nasconde dietro a un dito. «Ho due dipendenti che mi costano 70mila euro l’anno, prendo “puliti” 48mila euro come consigliere: l’indennità non mi basta per pagare i dipendenti - spiega - Come politico ricevo 5.400 euro al mese, mille euro devo restituirli al partito: a me restano 4mila euro per 12 mensilità. Con questo denaro devo vivere, vestirmi, spostarmi sul territorio e pagare qualche pranzo: non posso creare i presupposti per un dialogo politico senza pagare nulla. Quattromila euro non sono pochi, è una cifra importante ma ricordiamoci che un consigliere non prende 11mila o 12mila al mese come qualcuno sostiene. A chi mi dice che devo mettere i 4mila euro di indennità nell’azienda, rispondo che se non fatturo con il mio studio di architettura devo licenziare».

Ossanna evidenzia di aver preso «in piena libertà» la decisione di restituire una parte dei contributi e di trattenere l’aiuto ai dipendenti. «Perché il ruolo politico e imprenditoriale - evidenzia - devono essere considerati del tutto separati».

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