Ghezzi chiede a Divina cosa pensi dei gay. Il leghista: "Come per l'handicap. Preferirei un figlio normale"

Duro scontro, oggi im quinta commissione legislativa, fra il consigliere Paolo Ghezzi (Futura) e Sergio Divina, presidente del Centro Santa Chiara, leghista. Alludendo ad una frase di qualche anno fa, quando Divina disse esplicitamente che avrebbe preferito non avere un figlio gay, Ghezzi ha posto una precisa domanda a Divina, chiedendogli di chiarire il suo pensiero. Che il leghista ha ribadito nella sostanza: "Preferirei avere un figlio normale, che gay o handicappato". Pur ammettendo che "lo amnerei lo stesso".

La versione di Ghezzi è apparsa immediatamente su Facobook ed altri social: «Poco fa, in quinta commissione legislativa, per smentire di essere omofobo, il presidente del Centro Santa Chiara Sergio Divina, già senatore della Lega e papabile a fare il sindaco di Trento, ha risposto così a una mia domanda: "Mi chiesero: sarebbe felice di avere un figlio omosessuale? Risposi: no, non sarei felice ma lo amerei lo stesso. Così come non sarei felice di avere un figlio con handicap ma lo amerei. Che c'è di male o di strano a dire che preferirei avere un figlio normale?". NO COMMENT» dice Ghezzi.

Al termine dell'audizione, poi, lo scontro con gli altri consiglieri di maggioranza, che hanno accusato Ghezzi di "strumentalizzazione politica" per aver osato chiedere al presidente del maggior enete culturale trentino la sua posizione.  «Attacchi, ricevuti alla fine dell'audizione in commissione dall'assessore e da un consigliere salvinista, per aver riferito le precise parole di Divina. La chiamano "strumentalizzazione politica"» riferisce Ghezzi. 

Questa sera una netta presa di posizione di Arcigay del Trentino: «Ci sono “differenze” importanti: ad esempio quella tra noi e chi ancora (nel 2020) definisce “anormale” una persona omosessuale o disabile.
Per smentire di essere omofobo, il presidente del Centro Santa Chiara Sergio Divina (Lega), ha risposto così a una domanda del consigliere Ghezzi (Futura): “Mi chiesero: sarebbe felice di avere un figlio omosessuale? Risposi: no, non sarei felice ma lo amerei lo stesso. Così come non sarei felice di avere un figlio con handicap ma lo amerei. Che c’è di male o di strano a dire che preferirei avere un figlio normale?”
L’episodio, avvenuto oggi in commissione legislativa, è segnale allarmante di una politica che non sa reggere il passo nè con il contemporaneo, nè con la realtà che la circonda.

Nei nostri momenti di riflessione e dialogo, con i/le più giovani e non solo, incontriamo un Trentino consapevole delle “differenze” che lo attraversano, capace di superare vecchi e odiosi pregiudizi.
Nel Trentino di oggi, “strano e anormale” è che il direttore di un istituzione culturale di primo livello della nostra provincia utilizzi un linguaggio discriminatorio e superficiale nel parlare di questioni che toccano nel vivo l’esperienza umana di molti/e cittadini/e.
Persone che vogliono infatti essere liberi e libere di essere , con buona pace di chi si vorrebbe un Trentino isolato e bigotto» concklude Arcigay.

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