Maestri, ecco come sarà il mio Pd «Ricostruire i ponti con il Patt»

di Andrea Bergamo

Più autonomia dal partito romano, assemblea itinerante e mano tesa agli autonomisti. Tanto da non escludere di sostenere un esponente del Patt alle elezioni suppletive di maggio. Lucia Maestri ha preso le redini del partito nell'anniversario della sconfitta del centrosinistra alle elezioni politiche.
L'ex consigliera provinciale guida ora un partito diviso a metà. Le primarie di domenica le hanno consegnato una maggioranza assembleare di misura, a causa di uno scarto di appena 365 voti (su 10.189 schede valide) che la separa dallo sfidante Alessandro Dal Ri.  

Maestri, in questo momento il partito appare ingovernabile. 
È necessario avviare un ragionamento unitario. Al termine dello scrutinio di domenica, Dal Ri ed io abbiamo concordato di incontrarci in settimana. Lui stesso ha sempre detto di lavorare per l'unità, dunque non temo che possa tirarsi indietro.
L'idea è quella di una segreteria unitaria? 
La segreteria è l'organo tecnico del partito, mentre della parte politica si occupa il coordinamento. C'è tanto da lavorare e c'è spazio per tutti. Ci sono diversi ragazzi competenti e preparati che si sono dati molto da fare. Ogni decisione andrà comunque assunta con la squadra che mi ha accompagnato in questo percorso.
Di certo la nuova assemblea è fortemente rinnovata ed i giovani non mancano. 
Le liste a supporto di entrambi i candidati presentavano diversi volti nuovi, accanto a qualche profilo più conosciuto. Ci sono ragazzi capaci, sindaci ed altri amministratori: una bella squadra. Su questi ragazzi dobbiamo investire moltissimo per favorire il rinnovamento.
All'apparenza questo congresso appariva come una sfida tra rinnovamento ed establishment. Eppure la maggior parte dei big, eccetto Giorgio Tonini e Luca Zeni, stava con Dal Ri. 
Un po' contraddittorio, per il mio avversario. Forse non è più il tempo di cercare l'apporto dei big, ma di provare a lavorare autonomamente contando solo sulla coesione della squadra.
Presto il Pd si trasferirà nella nuova sede di piazza Pasi, dove gli spazi non consentono di riunire decine di persone Pensate ad un'assemblea itinerante? 
Sarebbe significativo convocare l'assemblea nelle sale delle Circoscrizioni e nelle valli. Non vogliamo che le trasferte si trasformino in gite: è importante promuovere incontri con gli amministratori locali. 
Come va riorganizzato ora il partito sul territorio, in particolare nelle periferie? 
C'è da lavorare sia nelle valli sia in città. Quello cittadino è un elettorato d'opinione, mentre nei territori viene posta particolare attenzione ai temi concreti. Va dunque rafforzata la presenza dei circoli e bisogna stare tra le persone, ascoltandole. Dobbiamo essere più efficaci.
Il Pd trentino può trovare una sua dimensione che lo distingua da quello nazionale? 
Bisogna aprire un confronto forte con Roma per un'autonomia statutaria del Trentino. Il Pd locale deve avere un proprio vestito coerente con la comunità autonoma che lo ospita. Non credo sia accettabile che lo statuto nazionale prevalga su quello provinciale.
I votanti ai seggi delle primarie sono stati più del 2017. Per quale motivo secondo lei? 
Si è trattato di una partecipazione ampia, bella e forse insperata. Tanti elettori ed elettrici si sono mossi da casa per dire "ci siamo" e "no a questo governo nazionale e provinciale". Il Pd è stato investito da una fiducia e una forza che non può essere tradita. Voglio che una volta all'anno venga convocata l'assemblea degli iscritti, affinché siano parte del percorso del partito. In prospettiva, credo che quello delle primarie possa essere il giusto strumento per individuare il futuro candidato sindaco di Trento. 
Alle porte ci sono le suppletive di maggio e nel 2020 toccherà alle comunali. È ancora possibile ricostruire la vecchia coalizione di centrosinistra autonomista? 
Il 24 marzo è in calendario il congresso del Patt. Aspettiamo dunque che le Stelle Alpine dicano quale sia la propria disponibilità a riprendere il cammino che è stato interrotto. Ricostruire ponti è un nostro dovere, allargando la coalizione il più possibile e guardando anche al mondo del volontariato, della cooperazione e a tutto quell'area che ha in comune con noi i valori dell'autonomia, dell'associazionismo e della solidarietà. L'idea di un Pd maggioritario va messa in un cassetto: la vera unità si fa solo facendo tesoro delle peculiarità degli altri.
Proporre la figura di un autonomista alle suppletive può aiutare la ricostruzione di questo ponte crollato con il no al Rossi bis? 
Dobbiamo avere a cuore la nostra autonomia e il bene del territorio: è attorno a questi valori - alternativi a quelli del centrodestra - che ci dobbiamo coalizzare. Per me non sarebbe un problema proporre il collegio di Trento al Patt, ma in questo momento credo sia prioritario essere rispettosi del percorso congressuale che stanno intraprendendo gli autonomisti. E poi, se possibile, ritessere la tela. 
Il timore è che il Patt guardi alla Lega? 
È il congresso la sede dell'elaborazione della strategia politica di un partito. Guardiamo con grande interesse all'esito del dibattito interno alle Stelle Alpine.

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