Mattarei «schiera» la Cooperazione trentina

di Domenico Sartori

Non sono piaciute, al segretario della Cgil del Trentino, Frtanco Ianeselli, le parole di Marina Mattarei, la presidente della Federazione della Cooperazione, che ha parlato di «convergenze» con la giunta Fugatti, sottolineando, tra l’altro; «Il tema dell’accoglienza è complesso: niente approcci ideologici. Nessun approccio manicheo, i buoni che fanno accoglienza da una parte, i cattivi che buttano la gente in mare dall’altra».

Per Ianeselli, che ha affidato a un tweet la sua risposta, «su accoglienza e Progettone la Giunta minaccia i valori fondanti e gli interventi più apprezzati della Cooperazione trentina. Per la presidente Mattarei va tutto bene. Non siamo al solo collateralismo, ma all’autolesionismo. O alla sindrome di Stoccolma».


Ecco l'intervista completa a Marina Mattarei (foto Paolo Pedrotti):

La trattativa, anche immobiliare, con il nuovo Gruppo Cassa Centrale Banca. L’interlocuzione, per scelta sottotraccia, con la nuova Giunta provinciale su vari dossier. Un documento programmatico che traduce la vision per il futuro della cooperazione e che servirà da base per il confronto con Fugatti & C. La riorganizzazione di Federcoop... Sono passati quasi otto mesi dalle lacrime di gioia con cui l’8 giugno 2018 Marina Mattarei è diventata presidente della Federazione trentina della cooperazione. La prima donna al vertice al sesto piano di via Segantini, in nome della discontinuità.

Presidente Mattarei, partiamo da qui: la discontinuità da lei incarnata. Che fine ha fatto?

«È chiaro che non basta cambiare presidente per incidere nell’immediato sul cambiamento di cui il movimento cooperativo trentino ha bisogno. Anche perché le sensibilità e le visioni sono diverse e ci sono molte resistenze a intraprendere un cambio di direzione».

Quale direzione?

«La Federazione dev’essere un interlocutore politico autorevole, un sindacato delle cooperative socie e attivare la leva strategica della formazione. Sono stati mesi di confronto. A breve, a giorni, il cda approverà un documento programmatico che definisce la nostra identità, con cui apriremo il confronto con la Giunta provinciale».

A proposito di Giunta provinciale, lei sulla riduzione dei fondi per l’accoglienza dei migranti, ha parlato di questione da «affrontare insieme, con responsabilità, concretezza e senza pregiudiziali». Una formula “democristiana” per non dire cosa pensa delle scelte di Fugatti?

«No. La cosa più semplice sarebbe rilasciare una dichiarazione per avere eco mediatica, per rappresentare ciò che hanno già detto le cooperative sociali e le organizzazione del terzo settore...».

Ma i tagli riguardano l’integrazione nella comunità, l’apprendimento linguistico, l’inserimento lavorativo, il sostegno psicologico...

«Anche su questo marchiamo la discontuinità, nel rapportarsi con la politica, rispetto al passato. Il tema dell’accoglienza è complesso: niente approcci ideologici. Nessun approccio manicheo, i buoni che fanno accoglienza da una parte, i cattivi che buttano la gente in mare dall’altra».

E quindi?

«Non voglio trascinare la Federazione in dinamiche politiche verso la Giunta. Preferisco affrontare le questioni a livello istituzionale. Siamo consapevoli dell’impatto anche occupazionale delle scelte. Ma vogliamo discutere nel merito e capire come il sistema trentino si pone in una logica di accoglienza e inclusione non solo per i migranti, ma anche per i bisogni della gente trentina. È una posizione responsabile di cui ho parlato con Fugatti».

La Giunta intende anche ridimensionare o ripensare il Progettone...

«Nessuna pregiudiale al confronto. Il Progettone è stato uno straordinario strumento di risposta ai bisogni occupazionali, distintivo della capacità del Trentino di amministrarsi ed essere punto di riferimento. Ma va contestualizzato, perché i bisogni cambiano. Anche le cooperative sociali di tipo B e le coop di produzione lavoro che si occupano di inserimento, si stanno interrogando sui loro ambiti di attività».

A cosa serve oggi Federcoop? Si riduce ad un “ufficio paghe”, come qualcuno critica?

«Lo saremo sempre meno, soprattutto con il passaggio del credito al nuovo gruppo bancario di Cassa Centrale... Cosa deve fare la Federazione lo dice lo statuto: rappresentanza e tutela dei soci, promozione e testimonianza dell’identità cooperativa, che vuol dire sviluppare nei fatti l’intercooperazione, formazione, servizi, rendicontazione sociale d’impresa e vigilanza».

Quali servizi?

«Consulenza, assistenza tecnica e amministrativa, contabilità... Abbiamo sempre erogato servizi di eccellenza. La sfida, ora, è individuare nuovi servizi a valore aggiunto. È un processo in corso. Vogliamo fornire alla cooperative socie pacchetti di servizio ad hoc, personalizzati, al di fuori dalla mera logica della tariffa. La rendicontazione sociale ci porterà a un bilancio, in collaborazione con l’Università, utile a valutare anche la mutualità interna ed esterna nel credito: un servizio a valore aggiunto di cui le Casse rurali avranno bisogno».

Dall’1 gennaio è operativo il nuovo Gruppo bancario nazionale di Ccb. Quale sarà il ruolo della Federazione?

«Le 20 Casse rurali non mettono in discussione il ruolo di tutela, rappresentanza istituzionale e sindacale della Federazione. In discussione è l’erogazione di servizi, come l’audit già passato al Gruppo, e il servizio paghe...».

Le minori entrate dal settore credito compromettono il bilancio di Federcoop?

«Tra fusioni e riduzione delle funzioni, ma anche dei costi con il passaggio di una trentina di addetti al Gruppo (Federcoop è passata da 180 a 145 addetti, ndr), ci manca qualche bel milione di euro. Le Rurali hanno sempre rappresentato il 70% delle quote associative... Ma i conti sono in equilibrio anche per il 2019».

A che punto è la trattativa sulla sede?

«Il Gruppo Ccb ci ha di recente formalizzato la manifestazione di interesse per l’acquisto della nostra sede, perché ha bisogno di spazi».

E la risposta?

«Valuterà il cda. Un approccio responsabile impone di considerare ogni aspetto, punti di forza e debolezza della proposta».

Cassa Centrale Banca ha già esercitato il recesso da socio. E poi c’è la questione del Fondo comune...

«Con la nuova normativa nazionale, se si modifica la legge regionale sulla certificazione del bilancio consolidato del Gruppo, c’è l’orientamento al rientro nella Federazione. Quanto al Fondo comune, le Cassa rurali sono consapevoli che è una cassaforte dei loro patrimoni, un bene della collettività, uno strumento che manifesta l’identità del credito cooperativo trentino. I presidenti delle Casse sono consapevoli che la gestione spetta a loro in sinergia con la Federazione».

Disponibili a vendere la sede al gruppo bancario a fronte del rientro e della chiarezza sul Fondo comune?

«La trattativa è complessiva».

Che futuro vede per il Sait?

«Un futuro legato alla sua mission, coerente con la visione cooperativa e di filiera. È un tema politico che toccherà alla nuova governance (il presidente Renato Dalpalù è in scadenza, ndr). È chiaro che c’è una percezione negativa, che non rispetta la realtà del consumo, che va affrontata».

Che fine hanno fatto gli 80 licenziati dal Sait?

«Per quelli che competono alla Federazione la ricollocazione non è facile: è una sfida cui lavoriamo».

E con Dao come va a finire?

«Ho personalmente stimolato sia Sait, sia Dao, a parlarsi. Accampano difficoltà tecniche a collaborare, ad esempio sulla logistica. Ma è un problema squisitamente di volontà politica: farsi la guerra non giova a nessuno».

Cosa si aspetta dalla nuova Giunta provinciale?

«Lo chiariremo nel documento programmatico. L’interlocuzione è già in corso...».

Con quali risultati?

«C’è un positivo, reciproco riconoscimento dei rispettivi ruoli. La Federazione è riconosciuta come interlocutore politico del movimento cooperativo trentino. Questo è un elemento di discontinuità. Ci sono delle convergenze sulla visione del sistema trentino, positivi rapporti con gli assessori all’agricoltura Zanotelli, al lavoro Spinelli e al commercio e turismo Failoni. Il tema, oggi, è la necessità di maggiore trasversalità, che per noi è fare davvero intercooperazione. Vediamo con favore l’annunciata indizione degli stati generali della montagna».

E con l’assessore alla cooperazione Mario Tonina?

«È un valore di questa giunta, un ancoraggio forte di conoscenza, competenza ed esperienza su cui Fugatti può contare».

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