Asili e bebé, in arrivo 12 milioni a 8.000 famiglie Da gennaio gli aiuti del governo giallorosso Rischio ingorgo con i contributi (inferiori) trentini

di Francesco Terreri

Dal 1° gennaio, fra quattro giorni, scattano le misure decise dal governo giallorosso per sostenere le famiglie con bambini piccoli o nuovi nati. I provvedimenti, contenuti nella Finanziaria nazionale, estendono e incrementano di parecchio gli aiuti precedenti. Il nuovo bonus asilo nido, che ora è per tutti coloro che hanno figli nei nidi pubblici o equiparati, va da 1.500 a 3.000 euro l’anno a seconda dell’indicatore Isee di condizione economica. Il bonus bebè per i nuovi nati va invece, sempre in proporzione all’Isee e con un incremento dal secondo figlio in poi, da 960 a 2.350 euro annui. In Trentino potrebbero essere interessate le 3.700 famiglie che hanno bambini all’asilo e le circa 4.000 famiglie dove in media nasce un bambino nell’arco dell’anno. Significa che a 8.000 famiglie trentine arriveranno non meno di 12 milioni di euro di sostegno pubblico, nettamente di più degli 8-9 milioni delle attuali misure provinciali.

Family act: bonus e congedi.

I bonus statali, sottolinea la senatrice Donatella Conzatti di Italia Viva, sono misure universali che arrivano direttamente alle famiglie, non intermediati da Regioni e, nel nostro caso, dalla Provincia autonoma. «Lo abbiamo definito Family act - ricorda Conzatti - Riprende misure precedenti e le amplia con nuove risorse. Del Family act fa parte anche il congedo parentale di 7 giorni destinato ai papà, una misura ancora piccola che va però nella direzione di una genitorialità condivisa».

Fra Roma e Trento.

Ma è possibile allora cumulare gli aiuti nazionali con quelli provinciali? Non sempre, affermano i sindacati, soprattutto nel caso del bonus nidi dove potrebbe esserci un ingorgo di domande con dichiarazioni contrastanti. Andrea Grosselli per la Cgil, Michele Bezzi per la Cisl e Walter Alotti per la Uil chiedono un incontro urgente al presidente della Provincia Maurizio Fugatti per modificare la normativa provinciale, risparmiare risorse e destinarle a nuovi asili, vista una domanda inevasa che potrebbe essere superiore a 1.000 bambini, e al sostegno all’occupazione femminile con un drastico abbattimento, fino a 10 mila euro, della deduzione di reddito nell’Icef (vedi sotto).

Bonus asilo nido nazionale.

Il bonus nido nazionale Inps esisteva già ma era pari a 136,37 euro mensili, cioè 1.500 euro per undici mensilità. Ora viene mantenuto a questo livello per tutti coloro che hanno un Isee superiore a 40.000 euro annui, corrispondenti a un Icef di 0,45-0,50, ma viene alzato a 227,27 euro mensili per 11 mesi, cioè 2.500 euro annui, per chi ha l’Isee inferiore a 40 mila euro e superiore a 25.000 euro e sale a 272,73 euro mensili, cioè 3.000 euro annui, per chi ha un Isee inferiore a 25 mila euro. Il bonus costituisce uno sconto sulla retta del nido. Per ottenerlo occorre fare l’Isee e poi la domanda al patronato. Dopo aver pagato la quota del mese, la fattura va caricata all’Inps, on line o di persona, che liquida il sostegno. La misura in Trentino vale almeno 8 milioni.

La quota B2 dell’assegno unico.

La misura trentina compresa nell’assegno unico, la cosiddetta quota B2, è destinata alle famiglie con un Icef fino a 0,40 e arriva a un massimo di 250 euro al mese, 2.750 euro annui. In pratica ne beneficiano 2.600-2.700 delle 3.700 famiglie con figli al nido, per un impegno totale della Provincia fra 4 e 5 milioni di euro. La retta mensile completa di tutti i servizi, ad esempio nel Comune di Trento, arriva a 430 euro, 4.700 euro annui, ma lo stesso Comune la riduce per chi ha l’Icef basso per cui, in certi casi, con il bonus la retta si azzerava.

Incrocio di dichiarazioni.

La giunta Fugatti aveva ipotizzato di azzerare la retta dell’asilo grazie alla combinazione delle misure nazionali e provinciali. «Questo non è possibile - spiega Grosselli della Cgil - perché chi fa domanda deve dichiarare quale retta paga. Quando però l’Inps, che eroga il bonus nazionale, incrocerà il dato dichiarato con le informazioni sul contributo provinciale, si troverà di fronte ad una discrepanza. Noi proponiamo alla Provincia di sospendere la quota B2 dell’assegno unico e di modificare la disciplina, in modo da renderla complementare, oppure di destinare quelle risorse ad altri interventi urgenti che favoriscono la conciliazione come nuovi asili».

Bonus bebè nazionale.

Anche nel caso del bonus bebè la misura decisa dal governo guidato da Giuseppe Conte diventa universale: il bonus alla nascita va a tutte le famiglie a prescindere dal reddito con un intervento di 960 euro annui, cioè 80 euro mensili, per ogni bambino nato a partire dal 1° gennaio 2020. Per i nuclei familiari con un indicatore Isee inferiore a 40.000 euro, il bonus sale a 1.440 euro annui, cioè 120 euro al mese, mentre con un Isee inferiore a 7.000 euro il bonus diventa di 1.920 euro annui, pari a 160 euro al mese. Il bonus nazionale ha una durata massima di un anno. Tutti gli importi vengono incrementati del 20% per la nascita di un figlio diverso dal primo, cioè in pratica per il secondo figlio i bonus diventano rispettivamente di 96, 144 e 196 euro mensili. In Trentino in un anno nascono circa 4.000 bambini per cui la misura vale non meno di 4 milioni.

Assegno di natalità provinciale.

Rispetto all’assegno di natalità previsto dall’assestamento di bilancio provinciale, la platea è molto più estesa perché riguarda tutte le famiglie a prescindere dal reddito. La giunta Fugatti aveva infatti fissato un tetto di reddito familiare pari all’indicatore Icef di 0,40, sopra il quale si è esclusi dal beneficio. Sotto quella soglia, i benefici sono fissati in 100 euro mensili massimi per il primo figlio, 120 euro massimi per il secondo figlio e 200 euro per il terzo figlio. L’aiuto alla natalità costa, a regime, circa 4 milioni l’anno. Se le misure provinciali risultano mediamente inferiori a quelle statali, la durata del bonus è invece più lunga, coprendo i primi tre anni di vita del bambino. «In questo caso per evitare sovrapposizioni - osserva Grosselli - si potrebbe lasciare il primo anno al bonus nazionale e mantenere nel secondo e terzo il sostegno trentino».

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