Lesi i diritti costituzionali. «Un problema enorme, ma non da affrontare ora»

Il giurista: nel nostro ordinamento non è previsto lo stato di emergenza nazionale

di Franco Gottardi

Via i turisti dal territorio provinciale e dalle seconde case, uscire solo per fare due passi o portare in giro il cane, spostarsi per andare a lavorare o fare la spesa. Misure eccezionali, giustificate dall'emergenza virus ma che comportano una lesione delle libertà personali, a partire da quella di muoversi. Roberto Toniatti, docente di diritto pubblico e costituzionale alla facoltà di giurisprudenza, conferma: «Il problema c'è ed è enorme, anche se non è questo il momento per affrontarlo».
Professore, tutti questi divieti che incidono pesantemente sulle libertà e i diritti dei cittadini sono legittimi?
Il problema è enorme, anche perché la costituzione italiana non prevede situazioni di emergenza di diritto interno. Si prevede solamente lo "stato di guerra" dichiarato dalle camere e che in quella circostanza il Parlamento conferisca al Governo i "poteri necessari". Che non sono i "pieni poteri" ma sono poteri strumentalmente e proporzionalmente utili e addirittura indispensabili per raggiungere l'obiettivo. Siccome quella di guerra è una norma di tipo speciale non può essere applicata in maniera analogica, quindi siamo completamente privi di uno schema costituzionale che ci possa orientare. Nel nostro ordinamento ci sono i decreti legge, adottati dal governo in casi straordinari di "necessità e urgenza". Qui siamo certamente in caso di necessità e urgenza ma il decreto legge del governo, che deve essere convertito in legge dal Parlamento entro sessanta giorni, ha comunque la forza di legge ordinaria e non può sospendere le libertà costituzionali.
Tra cui quella alla mobilità?
Esattamente. Quella sulla mobilità in tutto il territorio nazionale, altro che seconde case. Ma l'articolo 77 della Costituzione dice anche che il governo adotta "sotto la sua responsabilità" i decreti provvisori con forza di legge. Sotto la sua responsabilità significa che il Parlamento una volta conclusa questa vicenda potrà presentare una mozione di sfiducia al governo per aver violato i diritti, ma lei capisce che farlo oggi sarebbe folle e irresponsabile.
Sta dicendo insomma che effettivamente questi decreti sono sulla carta incostituzionali?
Dico che il problema è enorme e si fa bene a sollevarlo e dare un segnale al governo nazionale e provinciale sul fatto che esiste una pubblica opinione attenta e critica, ma dico anche che in questo momento la priorità è sconfiggere l'epidemia e non ci sono soluzioni alternative. Non dimentichiamoci tra l'altro che sotto il profilo della lesione dei diritti individuali occorre che questi atti siano sottoposti al giudizio della Corte Costituzionale. Io penso che nessun avvocato oggi impugnerebbe un provvedimento restrittivo di fronte a un Tribunale. Certo una volta superata la vicenda queste limitazioni potranno emergere anche in sede di contenzioso e in ultima analisi ci sarà bisogno del giudizio della Corte Costituzionale. Insomma l'opinione pubblica è bene che sappia ma per il momento deve obbedire, eventuali ricorsi si faranno in un secondo momento.
Insomma non c'è nella legislazione italiana la previsione di eventi straordinari che non siano una guerra.
C'è a mio avviso una lacuna costituzionale. Non c'è dubbio.
In altri Stati esistono previsioni di questo tipo?
Sì, in Germania e Spagna ad esempio c'è una disciplina molto dettagliata che addirittura articola l'emergenza in tre livelli di intensità: stato d'assedio, stato d'allarme e stato d'eccezione. Ciascuno di questi collega i diritti fondamentali che possono essere limitati e soprattutto fa una cosa che la Costituzione italiana non prevede e cioè che in questi casi viene creata una commissione parlamentare limitata nei numeri che svolge tutte le funzioni che apparterrebbero alla Camera piena. Oggi da noi si discute se votare a distanza, qualcuno dice di far votare solo i capigruppo, cosa che sarebbe un oltraggio alla responsabilità dei singoli parlamentari. Credo che imitare questi modelli, quello tedesco e spagnolo, sarebbe quantomai opportuno.
E ci vorrebbe una previsione di legge sugli stati di necessità, oltre che di guerra.
Ci vorrebbe una riformulazione dei poteri necessari, legati a un rapporto di proporzionalità tra il sacrificio richiesto ai cittadini e l'obiettivo da conseguire. Noi oggi abbiamo difficoltà a dire se vi è questa proporzionalità, perchè secondo alcuni presidenti di Regione ci vorrebbero misure più drastiche, secondo altri siamo già oltre il massimo consentito. Ancora una volta è un giudizio che potremo dare in un secondo momento. Il problema insomma c'è, è giusto sottolinearlo, ma non deve costituire un incentivo a non obbedire. Io su questo sono molto rigoroso, sono uscito ieri per la prima volta dopo una settimana per fare la spesa ma sto facendo lezioni online e ormai si può fare tutto da casa.

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