Al Muse la "lezione" di Letta «L'Europa deve restare unita»

Italia, Europa, mondo. Enrico Letta a 360 gradi nel dialogo al Muse condotto dal nostro direttore Alberto Faustini

di Daniele Benfanti

Italia, Europa, mondo. Enrico Letta a 360 gradi sui temi globali. Una prospettiva di ampio respiro, quella dell’ex politico che dopo un periodo sabbatico lontano dai riflettori, concentrato sulla sua attività di formatore politico e professore universitario a Parigi, da qualche tempo si è riaffacciato sulla scena italiana come voce della coscienza critica. E in tantissimi hanno gremito ieri sera il Muse per ascoltarlo, nell’incontro organizzato dall’Adige e condotto dal nostro direttore Alberto Faustini.


 
In prima fila l’amico Lorenzo Dellai, affiancato da Cristina Donei e Giulia Merlo, candidate dell’Alleanza democratica autonomista alle suppletive di domenica 26 per la Camera. In prima fila anche la segretaria del Pd Trentino, Lucia Maestri, con l’euro candidato Roberto Battiston, e la consigliera provinciale del Pd Sara Ferrari. Nelle retrovie si è visto anche l’ex assessore provinciale Mauro Gilmozzi. A fare da filo conduttore alle riflessioni di Letta, premier tra il 2013 e il 2014, oggi cinquantatreenne, ministro per le politiche comunitarie a soli 32 anni nel governo D’Alema, il suo libro “Ho imparato...”, uscito quattro mesi fa.

Pullover color vinaccia e oratoria chiara e rilassata, Letta ha ammesso che bisogna comprendere chi ha paura dei cambiamenti, ma sapere anche che la nostra vita, ormai, è fatta di continui cambiamenti. Se nel 1966, quando è nato, gli europei erano il 21% di una popolazione mondiale di 3 miliardi, nel 2050 saranno il 6% di una popolazione globale di 10 miliardi. «Solo questo dato numerico - ha detto - fa capire come l’unico futuro, per l’Europa, sia nello stare unita, insieme». Per il professore pisano la nostalgia in politica è una pessima compagna. «Certo - ha ricordato - nel secolo scorso abbiamo avuto dei giganti della politica e una forte partecipazione. Ma ho sempre in mente quella foto dei Trattati di Roma, che nel 1957 istituirono l’attuale Unione Europea: c’erano ottanta persone, tutti uomini, bianchi, tra i 50 e gli 80 anni. Erano solo loro a fare politica. Oggi c’è un protagonismo di donne, giovani, origini geografiche diverse».



Non vanno demonizzate nemmeno le nuove tecnologie: sui social c’è la spazzatura come nelle piazze reali, ma «se il mio libro vende qualche migliaio di copie, i miei video su Instagram, che lo spiegano, sono visti da due milioni di persone. E Greta, la giovane attivista ambientale svedese, senza social forse la conoscerebbero solo a Stoccolma». Per Letta l’Italia è sempre stata aperta, i suoi giovani sono i migliori a risolvere i problemi, gli imprevisti, i cambiamenti, rispetto agli studenti cinesi e americani che ha avuto. «Ma bisogna rendere questa qualità individuale anche una somma, una capacità del Paese». Un ricordo del suo maestro, il Trentino Dc Beniamino Andreatta, che gli ha insegnato che la politica va fatta con professionalità, ma non come professione. E più che un auspicio: «Si faccia un Erasmus gratuito e obbligatorio in tutta Europa».



Un’Europa che, se si divide, dovrà solo scegliere se diventare colonia americana o cinese, le due superpotenze di questo secolo. «Noi europei - ha sottolineato con forza - siamo gli unici portatori dell’idea che i diritti della persona sono inviolabili».
L’Europa portatrice di pace ai giovani non basta: spieghiamo loro che sono solo gli europei, oggi, a preoccuparsi di difendere i dati personali della nostra seconda identità, che è quella contenuta nei nostri smartphone.

 

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