Olimpiadi, Südtiroler Freiheit contro Kompatscher per il tricolore Biancofiore: «Basta guerre etniche»

«Solidarietà a Kompatscher che ha fatto più che bene a gioire dell’assegnazione dei Giochi olimpici a Milano-Cortina 2026, perché ne godrà anche l’Alto Adige», viene espressa dalla deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia, Michaela Biancofiore, dopo le critiche rivolte al presidente della Provincia da Südtiroler Freiheit.

«In un Paese serio, un partito revanscista che soffia sul fuoco di un odio etnico usato irresponsabilmente ai fini di potere personale, sarebbe stato bandito dalla legge - aggiunge Biancofiore - Mi auguro che Südtiroler Freiheit la finisca una volta per tutte con questi attacchi di matrice razzista e denigratoria, paradossalmente rivolta ormai anche ai tedeschi che non la pensano come loro».

«È il momento di mettere una volta per tutte da parte le guerre etniche, perché in Alto Adige le comunità italiane, tedesche e ladine potrebbero vivere serenamente nel benessere sociale ed economico che la nostra terra offre, senza tensioni pericolose create ad arte», conclude la deputata di Fi.

La Südtiroler Freiheit, il partito fondato dalla pasionaria Eva Klotz, aveva attaccato il presidente Arno Kompatscher subito dopo l’annuncio dell’assegnazione dei Giochi al capoluogo lombardo e alla cittadina dolomitica bellunese: la «colpa» del numero uno della Provincia autonoma, secondo i nazionalisti sudtirolesi, è essersi fatto fotografare a Losanna,con il tricolore in mano. «Arno, il walscher», scrive il consigliere provinciale Sven Knoll in una nota.

«Walscher» è un termine dispregiativo, usato dai sudtirolesi di lingua tedesca per apostrofare gli italiani.

«Il governo attacca da settimane la nostra autonomia e, invece di difendere i nostri diritti acquisiti, Kompatscher si fa fotografare con il tricolore in mano. È una vergogna», prosegue la nota dell’esponente della Südtiroler Freiheit.

Secondo Knoll, il presidente della Provincia autonoma doveva presentarsi a Losanna con la bandiera tirolese, «ma questo richiedeva una schiena dritta».
Va da sé che tutti gli altri esponenti istituzionali presenti impugnavano il tricolore, non simboli legati ai rispettivi territori e a eventuali specificità anche linguistiche (come noto, nell’area olimpica rientrano fra l’altro anche le minoranze ladine di Alto Adige, Trentino e Bellunese).

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